1. In fin dei conti, che cosa avete da dire?
Ci sono di quelli che non hanno bisogno di noi. Ci sono quelli che amano discutere di tutto, che sono informati su tutto, che hanno un parere su tutto. Non hanno bisogno di ascoltare: hanno già deciso che cosa meriti attenzione e che cosa sia inutile e ce lo dicono in faccia: voi cristiani a che cosa servite? Che cosa avete da dire? Noi non abbiamo bisogno di voi. Forse una volta c’era bisogno dell’oratorio perché non c’era altro posto per praticare lo sport, per organizzare le feste, per consegnare i figli durante le settimane d’estate. Ma adesso a che cosa servite? Che cosa avete da dire?
2. Noi abbiamo solo il Vangelo
«Il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato»: noi non abbiamo altro che il Vangelo che ci è stato affidato.
Il Vangelo è un principio critico: distingue «le favole, le genealogie interminabili, le quali sono più adatte a vane discussioni che non al disegno di Dio che si attua nella fede».
Il Vangelo ci insinua una specie di fastidio per le parole superflue, per i pensieri, le discussioni inutili, le curiosità, le esperienze che fanno perdere tempo. Una specie di fastidio per le chiacchiere, per la frenesia di inseguire l’ultima notizia, di scandalizzarci per l’ultimo scandalo.
Il Vangelo è un principio di autenticità. Non può sopportare di fare della devozione una recita “per farsi vedere”: «divorano le case delle vedevo e pregano a lungo per farsi vedere».
Il Vangelo è principio, possibilità, grazia di vita compiuta, di proposta di vita per i giovani: «A Timoteo grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e da Cristo Signore nostro».
3. La missione di seminare una parola inascoltata
La missione della Chiesa non si compie perché è attesa con entusiasmo, perché c’è un’accoglienza trionfale, perché gli annunciatori del Vangelo siano accolti con simpatia. Noi predichiamo il Vangelo perché siamo mandati: per obbedienza a Gesù, più che per gusto personale. Il fallimento della missione è previsto da Gesù e i suoi discepoli lo mettono in conto: “Hanno odiato me, odieranno anche voi” (cfr. Gv 15,18ss); perciò non ci scandalizziamo di fronte a quanti ci ritengono una presenza antipatica o fastidiosa, come se ci capitasse qualche cosa di imprevisto.
Abbiamo solo una cosa da dire, vi diciamo il Vangelo di Gesù. Vi annunciamo il Vangelo di Gesù perché Gesù è per noi l’amico dei nostri giorni e colui che promette la vita, la vita vera, la vita eterna. Vi annunciamo il Vangelo di Gesù, senza pretendere di essere perfetti, come gente che ha imparato una lezione e la ripete, ma come gente che ha trovato una promessa che alimenta la speranza e un’amicizia in cui troviamo gioia piena, la gioia di Dio.
Le strutture della comunità cristiana sono la presenza di una passione per il Vangelo e di una responsabilità per la missione: la comunità ha creato strutture, ha costruito con grandi sacrifici e generosità luoghi per accogliere, proporre ed accompagnare le nuove generazioni, quindi l’oratorio, e offrire luoghi di accoglienza, di aiuto, di servizio alle povertà e ai bisogni della città.
La gente può anche dire che fa a meno di noi. Noi non possiamo fare a meno della gente, in nome del Signore, per obbedire al Signore.

