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La città che non può restare nascosta

Giubileo della scuola, Milano, Duomo - 6 settembre 2025

6 Settembre 2025

«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte» (Mt 5,14). Come si chiama la città che non può restare nascosta?


1. La città si chiama Atene

Atene, scuola dell’Ellade, è la città dove ci celebra il giubileo della scuola e del pensiero, della sapienza e della democrazia. Ad Atene vive il più sapiente degli uomini. Il più sapiente degli uomini ha consultato l’oracolo di Apollo in Delfi. Sul frontone del tempio sta scritto: «Conosci te stesso». E il più sapiente degli uomini desideroso di conoscere sé stesso ha consultato l’oracolo. L’oracolo gli ha rivelato: tu sei il più sapiente degli uomini. Sconcertato da questa rivelazione, Socrate si è domandato il significato di queste parole.

Ebbene: un giorno Cerofonte – dice Socrate nella sua Apologia – andò a Delfi, e ardì chiedere all’oracolo se c’era qualcuno più sapiente di me; e la Pizia rispose che più sapiente di me non c’era nessuno.
Ma la cosa sta diversamente, o cittadini: che in realtà sapiente è solo il dio, e il suo oracolo questo volle dire: che poco o nulla vale la sapienza dell’uomo. Egli infatti sembra riferirsi proprio a me Socrate, ma in realtà si serve del mio nome come di un esempio, come se dicesse: «O uomini, sapientissimo fra voi è chi, come Socrate, si è reso conto che la sua sapienza non vale nulla» (Platone, Apologia di Socrate, 21a. 23ab).

Ad Atene abita quindi il più sapiente degli uomini, colui che obbedisce al precetto: «Conosci te stesso» e giunge alla conclusione che il più sapiente degli uomini è colui che sa di non sapere.

Ad Atene abita il più critico degli uomini, quello che percorre le strade e le piazze di Atene con una lanterna in mano, coprendosi di ridicolo. E gli ateniesi gli dicono: “Che fai, Diogene, che cosa cerchi?”. E Diogene risponde: “Cerco l’uomo”. Diogene è il più critico dei sapienti perché cerca l’uomo, l’uomo vero, l’uomo nella sua verità più profonda, oltre le apparenze, le ipocrisie, le convenzioni.

Perciò chi vuole celebrare il Giubileo della scuola guarda alla città che non può restare nascosta, ad Atene, e ne raccoglie gli insegnamenti: conosci te stesso, il più sapiente è colui che sa di non sapere, cerco l’uomo.  

 

2. La città si chiama Alessandria

Alessandria, la città dell’Egitto, dove si parlava greco, dove confluivano le navi e le merci di tutto il Mediterraneo, dove si custodiva la sapienza di tutti i popoli, dove si leggevano Isaia e Platone, dove le Sacre Scritture impararono a parlare greco. La città dell’incontro dei popoli e dell’esplorazione di ogni scienza e sapienza. La città della biblioteca creata dal sogno di radunare tutte le opere scritte dall’umanità.

Animato da una visione grandiosa, Tolomeo I (305-282) sognava di creare un centro di conoscenza che radunasse tutte le opere scritte dall’umanità fino a quel momento. Suo figlio, Tolomeo II Filadelfo, diede ulteriore impulso al progetto, espandendo la biblioteca e affidandone la cura a illustri letterati come Zenodoto di Efeso, Callimaco e Aristofane di Bisanzio. Sotto la guida di questi eruditi, la biblioteca crebbe rapidamente, accumulando un immenso patrimonio di testi in greco ed egiziano. Si stima che al suo apice la collezione comprendesse tra 490.000 e 700.000 volumi, rendendola la più grande biblioteca del mondo antico. Oltre ai libri, l’istituto includeva anche un osservatorio astronomico, un giardino zoologico e botanico, e diverse sale per riunioni e discussioni (dal web).

Alessandria, dove le culture si incontrano, dove i sapienti si capiscono, dove il confluire della sapienza dei popoli promette la possibilità di comprendersi e di convivere. Perciò, chi vuole celebrare il Giubileo della scuola guarda alla città che non può restare nascosta, Alessandria, e ne raccoglie gli insegnamenti: i popoli e le culture, le scienze e le sapienze sono chiamate ad incontrarsi, a convivere, a dare vita alla città.

 

3. La città si chiama Gerusalemme

 E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,2-4).

La città santa, la nuova Gerusalemme, là dove abita Dio, là dove il dolore è consolato, là dove sono asciugate le lacrime. Gerusalemme si può chiamare anche città santa, perché è la tenda dove dimora il Santo, il Misericordioso, il Padre di tutti i popoli.

Gerusalemme si può chiamare anche città dove abita la pace, perché vi abita Dio e Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vivano in pace.

Gerusalemme si può chiamare anche città della speranza, meta di tutti i pellegrini, desiderio di tutti gli esuli.

Perciò che vuole celebrare il Giubileo della scuola guarda alla città che non può restare nascosta. Guarda e cammina verso Gerusalemme, perché una vita senza Dio è una vita disperata, una città senza Dio è una città senza pace, una cultura senza Dio è un enigma inestricabile.

 

Così dunque si chiama la città dove si può celebrare il Giubileo della scuola: si chiama Atene, si chiama Alessandria, si chiama Gerusalemme.