1. Il paese dell’ovvio
La vita nel paese dell’ovvio è noiosa. Gli abitanti del paese dell’ovvio sono numerosi e spensierati. Infatti, non si fermano mai a pensare, perché, quando si fermano, pensano pensieri ovvi, noiosi.
Gli abitanti del paese dell’ovvio non affrontano volentieri discorsi seri: preferiscono chiacchierare. Quando fanno discorsi seri ripetono discorsi ovvi, luoghi comuni, parole che servono a riempire il tempo e ad evitare l’imbarazzo del silenzio piuttosto che a dire qualche cosa di interessante.
Nel paese dell’ovvio le persone non sono persone, ma figure e ruoli. Per esempio, uno vede un uomo, una donna in divisa e dice un’ovvietà: è un carabiniere. Non sa né il nome né cosa pensa né cosa lo rende contento o triste. È un carabiniere.
Nel paese dell’ovvio i colleghi non sono persone, ma etichette. Col tempo ci sono etichette per tutti: quello è un caratteraccio, quella è una pettegola, quello è un ambizioso, quella è una puntigliosa. Non si sa nulla della persona. Nel paese dell’ovvio bastano le etichette.
Nel paese dell’ovvio il lavoro non è un lavoro, ma un turno, un orario. Non interessa che senso abbia quello che si fa. È tutto ovvio. È il primo turno o il secondo.
Nel paese dell’ovvio tutto è ovvio: si vive e poi si muore. È ovvio. Ci sono amici e nemici: è ovvio. Nel paese dell’ovvio abita la rassegnazione: si sa già come va a finire. Nel paese dell’ovvio la vita è noiosa.
2. «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?»
Nel paese dell’ovvio la domanda di Gesù risulta sconcertante: “Come? Non sai chi è tua madre e non sai chi sono quelli di casa tua?”. Gesù irrompe nel paese dell’ovvio e crea agitazione, fa domande inquietanti. Gesù invita a mettersi in viaggio verso il paese della verità.
Il viaggio verso la verità non è un viaggio, ma è volare sulle ali dello stupore. Il viaggio verso la verità non è un andare via, ma scoprire dappertutto, in ogni angolo del paese dell’ovvio, una sorgente di meraviglia. Il viaggio verso la verità non è un trasferimento, ma imparare di nuovo a guardare e riconoscere la bellezza sorprendente di ogni cosa, il volto amabile di ogni persona, la responsabilità affascinante di ogni lavoro.
3. Imparare lo sguardo dello stupore
Gesù guida verso il paese della verità con la sua parola. Rivela che non è ovvio chi siano sua madre e i suoi fratelli, perché in realtà non sono quelli legati da vincoli di sangue, ma quelli che vivono della sua stessa vita, la volontà di Dio.
La parola di Dio regala lo sguardo per riconoscere la verità delle persone, oltre la banalità dell’ovvietà: la persona che incroci non si può definire con un’etichetta, non basta per identificarla con una divisa. Non basta dire che è un carabiniere: è un uomo, una donna, una storia, un mondo di pensieri, d’affetto, di competenze, di speranze e di dolori.
La parola di Dio rivela la verità della vita. Nel paese dell’ovvio è ovvio che la vita finisce con la morte. Nel paese della verità è invece rivelata la vocazione di ciascuno a partecipare della vita di Dio: «in lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo».
La promessa del profeta aiuta a riconoscere la verità dei popoli. Nel paese dell’ovvio è ovvio che gli stranieri sono sospetti, che i nemici si fanno la guerra. Ma la parola che introduce nel paese della verità contempla la gioia del convenire di tutti nella pace: «Rallegrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. Oracolo del Signore. Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te».
La celebrazione della Virgo Fidelis è l’occasione propizia per decidersi a volare sulle ali dello stupore, ad aprire il cuore alla meraviglia, ad accogliere la promessa: lasciate dunque il noioso paese dell’ovvio ed entrate nel paese della verità.

