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«In maniera degna della chiamata che avete ricevuto»

Solennità di san Carlo Borromeo, Milano, Duomo - 4 novembre 2025

4 Novembre 2025

Essere seri: ecco che cosa comporta una vita degna della chiamata. Essere seri significa, credo, rendere conto del proprio operato perché sia sottoposto al giudizio della Parola che ci è stata rivolta.  San Carlo è stato una persona seria: il suo sguardo fisso sul crocifisso ha segnato la sua vita nella sequela del Buon Pastore che dà la propria vita per le pecore.

Per le persone serie l’esortazione di Paolo non è una raccomandazione di un galateo delle buone maniere, ma la parola esigente che chiama a una intima conversione. L’esortazione che è stata proclamata indica «ogni umiltà, dolcezza e magnanimità […] avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace». Essere seri significa ascoltare l’esortazione e il comandamento non come se si trattasse di essere gentili, rispettosi delle forme e di recitare una parte accettabile nella grande babilonia della storia.

Piuttosto siamo chiamati alla sincerità che si interroga: io ho a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace? Perché la sincerità è difficile? Perché io, vescovo, prete, laico, consacrata, consacrato invece che costruire l’unità nel vincolo della pace sono una presenza che semina amarezza e divisioni, che usa le buone maniere per mascherare i cattivi sentimenti? Perché io prometto di pregare con la Chiesa e per la Chiesa e non prego? Perché? Che cosa c’è dentro di me che mi rende impermeabile alla verità, allergico alle lacrime del sincero pentimento? Forse ci sono ambizioni frustrate, riconoscimenti sperati invano. Forse ci sono offese non riparate. Forse ci sono passioni ambigue.

Le persone serie sono sincere e si prendono sinceramente a cuore di essere a servizio dell’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Forse san Carlo contava molto sulla severità della disciplina. Ma sarà meno esigente nel renderci amabili, umili, magnaniminello Spirito di amore che dimora in noi.

 

Essere seri significa essere consapevoli della responsabilità di dire la verità. La parola, l’immagine, lo strumento della comunicazione è chiamata ad essere a servizio della verità che edifica i fratelli e le sorelle: ciascuno ha un dono da offrire «allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo».

Il senso di responsabilità delle persone serie rende vigili su quello che dico, sul contributo edificante di quello che dico. Se la parola invece che essere costruttiva è corrosiva, come sarà edificato il corpo di Cristo? Se le parole sono banali, chiacchiere di mormorazione, ripetizione di luoghi comuni, giudizi perentori che squalificano persone, istituzioni, proposte, come sarà edificato il corpo di Cristo? Se la parola tace l’annuncio della promessa che suscita speranza e si conforma al lamento che diffonde malumore e scoraggiamento, come sarà edificato il corpo di Cristo?

Le persone serie dicono la verità, la verità buona di Gesù, la verità di Dio che è il Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, la verità della vita che è vocazione alla conformazione a Gesù per essere figli nel Figlio.

 

Essere seri significa desiderare il giudizio del Signore su tutti gli aspetti della vita. Persino sul modo di usare i soldi. Di San Carlo si dice che giunse «a spogliare delle suppellettili la sua casa per dare sollievo all’indigenza». Il principe Borromeo, erede di una enorme ricchezza, era una persona seria ed ha sentito la sua ricchezza come insostenibile scandalo di fronte alla miseria della gente nei giorni della peste e della fame.

Le persone serie sono chiamate a considerare il loro modo di usare le risorse di cui dispongono, avvertono che lo sperpero è una vergogna e si compie mentre i poveri stanno a guardare. Le persone serie trovano insopportabile e inammissibile la guerra che usa le risorse dei popoli per distruggere e ammazzare, ma sono persone serie e non si accontentano di deprecare decisioni folli, ma percorrono le vie della solidarietà, della sobrietà, inventano una economia ispirata da un umanesimo e non determinata dall’egoismo e dall’avidità.

 

La festa di san Carlo richiama tutti a essere persone serie. Una particolare attenzione san Carlo ha rivolto al clero, nella persuasione che la riforma della Chiesa decadente del suo tempo aveva bisogno di un clero riformato.  Perciò noi, vescovi, preti, diaconi, religiosi raccogliamo la parola che ci chiama a conversione, vogliamo essere persone serie: sincere nella carità, edificanti nella comunicazione, sobri e solidali nell’uso delle risorse di cui disponiamo.