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Il nome che ogni lingua può invocare, la promessa di cui vive ogni speranza

Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore. Giornata Mondiale della Pace (Milano - Duomo, 1° gennaio 2025)

1 Gennaio 2025

1. Dal Messaggio di papa Francesco per la LVIII Giornata Mondiale della Pace (n. 11)

«Anzitutto, riprendo l’appello lanciato da s. Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dell’anno 2000, di pensare ad una “consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni”. Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono. Certamente, perché non si tratti di un atto isolato di beneficenza, che rischia poi di innescare nuovamente un circolo vizioso di finanziamento-debito, occorre, nello stesso tempo, lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli.

Inoltre, chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli.

Oso anche rilanciare un altro appello, richiamandomi a s. Paolo VI ed a Benedetto XVI, per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico.

 

2. Il sospetto di essere ingenui

Ma non siamo ridicoli? Noi che proponiamo la remissione dei debiti mentre i potenti, i Paesi ricchi, gli usurai tengono ben stretti i debiti degli altri, per dominarli, per derubarli, per imporre le loro pretese. Non sentiamo la vergogna del ridicolo, come è stato per Gesù quando ha detto: «Non potete servire Dio e la ricchezza»? Il Vangelo di Luca osserva: «I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui» (Lc 16,13-14).

Ma non siamo patetici noi che, insieme con papa Francesco, chiediamo «il rispetto della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale?». Non sentiamo quello sguardo scettico e quella specie di compatimento da parte di chi disprezza la vita – la vita degli altri, s’intende – ed ignora il significato di “rispetto” perché ritiene dogma indiscutibile l’indifferenza e l’utilitarismo egocentrico?

Non siamo illusi noi che, insieme con papa Francesco, proponiamo che una parte almeno delle spese per gli armamenti sia destinata a vincere la fame e il disastro causato al pianeta? Non siamo degli illusi noi, di fronte a coloro che si arricchiscono in modo spropositato producendo armi e strumenti e strategie che saccheggiano la terra e affamano la gente?

 

3. «Gli stessi sentimenti di Cristo Gesù»

In effetti, ci viene il sospetto di essere ridicoli, patetici, illusi. Ma noi non possiamo rinunciare a seguire la via di Gesù, non possiamo immaginare che ci sia un’altra via di salvezza per noi e per le generazioni a venire, se non quella indicata da Paolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù ».

Noi tutti, discepoli di Cristo, radunati dalla stessa fede, anche se appartenenti a confessioni cristiane diverse, noi siamo qui, all’inizio del nuovo anno civile del mondo occidentale, siamo qui a professare l’intenzione di condividere i sentimenti di Gesù.

Noi professiamo che Gesù Cristo è Signore perché si è umiliato fino alla morte. È entrato nella morte dell’uomo per amore e così ha vinto la morte, ha ricevuto il nome che è al di sopra di ogni altro nome.

 

4. Tutti muoiono: per tutti c’è speranza

La morte è il destino comune di tutti: tutti muoiono, anche quelli che hanno passato la vita a far morire gli altri; tutti muoiono, anche quelli che hanno creduto di essere potenti e invincibili; tutti muoiono, anche quelli che hanno passato la vita censurando il pensiero della propria morte.

Tutti muoiono, ma nel regno della morte tutti incontrano Gesù, incrociano il suo sguardo, riconoscono la verità. Nel regno della morte vince la promessa della vita, della gloria in Cristo Gesù.

Noi riconosciamo che Gesù è Signore, non solo per noi, ma per tutti, «Nei cieli, sulla terra e sotto terra». E perciò vogliamo rivolgere un invito a tutti perché si aprano alla speranza per compiere opere di giustizia, per diventare operatori di pace.

La mia voce non pretende di arrivare a coloro che decidono il destino dei popoli, ma vorrei almeno raggiungere le persone di questa città per dire: c’è speranza anche per voi.

C’è speranza anche per voi, che vi siete arricchiti con l’oppressione dei poveri; c’è speranza anche per voi, che vi siete arricchiti con ricchezze maledette ricavate dalle estorsioni, dall’usura, dalla droga, dal gioco: nella vostra morte incrociate lo sguardo di Gesù che vi chiama a condonare il debito, a ricostruire ciò che avete distrutto, a riparare il male che avete commesso.

C’è speranza anche per voi, che avete disprezzato la vita, spento il desiderio di vivere, di generare vita, di custodire la vita nelle donne, nei bambini, negli anziani: nella vostra morte incrociate lo sguardo di Gesù che vi chiama a praticare il rispetto di ogni vita, a costruire rapporti di solidarietà e di prossimità per riparare all’abbandono ed all’indifferenza.

C’è speranza per tutti, perciò accogliamo l’invito ad essere pellegrini di speranza in questo anno che si avvia, Anno Santo, Anno Giubilare, anno di grazia e di responsabilità per seminare speranza.