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Il cuore umano e la sua vocazione alla gioia

S. Matteo Apostolo ed Evangelista. Festa Patronale della Guardia di Finanza, Milano, Parrocchia S. Agostino - 25 settembre 2025

25 Settembre 2025

1. L’etichetta e la maschera

Appiccicare etichette rinchiude le persone in caselle mortificanti come celle di prigione. Avevo un amico, era cieco e l’etichetta era diventato il suo nome. Si chiamava Luca. Ma se andavo a cercarlo e chiedevo: “Dov’è Luca?”, molti non sapevano che cosa rispondere. Se dicevo: “Sai dov’è quel ragazzo cieco?”, lo identificavano subito e me lo indicavano con sicurezza. Ma Luca diceva: “Sì, è vero che sono cieco, ma non sono solo quello. Sono anche laureato, sono anche sposato, ho anche tre figli, mi sono anche presentato alle elezioni comunali per una lista civica”.

L’etichetta mortifica le persone e le riduce spesso a un loro limite o alla loro professione. Forse di ciascuno di voi si dice: “È un finanziere”. “Sì, è vero, sono un finanziere e ne sono fiero. Ma non sono solo un finanziere, sono anche un uomo, una donna, ho una storia, ho una famiglia, ho studiato economia, ho una mamma anziana e malata, sono appassionato di montagna”.

Ci sono etichette che uno si appiccica di sua iniziativa: si chiamano maschere. Indossa la maschera per farsi vedere in un modo, ma sotto la maschera c’è tutt’altro.

I farisei criticavano Gesù perché avevano appiccicato etichette su Matteo e sui suoi amici: sono dei peccatori. L’etichetta li definiva come antipatici, poco raccomandabili, da evitare.

 

2. Gesù vede quello che c’è nel cuore

Gesù, passando, vede un uomo seduto. Gli altri lo definiscono in base al mestiere che fa, il mestiere antipatico di essere esattore delle tasse. Gesù invece lo vede come un uomo seduto che merita una parola, un invito. Un uomo forse inquieto, insoddisfatto di sé. Un uomo che aspetta qualche cosa e nessuno se ne accorge; e nessuno sa la parola necessaria; e nessuno vede oltre le apparenze.

Gesù lo vede e lo chiama. La prontezza nel decidere di seguire Gesù rivela che la parola di Gesù lo tocca nel profondo, interpreta un’intima attesa. E fanno festa con Matteo persone che si possono classificare con un’etichetta, ma che Gesù conosce nella loro verità, nel bisogno di essere salvati, di avere una speranza.

 

3. Gesù vede chi sei tu, chi sono io

Lo sguardo di Gesù si rivolge a ciascuno di noi. In questo momento o in altri momenti della giornata e della vita noi possiamo riconoscere lo sguardo di Gesù: sa che cosa mi trattiene seduto, sa delle mie inquietudini, sa dei miei desideri più alti, sa dei miei sogni, sa del mio bisogno di essere capito, amato, stimato, sa di quello che mi rende triste, quello che mi fa soffrire, quello che gli altri non sanno vedere e quello che non so esprimere, quello che non riesco a dire alle persone che mi stanno a cuore.

Come mi vede Gesù? Non le maschere, non le etichette, ma il cuore. Davanti a Gesù possiamo essere veri, possiamo essere liberi, possiamo accogliere la sua parola e riconoscere che proprio quella parola è quella di cui abbiamo bisogno, quella che interpreta il nostro bisogno di amore e di gioia. Pertanto possiamo incontrare la parola che ci salva, la parola che ci chiama. Forse oggi stesso Gesù mi rivolge la parola di cui ho bisogno. Forse proprio oggi Gesù mi chiama a compiere il passo necessario. Forse a prendere una decisione, forse a dire basta a una situazione sbagliata, forse a perdonare. La parola di Gesù non è mai per condannare, sempre per salvare. Se oggi Gesù ti vede nella sua verità e ti chiama, alzati e seguilo. Deciditi. Liberati. Incamminati verso la gioia.

 

4. Imparare dallo sguardo di Gesù

Oltre le etichette, oltre le maschere, che cosa riusciamo a vedere? Ci sono rapporti spezzati, ci sono persone bloccate, ci sono situazioni che risultano irrimediabili: forse sono solo etichette e maschere. Forse anche noi possiamo andare oltre e conoscere, stimare, amare le persone che vediamo sedute, assestate nella solitudine e incasellate in una antipatia.