1. «Neanche voi…?»
È, infatti, possibile stare vicino al fuoco e non ardere, rimanere freddi. È infatti possibile essere esperti del culto da rendere a Dio e non sapere niente di Dio. È, infatti, possibile avere familiarità con il Maestro, far parte del gruppo dei discepoli e degli amici di Gesù ed essere altrove, estranei a quello che a Gesù sta a cuore. È, infatti, possibile essere maestri della legge e della tradizione religiosa dei padri ed ignorare lo spirito della legge e della tradizione religiosa. È, infatti, possibile essere devoti ed irreprensibili e contraddire il comportamento ineccepibile con un’interiorità impura, malata, cattiva.
I discepoli si rivelano una delusione per Gesù, per altro in una questione che a noi sembra così elementare: «Siete ancora incapaci di comprendere! […] Non capite […]». Il rimprovero di Gesù forse provoca e corregge i discepoli di tutti i tempi, anche noi, anche oggi, anche qui. Il timore di essere una delusione per Gesù consiglia a tutti noi di vigilare sulla tentazione della presunzione: è più importante comprendere Gesù e il suo insegnamento che essere teologi affermati e brillanti studenti di teologia.
Che cosa può esserci in noi che rende possibile essere esperti di una verità e non esserne illuminati, purificati, convertiti? In quale angolo dell’animo si annida il serpente antico che rende opaca la luce, rende gelido l’ardore, rende impenetrabile il terreno al seme buono della parola?
2. «Spiegaci questa parabola»
Questi discepoli deludenti hanno però una risorsa, si rendono disponibili ad essere corretti. Continuano a pensare che l’insegnamento che non capiscono è bello e vero più di quella prassi che è ovvia e di quella dottrina che si presenta indiscutibile.
C’è dunque anche per noi, sempre, una possibilità: lasciarsi istruire da Gesù, restare vicini a lui, intuire che solo Gesù ha parole di vita eterna, anche se sono discorsi duri e parole piene di enigmi. Nel rapporto con i docenti può capitare di essere in imbarazzo: fare una domanda è riconoscere di non aver capito ed esporsi a quello sguardo di compatimento del luminare verso l’alunno ottuso. Ma nel rapporto con Gesù non c’è mai imbarazzo: possiamo fare domande, possiamo rifare le stesse domande, possiamo restare perplessi di fronte alle sue parole ed ai suoi silenzi, possiamo restare nella sua amicizia anche se siamo discepoli deludenti.
Ecco la nostra risorsa: restare vicini a Gesù, entrare in familiarità e amicizia con lui. Gesù, infatti, è vivo: non è materia di studio, ma è sorgente di luce.
3. «Ciò che proviene dal cuore»
Quindi, che cosa risponde Gesù a coloro che lo interrogano? Che cosa è importante per lui? Qual è lo scopo della sua missione? La sua parola, la sua amicizia, il dono del suo Spirito esprimono il suo desiderio di guarire il cuore da cui vengono le opere malvagie, le parole che fanno del male. L’intimità malata è noiosa: in quell’intimità l’amicizia di Gesù guarisce con la gioia. Il cuore che ospita pensieri di violenza, disposizione alla cattiveria, genera insofferenza, aggressività: in questo cuore l’amicizia di Gesù effonde lo Spirito di riconciliazione e di benevolenza. I pensieri volgari, impuri che abitano le fantasie più inconfessabili inducono a perdere la stima di sé: in quei pensieri l’amicizia di Gesù effonde lo Spirito di semplicità e di limpida letizia.
L’impegno accademico sia dunque una via per vivere l’amicizia con Gesù e quello che studiamo ci renda pensosi, critici, istruiti e tutto concorra a guarire l’intimità malata ed a custodirci nella gioia di essere suoi discepoli.

