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Che cosa è successo all’altro discepolo?

XX anniversario di Ordinazione Presbiterale «… e camminava con loro», Milano, Parrocchia S. Anna Matrona - 3 giugno 2025

3 Giugno 2025

1. Cleopa

Uno dei due si chiamava Cleopa. Forse era un parente di Gesù. Aveva il volto triste. I sogni erano svaniti. L’aspettativa di una posizione di prestigio presso il parente illustre si è rivelata una illusione. Cleopa è quello che ha bisogno dell’altro per rendersi conto di come era ardente il suo cuore mentre Gesù spiegava le scritture. Cleopa è quello che ha aperto gli occhi e ha riconosciuto Gesù risorto allo spezzare del pane: un’esperienza di intensità emotiva unica. Ha visto qualche cosa che merita di essere raccontato. Dunque ritorna con l’altro discepolo a raccontare al gruppo degli Undici: “L’abbiamo riconosciuto allo spezzare del pane!”. Un momento di entusiasmo.

Ma l’entusiasmo di Cleopa dura poco. Infatti quando si è calmata l’emozione, Cleopa dice tra sé: “Certo qualche cosa di misterioso e glorioso si è rivelato. Ma questo che cosa ha a che fare con noi che aspettavamo la liberazione di Israele? Che cosa ha a che fare lo spezzare del pane con i sogni della gente e i bisogni della famiglia?”. Si dice che Cleopa sia tornato là dov’era venuto, qualche paesino della Galilea, memore della grande rivelazione, ma deluso quanto agli effetti: “Che cosa c’entra riconoscere Gesù vivo allo spezzare del pane con i problemi di tutti e la vita quotidiana?”

 

2. L’altro discepolo

Ma che cosa è successo all’altro discepolo? Ho buone ragioni per pensare che, dopo aver riconosciuto Gesù allo spezzare del pane, sia stato invaso da una gioia che gli ha aperto gli occhi. Non solo l’entusiasmo di Cleopa, ma la rivelazione della gloria del risorto.

Non ha mai dimenticato quel camminare insieme che l’ha introdotto nelle Scritture a comprendere che in Gesù c’è il compimento delle promesse di Dio e la conversione dalle aspettative mondane. Perciò tutte le volte che legge le Scritture sente ardere il cuore e si sente chiamato a riconoscere in che modo si compiono le speranze di Israele. Forse questo discepolo senza nome ha continuato per venti e più anni a leggere le Scritture e a parlarne a tutti, con il desiderio di suscitare in tutti l’ardore che l’ha acceso.

Il discepolo senza nome non ha mai dimenticato il rimprovero del viandante sconosciuto per il loro volto triste e per la durezza della loro mente. Ogni volta che si sentiva triste, scoraggiato, deluso, risentiva le parole dure di Gesù: «Stolti e lenti di cuore a comprendere…». Forse questo discepolo ha continuato per venti e più anni a respingere ogni tristezza come tentazione e miscredenza.

Il discepolo senza nome non ha mai dimenticato la commozione e lo stupore della rivelazione di Gesù nello spezzare del pane. Ogni volta che si celebra il rito che offre, benedice, spezza, distribuisce il pane ancora gioisce di quella rivelazione e continua a sperimentare che proprio così è offerto il pane del cammino, il segno dell’amore fino alla fine che è principio di vita nuova. Forse questo discepolo senza nome ha continuato per venti e più anni ad annunciare a tutti che ha riconosciuto Gesù allo spezzare del pane e che nella rivelazione della gloria del risorto si è affidato alla promessa: «La nostra cittadinanza, infatti, è nei cieli e di lì aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso».

Il discepolo senza nome dunque ha continuato per anni a leggere le scritture, a respingere la tristezza, a riconoscere Gesù nello spezzare del pane e di qui viene la sua gioia e la sua speranza. Chissà? Forse l’altro discepolo è fra di noi…