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Anna, la donna dell’incompiuto e l’opera di Dio

Memoria di san Giovanni Maria Vianney. Giubileo dei giovani – Gemellaggio con la Diocesi di Gaeta, Formia, Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - 4 agosto 2025

4 Agosto 2025

1. L’umanità non è ubriaca, è desolata

Forse alcuni pensano che l’umanità sia ubriaca. L’apparenza esibisce l’allegria, è doveroso celebrare l’euforia: “Come ci divertiamo!”. L’eccesso del consumo, l’esagerazione nelle cose, nel mangiare, nel bere, nelle parole, nel coinvolgimento per gioco o per forza nella connessione sui Social, l’impossibilità di stare soli, la morbosità del contatto fisico con gli amici e le amiche, l’ambiguità dei pensieri e delle fantasticherie: “Come ci divertiamo! Che esperienze fantastiche!”. Verrebbe da dire: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!», come dice Eli ad Anna.

Ma la verità è che l’umanità non è ubriaca, è disperata: «Sono solo una donna affranta […] sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore».

 

2. La desolazione dell’incompiuto

Anna confida: «Mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia». Anna, si potrebbe dire, ha tutto: un marito che la ama, una situazione sociale rispettabile, una condizione economica sicura, una pratica religiosa ben radicata. Ha tutto. Le manca però l’unica cosa necessaria, l’unica cosa in cui investe il suo desiderio di felicità.

La manca un figlio, che sia il suo compimento come donna e la sua speranza come donna di Israele. Così Anna è la donna dell’incompiuto e ne soffre fino ad essere ossessionata nella preghiera ed imprigionata nella tristezza.

Ogni vita affronta questo passaggio, forse la giovinezza in modo obbligatorio e angoscioso. Che cos’è l’incompiuto che mi angoscia fino a farmi sembrare ubriaco? A che cosa do il nome della mia felicità incompiuta?

 

3. L’opera di Dio che porta al compimento.

Non c’è niente che costituisca il compimento. La felicità desiderata non è un pacco che si riceve: cioè non è una situazione che si crea, magari inaspettatamente; non è un risultato che si consegue, non è la sorpresa di un amore.

Piuttosto, l’opera di Dio per dare compimento al desiderio di felicità è affidarti un bambino, cioè un compito, una vocazione, una responsabilità. L’opera di Dio rivela che non esiste la felicità come un dato di fatto, ma piuttosto come una promessa ed una risposta libera di fiducia.

La testimonianza di Anna, la donna dell’incompiuto, suggerisce di accogliere il compimento non come una conclusione, ma come una vocazione a partecipare all’opera di Dio, a prendersi cura del bene delle persone che ti sono affidate. In cammino, dunque, pellegrini di speranza!

APPENDICE

Nel dialogo con Papa Leone i giovani hanno chiesto della felicità: l’amicizia vera, la scelta importante, l’esperienza della presenza del Signore.


Come trovare un’amicizia vera che apra alla speranza?

Carissimi, ogni persona desidera naturalmente questa vita buona, come i polmoni tendono all’aria, ma quanto è difficile trovarla! Quanto è difficile trovare un’amicizia autentica! Secoli fa, sant’Agostino ha colto il profondo desiderio del nostro cuore – è il desiderio di ogni cuore umano – anche senza conoscere lo sviluppo tecnologico di oggi. Anche lui è passato attraverso una giovinezza burrascosa: non si è però accontentato, non ha messo a tacere il grido del suo cuore. Agostino cercava la verità, la verità che non illude, la bellezza che non passa. E come l’ha trovata? Come ha trovato un’amicizia sincera, un amore capace di dare speranza? Incontrando chi già lo stava cercando, incontrando Gesù Cristo.

 

Come possiamo trovare il coraggio di scegliere?

La paura lascia allora spazio alla speranza, perché siamo certi che Dio porta a compimento ciò che inizia. Riconosciamo la sua fedeltà nelle parole di chi ama davvero, perché è stato davvero amato. “Tu sei la mia vita, Signore”: è ciò che un sacerdote e una consacrata pronunciano pieni di gioia e di libertà: “Tu sei la mia vita, Signore”. “Accolgo te come mia sposa e come mio sposo”: è la frase che trasforma l’amore dell’uomo e della donna in segno efficace dell’amore di Dio nel matrimonio. Ecco scelte radicali, scelte piene di significato: il Matrimonio, l’Ordine sacro, la consacrazione religiosa esprimono il dono di sé, libero e liberante, che ci rende davvero felici. E lì troviamo la felicità, quando impariamo a donare noi stessi. Donare la vita per gli altri.

 

Come possiamo incontrare davvero il Signore ed essere sicuri della sua presenza?

Carissimi giovani, l’amico che sempre accompagna la nostra coscienza è Gesù. Volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Rimanete uniti con Gesù nell’Eucaristia. Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco.

Ad ogni passo, mentre cerchiamo il bene, chiediamogli: resta con noi, Signore (cfr. Lc 24,29)! Resta con noi Signore! Resta con noi, perché senza di Te non possiamo fare quel bene che desideriamo. Tu vuoi il nostro bene; Tu, Signore, sei il nostro bene. Chi ti incontra, desidera che anche altri ti incontrino, perché la tua parola è luce più chiara di ogni stella, che illumina anche la notte più nera. Come amava ripetere Papa Benedetto XVI, chi crede non è mai solo.

Perciò incontriamo veramente Cristo nella Chiesa, cioè nella comunione di coloro che il Signore stesso riunisce attorno a sé per farsi incontro, lungo la storia, ad ogni uomo che sinceramente lo cerca. Quanto ha bisogno il mondo di missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace! Quanto ha bisogno il futuro di uomini e donne che siano testimoni di speranza! Ecco, carissimi giovani, il compito che il Signore Risorto ci consegna.