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Anche delle lacrime dobbiamo parlare

Via Crucis – Zona Pastorale VII, Limbiate - 11 aprile 2025

11 Aprile 2025

1. Gesù conosce le lacrime e il pianto

Dobbiamo parlare del pianto delle donne, del pianto di Gesù, e della parola di profezia di Gesù straziato sotto il peso della croce per le donne che l’accompagnano piangendo.

Gesù conosce le lacrime: le lacrime su Gerusalemme, la città in cui la sua missione è fallita; le lacrime di fronte al sepolcro dell’amico Lazzaro, lo strazio che non si può contenere; le lacrime e le forti grida nel Getsemani, l’angoscia del dolore insopportabile e del male invincibile. «Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (Eb 5,7). Gesù conosce le lacrime delle persone amate, le lacrime di Maria di Magdala davanti al sepolcro vuoto: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,15).

Gesù si lascia commuovere, si lascia interrogare dalle lacrime e dal pianto di uomini e donne di ogni tempo: si lascia interrogare e commuove dalle nostre lacrime e vede anche le lacrime che altri non vedono. Le lacrime versate di nascosto per non far soffrire gli altri. Vede anche le lacrime che non interessano a nessuno, le lacrime dei miserabili della terra, le lacrime degli adolescenti che non sanno come altro dire il loro spavento di essere vivi, le lacrime per le vite spezzate, le lacrime per gli amori traditi. Gesù vede anche le ferite di quelli che non sanno più piangere, di quelli che devono recitare la parte di essere uomini e donne superiori che non piangono mai.

 

2. Nel pianto non solo il gemito, ma una via di conversione

Gesù sa delle lacrime e del pianto e dice alle donne che lo accompagnano piangendo: «Non piangete» (Lc 23,28). Anche così Gesù introduce nel mistero e nella verità del suo portare la croce.

Ci sono lacrime e pianti, come l’emozione incontenibile di fronte all’ingiusto soffrire dell’innocente. Nel contesto dell’indifferenza e della crudeltà, le donne che si commuovono accompagnando Gesù sono una rivelazione: rivelano che il cuore umano non è fatto per l’indifferenza. Anche se non è un parente, anche se le sue parole e il suo agire sono stati incomprensibili e provocatori, eppure non è giusto che soffra così, non è giusto che l’uomo alzi la mano contro l’uomo, contro colui che non ha fatto niente di male, che è passato tra noi facendo del bene.

Gesù dice: «Non piangete su di me» (Lc 23,28). Come se dicesse:”Oltre! Più in profondità! Verso una verità più grande! Oltre l’emozione di un momento! Oltre le lacrime che non si possono trattenere solo per il fatto che siamo essere umani, e non siamo di sasso e di legno”. Oltre l’emozione verso la conversione: «Non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli» (Lc 23,28). Non basta che la Via Crucis susciti un’emozione che poi passa e si dimentica. Oltre! Questo soffrire è una ferita che deve segnare la vita, la vostra vita e la vita dei vostri figli. Il soffrire di Gesù è come una spada che trapassa l’anima e suscita il pentimento per i peccati, interroga su come viviamo, su come siamo, su come sia possibile che uomini normali possano essere così cattivi, su come i figli generati da uomini e donne normali possano percorrere strade tanto diverse e tanto sbagliate.

Ma Gesù chiama ancora e dice: “Oltre, oltre la commozione, oltre la conversione, oltre quello sguardo desolato sul peccato, sull’enigma del male, sull’incomprensibile cattiveria, l’irrimediabile fragilità, l’incorreggibile distrazione e superficialità. Oltre la conversione, cerca più a fondo il significato delle lacrime: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,15)”. La parola di Gesù provoca quindi ad accogliere la consolazione: se vai in profondità, se non ti accontenti della commozione di un momento, se non ti fermi al dolore per il tuo peccato e il peccato del mondo, che cosa trovi? Che cosa vedi?

La verità ultima delle lacrime è il desiderio dell’incontro, è l’intuizione che se hanno portato via il Signore, la terra è senza speranza, se non trovo il mio Signore sono destinato a una tristezza inconsolabile. «Hanno portato via il mio Signore» (Gv 20,13). Solo l’incontro con Gesù vivo è il principio della consolazione: «Egli sarà il Dio con loro, il loro Dio e tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 21,4).

In questo contesto che induce all’indifferenza, a piangersi addosso, ad essere arrabbiati con il mondo, a trovare una specie di maligno divertimento a far soffrire gli altri, ad aggredire, insultare, deridere, la Via Crucis ci chiama ad accompagnare Gesù per passare dalla commozione alla conversione ed alla consolazione. Vieni, Santo Spirito! Vieni, Consolatore! Questo è il dono di Pasqua.