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Si rinnova di giorno in giorno

Domenica Prima di Quaresima, Visita Pastorale (Melzo) Comunità Pastorale “Beato Carlo Gnocchi”, Pessano con Bornago - 18 febbraio 2024

18 Febbraio 2024

1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie del territorio. In primo luogo la visita pastorale è l’occasione per verificare il cammino compiuto nella comunità pastorale “Beato Carlo Gnocchi”. Cfr Relazione consiglio pastorale della Comunità pastorale: “è una comunità agli esordi, si fa ancora fatica a pensarsi come Comunità Pastorale (pag 2) …serve prima di tutto un cambio di mentalità … sarà necessaria anche la collaborazione con le Parrocchie del Decanato che sono già avviate a fornire incontri di formazione più strutturati e con maggior numero di partecipazione (pag 3) … il percorso avviato con la Comunità Pastorale nel 2014 è stato un forte stimolo alla condivisione ed a creare nuove  relazioni … si sente la necessità di proseguire in questa direzione, pur faticosa (pag 4)  
La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questo momento del cammino a questo percorso delle parrocchie verso la comunità pastorale, in questa città, in questo tempo di Chiesa?

 

2. “si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,16)

È come se il mondo fosse invecchiato. Il mondo invecchiato cade a pezzi e si aggirano bande di disperati, di vandali, di delinquenti che si accaniscono a rovinarlo, come quelli che si divertono a tagliare il ramo su cui sono appoggiati. Nel mondo invecchiato i discorsi sono deprimenti. Sono frequenti i battibecchi: “È colpa tua. Siete stati voi! Hanno cominciato loro!”.
È come se anche la Chiesa fosse invecchiata, ha perso attrattiva per i giovani e per gli adulti, è circondata da indifferenza se non proprio da disprezzo. Forse si fa apprezzare per il bene che fa e per le iniziative che organizza, ma con l’atteggiamento di chi dice: “ci sarebbe tanto fa fare, ci vorrebbero più preti e suore, ci sono tante necessità. ecco fate voi!”. Cfr. relazione Consiglio Pastorale: Constatiamo una diminuzione della partecipazione alla partecipazione alla messa della domenica, uno svuotamento degli oratori nel fine settimana, difficoltà crescenti nella gestione dei percorsi di formazione ai sacramenti … in generale una diminuita disponibilità (pag 2) … generale abbandono della frequentazione della comunità (dopo la cresima) scarsa partecipazione anche da parte dei membri del CP (pag 3)

Nello spettacolo desolante si riconoscono però uomini e donne che custodiscono il principio del rinnovarsi di giorno in giorno. Perciò non si scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4,16). Lo Spirito di Dio opera nella vita delle persone e delle comunità con la sua potenza che genera giovinezza là dove si vede decadenza, che semina vita là dove sembra che domini la morte.

Uomini e donne amici di Dio percorrono la terra e la loro vita racconta del “rinnovarsi di giorno in giorno”.
Tra gli amici Dio si riconoscono uomini e donne di ogni paese, età, condizione, parlano tutte le lingue tanto che talora non si intendono neppure tra di loro se non con sorrisi e opere buone. Ecco come si rinnova di giorno in giorno la santa Chiesa di Dio: popoli lontani vengono a renderla giovane, famiglie feconde di figli vengono a popolare città e paesi senza bambini; una fede lieta semina letizia in persone e comunità tristi e lamentose, sfiduciate e rassegnate.
Gli amici di Dio, non si sa come, però sono pieni di fiducia. “Dunque siamo pieni di  fiducia”(2Cor 5,6). Leggono le statistiche che decretano l’inevitabile declino con il linguaggio perentorio e un po’ stupido dei numeri, eppure sono pieni di fiducia. Ascoltano i discorsi catastrofici un po’ stupidi, eppure sono pieni di fiducia. Raccolgono dalla cronaca racconti raccapriccianti di fatti assurdi e tremendi, eppure sono pieni di fiducia. Forse perché sono amici di Dio e secondo le parole sconcertanti di Paolo, fissano lo sguardo non sulle cose visibili, ma su quelle invisibili perché quelle visibili sono di un momento, quelle invisibili, invece sono eterne (2Cor 4,18).
Gli amici di Dio in genere non fanno grandi discorsi e anche quando parlano la loro parola non ha un significativo indice di ascolto. Perciò molti pensano che non esistano. Eppure avrebbero qualche cosa da dire. Ma loro non si curano degli indici di ascolto, piuttosto di quanti riescano a raggiungere ogni giorno con il loro sorriso e il bene che riescono a fare. Forse non fanno notizia nella grande comunicazione. Ma sono, devono essere, sale della terra e lievito qui nel paese di antica tradizione.
Gli amici di Dio, si potrebbe dire, conoscono il principio del “rinnovarsi ogni giorno”. E’ come se avessero una riserva inesauribile di gioia. In realtà non hanno nessuna riserva e ogni giorno, ogni giorno attingono alla sorgente della gioia. Si fermano, infatti, ogni giorno per ascoltare le confidenze di Gesù. “Queste cose vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”(Gv 15,11).
Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Sono infatti abituati a fare l’esame di coscienza, cioè a mettersi alla presenza di Dio ogni giorno per domandarsi in che cosa possono correggersi, di che cosa devono chiedere scusa, e a domandare a Dio la grazia di essere domani più capaci di amare. Perciò non sono facili a criticare gli altri. Fanno l’esame di coscienza e si rendono conto di essere povera gente imperfetta eppure desiderosa e contenta di ricevere la grazia di Dio. Sono così ingenui che pensano che anche gli altri, quelli che viene voglia di criticare, siano povera gente imperfetta eppure desiderosa di una qualche grazia per essere felici.
Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Sono infatti allergici alle etichette che classificano gli altri e li riducono a sagome senza spessore e senza mistero. Vivono gli incontri, proprio quelli di ogni giorno con le persone che si direbbero più scontate e noiose con una specie di benevolenza attenta e di stima previa a ogni conferma. Riconoscono spesso di aver pensato male senza motivo di qualcuno e di non aver capito molto degli altri. Costruiscono comunità nuove, perché non sono trattenuti da pregiudizi e da campanilismi, ma sanno che devono molto imparare da tutti, sanno che hanno molto da dare e molto da ricevere.
Come i papà e le mamme che osservando i loro piccoli crescere sono pieni di stupore per le scoperte che i piccoli compiono ogni giorno, così gli amici di Dio osservano le persone che incontrano e sono pieni di stupore nel riconoscere le opere che Dio compie in ciascuno. Riconoscono che hanno molto da imparare.
Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Attraversano infatti le tribolazioni della vita e le valutano come suggerisce Paolo: il leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria (2Cor 4,17). Insomma, sono amici di Dio e vivono nella speranza.