1. Uomini e donne di frontiera.
Stanno là, uomini e donne di frontiera, stanno sul confine: passano le carovane che si inoltrano nella terra sconosciuta, passano le carovane che vanno verso il futuro.
Stanno là, uomini e donne di frontiera: alle carovane offrono ristoro, riforniscono per il viaggio imprevedibile.
Raccolgono propositi, sogni, confidenze, nostalgie: prima di inoltrarsi nella terra sconosciuta le vite in transito amano confidarsi, raccontare del paese che hanno lasciato, immaginare il paese dove sono diretti.
Le vite in transito dicono dell’audacia e delle paure, azzardano progetti temerari e confessano incertezze, esitazioni, dubbi: vale la pena di varcare la frontiera. Gli uomini e le donne che presidiano la frontiera non sanno tutte le risposte, non sanno se a ad avventurarsi oltre la frontiera siano più adatti i temerari o i prudenti, coloro che vanno di corsa o quelli che procedono con passo lento, incerto, cauto. Cercano in ogni caso di incoraggiare. Ci vuole infatti coraggio per inoltrarsi nella terra sconosciuta.
Le vite in transito domandano informazioni, chiedono quale via sia da percorrere, quali pericolo si debbano evitare, quali siano i rifugi sicuri e i nemici da temere. Gli uomini e le donne di frontiera non conoscono la terra sconosciuta, se non per il primo tratto, quello che si può controllare stando là sulla frontiera. Perciò non descrivono geografie certe, ma solo indizi; non possono insegnare le lingue dei popoli, piuttosto qualche parola raccolta qua e là: nessuno mai, infatti, è tornato dalla terra straniera a raccontare l’esperienza.
2. Non si potrebbe trovare una guida?
Uomini e donne di frontiera possono anche essere presi da una specie di ansia e immaginandosi necessità e pericoli, esigenze e imprevisti. Rischiano così di sovraccaricare di cautele le vite in transito: “porta anche questo, forse potrebbe servirti, e anche questo e anche questo…”.
Forse sarebbe più saggio procurare una guida. Ma chi può guidare verso l’ignoto?
3. L’imbarazzo degli educatori.
I genitori, gli educatori, gli adulti sono uomini e donne di frontiera: accompagnano vite in transito verso l’ignoto, verso il futuro. Hanno a cuore che le vite in transito non diventino vite perdute, anche se non sanno dire molto di quale sia la strada che i figli, i giovani dovranno percorrere.
È diffuso un certo imbarazzo che genera ansia e induce forse a sovraccaricare di zaini troppo pesanti i ragazzi in cammino verso il futuro. Quindi uomini e donne di frontiera rischiano di costringere le vite in transito a non transitare, a fermarsi indefinitamente. Consigliano forse di restare dentro i confini rassicuranti del conosciuto. Invitano persino a logorarsi in allenamenti estenuati, a stancarsi negli esperimenti, a provare tutte le esperienze possibili e ad assumere tutte le informazioni disponibili.
Gli educatori cristiani sono quelli che hanno esperienza della presenza affidabile di Gesù, della sua promessa credibile, della sua parola che illumina il passo possibile.
Gli educatori cristiani stanno alla frontiera, ma incoraggiano le vite in transito a partire e suggeriscono che piuttosto che attrezzarsi con un bagaglio esagerato nell’impresa impossibile di prevedere ogni imprevedibile, conviene avere una buona guida che sappia orientare il cammino e assistere nei passaggi difficili.
Come Mosè gli educatori cristiani sono uomini e donne di frontiera che suggeriscono:
Il Signore, tuo Dio, lo attraverserà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni, in modo che tu possa prenderne possesso. Quanto a Giosuè, egli lo attraverserà davanti a te, come il Signore ha detto. Il Signore tratterà quelle nazioni come ha trattato Sicon e Og, re degli Amorrei, e come ha trattato la loro terra, che egli ha distrutto. Il Signore le metterà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho dato. Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà” (Dt 31,4-6).
Suggeriscono di seguire Gesù e di fidarsi di lui.