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Giornata dei missionari martiri, Valmadrera - 24 marzo 2023

24 Marzo 2023

Alcuni forse li chiamano eroi. Ne ammirano il coraggio. Ne raccontano le imprese. Scrivono libri e producono film. Li chiamano eroi. Cioè non è gente comune. Hanno doti e virtù eccezionali.

Alcuni forse li chiamano folli, temerari, gente imprudente. “Avrebbero potuto starsene a casa. Avrebbero potuto fare i propri affari ed evitare i pericoli. Sono andati a cercarseli i pericoli”.

Alcuni forse li chiamano benefattori dell’umanità. Sono in giro per il mondo per stare vicini ai più poveri, per dare una mano là dove le istituzioni sono assenti o troppo deboli o troppo corrotte. E loro sono là, per dare una medicina, per distribuire un sorriso, per insegnare a leggere e scrivere, per aprire un campo di calcio.

Noi li chiamiamo missionari. Sono andati perché sono stati mandati. Hanno accolto la voce di Gesù che li ha chiamati, che li ha resi partecipi dei suoi sentimenti, della sua compassione per figli e figlie di Dio imprigionati in situazioni senza speranza, in miserie e ingiustizie senza via d’uscita. Il Signore Gesù li ha chiamati e hanno accolto la vocazione come un dono, come l’offerta di una amicizia più preziosa di ogni altro dono. Il Signore Gesù li ha chiamati. Ne sono stati lieti, ne sono stati fieri, hanno deciso di stare con Lui. Hanno ritenuto che stare con Gesù fosse il tesoro più prezioso, la perla di grande valore per cui valeva la pensa di lasciare ogni cosa. Il Signore Gesù li ha chiamati e la sua voce è un messaggio d’amore così personale, così intenso, così vero, così commovente. Hanno deciso di stare con lui, di servirlo con tutta la loro vita. Perciò sono stati là dove c’è Gesù. Se uno mi vuole servire, mi segua. E là dove sono io sarà anche il mio servitore.

Il Signore Gesù li ha chiamati e li ha mandati: noi li chiamiamo missionari. Non sono andati di loro iniziativa, non hanno scelto, non sono andati perché amanti del pericolo. Non sono stati inebriati dall’ambizione di un eroismo, dal desiderio di diventare personaggi. Sono andati perché sono stati mandati. Non hanno pensato che della vita si può fare quello che si vuole. Hanno ascoltato la voce di Gesù e sono stati lieti di impegnare tutta la loro libertà per diventare servi obbedienti, per sempre.
Sono stati mandati e sono andati: non per fare una visita turistica, non per collezionare fotografie e avere qualche cosa da raccontare.  Sono andati perché sono stati mandati e perciò li chiamiamo missionari.      
Noi li chiamiamo missionari martiri, perché là dove erano per essere a servizio, come Gesù, mite e umile di cuore, sono stati affrontati con violenza incomprensibile, con crudeltà spietata. Gente armata ha assalito loro che erano inermi, a muso duro sono stati oggetto di violenza loro che sorridevano con dolcezza e tenerezza. Sono stati odiati mentre davano amore, sono stati oppressi mentre offrivano percorsi di liberazione, sono stati eliminati, mentre volevano rimanere a offrire speranza. Noi li chiamiamo martiri, cioè testimoni. Non dicono di sé, ma di Gesù, non amano dire quello che fanno, piuttosto dicono di come vive la loro gente. Non chiedono niente per sé stessi, ma invocano attenzione per paesi tribolati e per fratelli e sorelle, bambini e bambine ai quali dedicano il tempo e la vita.

Che cosa hanno da dire a noi, i missionari martiri? Che cosa ha da dire la “nostra piccola sorella Luisa”, figlia della nostra terra, uccisa ad Haiti, terra di nessuno?
Credo che abbia da dire: “Ascoltate la voce di Gesù, fratelli, sorelle! Lasciatevi convincere a rispondere a Gesù che vi chiama. Ascoltate Gesù. Seguite Gesù. Siate lieti e fieri di essere chiamati amici di Gesù. Ascoltate Gesù, non c’è altra vita se non in lui che è la vita. State con Gesù. Non abbiate paura, Gesù non vi ruba niente, ma vi dona tutto. Se cercate la gioia, se cercate un senso per la vostra vita, se cercate una ragione per la vostra speranza, in Gesù troverete gioia, vita, speranza. vivete la vostra libertà come risposta al Signore che vi chiama, servite Gesù e dove è lui sarete anche voi. Non andate a cercare i pericoli, ma se il Signore vi manda non abbiate paura. Nella gioia del Signore è la vostra forza. Non immaginate esperienze esotiche, non immaginate una vita avventurosa: in ogni parte della terra la vita è fatta di giorni che passano, uno dopo l’altro, di albe e tramonti, di ore liete e ore tristi. Vivete là dove la vita vi chiama, dove il Signore vi manda, vicino o lontano, sotto casa o ai confini della terra. Ma state con lui perché senza di lui non possiamo fare nulla. State con lui, perché solo con lui c’è speranza di vita, di vita eterna. Amate secondo il comandamento di Gesù: non domandatevi a che cosa serve, domandatevi piuttosto se state con Gesù e vivete come Gesù. Non calcolate i risultati, state con Gesù, come il seme che porta molto frutto in un modo che non si può prevedere.

Noi li chiamiamo missionari e martiri perché ci dicono di come Gesù li ha chiamati, li ha mandati e li ha resi un segno del suo Regno che viene. Noi li ricordiamo e ascoltiamo la loro testimonianza perché sono l’eco della parola di Gesù, il testimone fedele, il Figlio che ci rende figli.
Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra (Apc 1,4-5).