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Pietro, la sua crisi di fede. E la nostra fede.

XIX domenica del tempo ordinario, Konya (Turchia) - 13 agosto 2023

13 Agosto 2023

  1. La crisi di fede di Pietro.

Il Dio delle sorprese, il Dio della compassione, il Dio della potenza impressionante, il Dio onnipotente, il Dio, incomprensibile mistero, si rivela nell’opera di Gesù: i pochi pani bastano per la folla innumerevole, il solo toccare il mantello guarisce i malati che accorrono da ogni parte, all’apice della popolarità Gesù costringe i suoi ad andare altrove e si nasconde in preghiera nel mistero del Padre.
In questa tappa insieme gloriosa e inquietante del ministero di Gesù, Pietro vive una delle sue drammatiche crisi di fede.

Pietro rivela la sua fede in crisi: nell’infuriare della tempesta Pietro con tutti i discepoli non riconosce Gesù che si avvicina. “È un fantasma! Gridano spaventati. Dove sei, Gesù, ora che siamo in pericolo. Perché ci hai abbandonati? Non ti importa di noi, maestro che hai compassione di tutti?”. Pietro vede fantasma, una presenza inquietante proprio quando è necessaria una presenza rassicurante. Pietro vede un fantasma: una figura emersa da chi sa quale abisso di paura, di confusione, di immaginazioni sbagliate. Nella tempesta che spaventa non riconosce Gesù.

Pietro rivela la sua fede in crisi: la parola che annuncia la presenza di Gesù lo induce a pretendere una prova chiedendo uno spettacolo improbabile. “Signore, se sei tu comandami di venire verso di te sulle acque!”. Non gli basta la parola di Gesù dichiara la sua presenza: chiede un segno, come pretendono coloro che mettono Gesù sotto processo.

Pietro rivela la sua fede in crisi: la potenza del vento è troppo più aggressiva della presenza mite di Gesù. Pietro si convince che Gesù non è in grado di salvarlo, le potenze del male sono troppo più grandi, troppo più forti di Gesù

Pietro attraversa questa crisi di fede e cresce nella fede. Non basterà per giungere alla maturità della fede, ma sarà un passo avanti. In che modo compie un passo avanti?
Nella tempesta e nel pericolo estremo Pietro prega: Signore, salvami! E, nel momento in cui Gesù lo prende per mano, sente il rimprovero di Gesù: Uomo di poca fede!

 

  1. Noi, discepoli in cammino alla sequela di Gesù, e le prove della nostra fede.

La scena drammatica del Vangelo ci chiama a riflettere sulla nostra fede e sui nostri dubbi, sulle nostre crisi e sui passi avanti.
La crisi di fede di Pietro in un certo senso ci rassicura: non potremo spaventarci o dichiararci discepoli indegni o convincerci che non siamo all’altezza della vocazione a essere discepoli se anche noi attraversiamo crisi di fede.
Anche noi siamo messi alla prova.
Talora nella vita ci sentiamo abbandonati, proprio quando avremmo più bisogno di Gesù. Il modo di avvicinarsi di Gesù ci risulta incomprensibile. Vediamo fantasmi inventati dalle nostre paure. Gridiamo lo spavento di essere minacciati.
Talora nella nostra vita pretendiamo dei segni per mettere alla prova Dio: se davvero ci vuoi bene, dimostraci il tuo amore con qualche segno spettacolare, con qualche intervento miracoloso!
Talora nella nostra vita siamo spaventati e scoraggiati: il vento è troppo forte, il male è troppo potente, l’ambiente ostile è troppo invincibile. Siamo perduti!

Come potremo compiere passi avanti verso una fede più matura, dentro lo spavento della tempesta, nel momento in cui la nostra fede vacilla aggredita dal dubbio?

Abbiamo bisogno di pregare: Signore, salvami! La nostra preghiera non può essere la pratica rassicurante per custodire una buona abitudine. La nostra preghiera diventa un grido, una invocazione in cui si consegna la propria vita perché solo il Signore può salvarla. Nel consegnare la vita, nella preghiera che diventa grido e speranza, entriamo nel mistero. Non possiamo prevedere né pretendere di decidere come Dio ci salvi. Dio, infatti, è un mistero troppo grande perché la nostra fede lo possa contenere. Come Elia, spaventato dalle minacce della regina che lo vuole morto, dovremo stare sul monte a desiderare l’incontro misterioso: il Signore non è nel vento, non è nel terremoto, non è nel fuoco.
Dio abita il silenzio, il mormorio di una brezza leggera. Gesù salva prendendo per mano chi si mette in silenzio alla sua presenza e prega.

Abbiamo bisogno di lasciarci istruire da Gesù. Gesù rimprovera Pietro, come ha rimproverato i discepoli che si lamentavano di avere solo cinque pani e due pesci. Perché la nostra fede maturi, dobbiamo lasciare che i rimproveri di Gesù orientino il nostro pensiero, correggano i nostri pregiudizi, vincano le nostre paure, ci orientino a seguire Lui che è la via. Dovremo deciderci a imitare lui che è mite e umile di cuore.

Non è quindi scandaloso che anche noi abbiamo momenti in cui la nostra fede è in difficoltà e i dubbi sembrano spegnerla. Non è scandaloso, visto che è stato la stessa via percorsa da Pietro e dai discepoli. Non è scandaloso, ma può essere un passaggio promettente se impariamo a pregare e se ci lasciamo rimproverare e correggere da Gesù.