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La contestata libertà dei figli di Dio

Terza domenica di Quaresima, Visita pastorale (Baggio). Milano, Parrocchia sant’Anselmo da Baggio V. - 11 marzo 2023

11 Marzo 2023

  1. La visita pastorale

La visita pastorale è l’occasione per il vescovo per incontrare ogni comunità e dire: “voi mi state a cuore, io sento responsabilità per voi”. Ma ora si compie nella semplicità di un incontro fraterno: voi mi siete cari. Normalmente la sollecitudine per le diverse comunità è espressa attraverso i preti, i diaconi, gli operatori che ricevono dal vescovo il mandato. Ma oggi sono venuto di persona per dirvi: voi mi state a cuore!

La visita pastorale è anche il momento per dire a ogni comunità parrocchiale e locale: “Voi fate parte della Diocesi. La Chiesa non è realizzata nella singola parrocchia, ma nella comunità diocesana, nel configurarsi della Comunità Pastorale nella sua articolazione decanale.  Siamo chiamati dalla necessità e dal Vangelo a superare l’isolamento della comunità nel quartiere e della parrocchia nel territorio più vasto del decanato e della diocesi: “Ci è apparso con chiarezza che questo modo di pensarci (in isolamento rispetto al territorio) non era evangelico e ci siamo proposti di convertirci: dobbiamo diventare un “noi”, abbattendo  tutti i muri, visibili e invisibili, che ci separano gli uni dagli altri”(Il selfie dell’11 marzo 2023 – note per l’arcivescovo in occasione della visita pastorale, 1). Abbiamo cercato di educarci a diventare costruttori di ponti anche attraverso laboratori di comunità e laboratori di comunicazione empatica non violenta, nei quali ci siamo fatti guidar da esperti in questi ambiti (ibid 2)
Dal febbraio dell’anno scorso (2022) ci siamo messi in cammino verso la costituzione della comunità pastorale con la parrocchia di sant’Apollinare, da cui la parrocchia di sant’Anselmo è stata staccata nel febbraio 1970. In verità i passi compiuti sono stati assai pochi (ibid 3)

La visita pastorale è anche momento di grazia per celebrare l’Eucaristia e chiedere che la parola di Dio sia lampada per i nostri passi. Quali indicazioni ci offre Gesù in questa terza domenica di Quaresima?

  1. Un contesto ostile? Raccolsero pietre per gettarle contro Gesù.

Che cosa merita un uomo se dichiara che non sono destinati a morire, ma chiamati a vivere? che cosa succede quando viene indicata la via della vita che vince la morte? Sarà preso a sassate, sarà condannato a morte, se osa mettere in discussione la signoria della morte.
Che cosa merita un uomo se annuncia che c’è una chiamata alla libertà? Che cosa succede se viene indicata la via della libertà nella parola che viene da Dio? Sarà preso a sassate, sarà condannato a morte, se osa affermare che l’arbitrio e il capriccio che inducono al peccato rendono schiavi del peccato; merita di morire che annuncia la libertà!
Che cosa merita un uomo se annuncia la possibilità di conoscere la verità di Dio, di entrare in comunione con Dio come Padre, di proclamare il compimento delle speranze di Abramo? Sarà preso a sassate, merita di morire, è un bestemmiatore!
L’ostilità contro Gesù coglie l’essenziale del suo messaggio e lo trova insopportabile.

 

  1. Una missione irrinunciabile per il bene della gente.

I discepoli di Gesù non sono quelli che non capiscono bene che cosa Gesù dica e quindi lo seguono per simpatia, per tradizione, per una qualche convenienza. I discepoli colgono l’essenziale del messaggio e lo trovano irrinunciabile, anche in un contesto ostile.

Gesù parla della vita: non come di una filosofia consolatoria, ma come del dono che sperimentano quelli che osservano la sua parola. Gesù si rivela come colui che dà la vita, colui che è la vita. di questo noi siamo testimoni. Il contesto, come ai tempi di Gesù, può essere ostile. Sembra che molta gente nel nostro tempo manifesti una specie di insofferenza per la speranza, come se dicesse: “Non raccontateci favole. Noi non sappiamo niente della morte, ma siamo certi che siamo vivi per morire. Lasciateci la nostra disperazione!”
Noi però siamo testimoni della promessa di Gesù, ci affidiamo a lui e continuiamo a preparare la Pasqua, la festa che celebra la risurrezione di Gesù. Viviamo nella persuasione che questa vita di ogni giorno con tutto il suo bene e tutto il suo male ha un senso, può ospitare la gioia, dà buone ragioni per fare il bene ed evitare il male perché, come Abramo, esultiamo nella speranza di vedere il giorno del Figlio dell’Uomo. Abbiamo visto il giorno di Gesù e siamo pieni di gioia, facciamo Pasqua.
Testimoni della speranza accompagnata dalla gioia.

Gesù parla di Dio: non come di una ipotesi o di una dottrina tramandata dai secoli o di una proiezione di un desiderio di rassicurazione. Parla di Dio e ne rivela la verità: Dio è Padre e condivide con i discepoli che lo ascoltano quello che ho visto presso il Padre. Infatti da Dio sono uscito e vengo.
Il riferimento a Dio sta scomparendo: è una ipotesi non necessaria; è una credenza infantile; è una scelta privata; infine non si sa perché dovremmo fare riferimento a Dio.
I discepoli di Gesù sono tentati di lasciarsi contagiare dell’indifferenza verso Dio; si rendono popolari compiendo le opere buone che la gente si aspetta da quelli che si dicono cristiani. Perciò sono molto indaffarati, desiderosi di rendersi utili. Gesù però chiama a trovare un fondamento più solido per la speranza e un criterio più esigente nel valutare il bene e il male e suggerisce la via che conduce all’intimità con Dio. Insegna a pregare: “Padre!”.
Amici di Dio, gente che prega.

Gesù parla della libertà: non come una condizione di solitudine in cui ciascuno è abbandonato a sé stesso e diventa facile preda dell’ingranaggio in cui si trova, fragile vela senza timone, spinta chi sa dove dal vento che tira. La rivendicazione della propria libertà come pretesa che le proprie scelte siano insindacabili è un atteggiamento molto comune, a quanto sembra.
I discepoli di Gesù accolgono con gratitudine la rivelazione che la libertà è liberazione dal peccato per entrare nella relazione con il Padre, come figli amati, resi partecipi di tutti i beni della casa di Dio.
Perciò vivono i loro giorni non come uno smarrimento insensato o esaltato o arrabbiato, ma come la risposta alla vocazione: chiamati per nome, amati per quello che sono, ricolmi di doni, abilitati alla responsabilità di farsi carico di aggiustare il mondo per preparare la via al Signore che viene.
Venga il tuo regno!
Operatori di pace, costruttori delle vie del Regno.

Gioia, preghiera, segni del Regno