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Grazie a Dio che ci dà la vittoria (1Cor 15,57)

Festa patronale san Vittore. Lainate, Parrocchia S. Vittore M. - 8 maggio 2023

8 Maggio 2023

  1. Destinati alla sconfitta

Sembrano destinati alla sconfitta: sono agnelli in mezzo ai lupi. Come potranno non dico vincere, ma sopravvivere?
Sono i discepoli di Gesù. Il potere dell’imperatore, l’ostilità degli intellettuali, l’impopolarità di cui li circonda la gente sono forze così enormi che i discepoli di Gesù non se la possono cavare. Hanno seguito Gesù e perciò li aspetta la stessa sorte. Anche contro Gesù s’è scatenata la folla che grida: “Crocifiggilo!”, anche contro Gesù si sono organizzati gli intellettuali, gli esperti della legge, le autorità della religione e dell’impero. Gesù è l’agnello destinato alla sconfitta, in mezzo ai lupi.
Così i discepoli di Gesù.

Sono rimasti pochi: molti hanno avuto momenti di entusiasmo per la vita cristiana, da bambini si sono incantati di fronte alle tradizioni della devozione, ai racconti del vangelo. Ma poi hanno trovato più divertente un altro modo di vivere, hanno sentito che era obbligatorio conformarsi a un’altra mentalità, hanno pensato che non fosse più di moda essere cristiani. Per stare al mondo bisogna seguire le mode del mondo.

Sono impopolari: i discepoli fedeli sono considerati gente antipatica. Si ostinano a difendere cose del passato e non riescono ad ammettere che i tempi sono cambiati e che quello che era male adesso può essere un bene.
Sono convinti che la vita sia una vocazione alla felicità e non credono che si nasca per morire e finire nel nulla. Perciò sentono la responsabilità di mettere a frutto i loro talenti e di vivere bene, perché sanno che devono rendere conto. La mentalità del mondo invece vive nella convinzione che siamo destinati a finire nel nulla e pensa: “che cosa vuoi che mi importi di quello che Dio vuole? Io voglio vivere a modo mio e poi finire nel nulla!”.
Difendono la famiglia e si ostinano a dire che il mondo può andare avanti e le persone possono essere felici se un uomo e una donna si amano per sempre e generano figli. Mentre la mentalità del mondo suggerisce piuttosto: che cosa interessa se il mondo va avanti o non va avanti? Quello che mi interessa è poter fare quello che voglio.
Dicono che siamo tutti fratelli e sorelle e quindi tutti chiamati a una vita dignitosa e a una città accogliente per tutti. Mentre la mentalità del mondo dice: che cosa mi interessa degli altri, quelli che sono poveri, quelli che scappano da altri paesi, quelli che cercano lavoro e casa? Quello che mi interessa è di stare bene io con i miei.

Sono dunque destinati a essere sconfitti ed eliminati.

 

  1. Rivestiti di immortalità.

I discepoli di Gesù non si meravigliano che le potenze del mondo e la mentalità della gente contemporanea li dichiarino destinati alla sconfitta e li circondino di impopolarità. Hanno ascoltato Gesù che lo aveva loro annunciato. Non si ritengono migliori degli altri, sono solo testimoni che c’è una sola via per vincere la morte, è la via di Gesù.
Perciò seguono Gesù, desiderano vivere nella sua amicizia. Credono che Gesù è risorto, vivo, più vivo dei potenti della terra; è sapienza di Dio, più sapiente di tutti le sapienze della mentalità del mondo; è gioia di Dio, più lieta di ogni umana allegria.
I discepoli sono in cammino perché sono il popolo della speranza e percorrono ogni strada della terra, cercando di camminare solo sulla strada percorsa da Gesù; abitano ogni luogo della terra, certi che in realtà abitano nella comunione con il Padre e con il Figlio nell’amore dello Spirito Santo.

Sono molti i discepoli di Gesù? Sono pochi? Sono giovani? Sono vecchi? Che lavoro fanno?
Non ci sono risposte a queste domande. I discepoli di Gesù sono dappertutto.
A qualcuno capita di attirare l’attenzione e contro di lui si accanisce l’ostilità del mondo e in lui si rivela la potenza di Dio. Così qualcuno diventa famoso. Come Vittore: era un soldato, un soldato qualsiasi, un servitore serio dell’imperatore, ma più ancora un servo del Signore, come tanti.
A motivo della morte è diventato famoso e si è rivelato a tutti come un uomo che viveva la vita mortale nella speranza di rivestirsi dell’immortalità.
Con il suo morire incoraggia a vivere, convince tutti i discepoli che abitano in ogni parte della terra, che fanno ogni mestiere, che parlano ogni lingua che vale la pena di seguire Gesù.

Così coloro che venerano san Vittore come patrono sono incoraggiati a imitarne l’esempio, a seguire Gesù. Sanno che, come tutti, devono attraversare la morte, ma sono certi che con Gesù si rivestiranno di immortalità. Perciò continuano a essere il popolo della speranza, anche se sperimentano talora di essere pochi, di essere antipatici e impopolari. Continuano a essere il popolo della speranza e a testimoniare che vale la pena di seguire Gesù.