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Nella storia, la grazia sorprendente

Professione Perpetua Fr Michele TRABACCHINO. Milano, Basilica di sant’Ambrogio - 5 novembre 2022

7 Novembre 2022

La professione perpetua è l’ingresso nella sequela sorprendente, non è l’assestarsi in una consuetudine. La professione perpetua è come un legno che si consegna al fuoco, prende fuoco, deve ardere, e nel fuoco si trasforma in dono di luce, di calore, di allegria. La professione solenne non è porre dei limiti alla libertà, ma “liberare la libertà” perché si compia la vocazione alla santità. La libertà infatti può essere imprigionata dalla distrazione, dalla incertezza, dall’asservimento a gratificazioni immediate. La persona è veramente libera quando ama di amore fedele ed esplora il mistero inesauribile dell’amore.
La professione perpetua è la decisione di consegnarsi al Signore delle meraviglie e delle sorprese.
Le letture scelte per questa celebrazione raccontano di alcune sorprese che sconcertano i protagonisti e cambiano loro la vita.

  1. La sorpresa di Pietro: Signore, tu lavi i piedi a me? (Gv 13,1-33).

Pietro è sorpreso per il gesto di Gesù di compiere per i suoi discepoli il servizio dello schiavo. Pietro obietta: “Non sta bene. Non è coerente con la tua dignità di Signore e Maestro. Se ti abbassi così gli altri non ti rispetteranno, non ti onoreranno, non ti ubbidiranno. Non è tanto per te personalmente, ma per la posizione che occupi…”
Ma il gesto sorprendente di Gesù che lava i piedi ai discepoli non è un rito riservato al pomeriggio del giovedì santo, ma uno stile che richiede pratica abituale, una attenzione che traduce il principio della fraternità nella naturalezza del servire, anche come fa uno schiavo verso il suo padrone.
Il gesto sorprendente di Gesù è anche un messaggio per ciascuno dei suoi discepoli e per la cura della comunità. Infatti come si fa ad andare d’accordo quando si è in una comunità con sensibilità diverse e personalità particolari? La via della fraternità è percorsa da chi si mette a servire e tutta la comunità ne riceve pace, armonia, gioia e serenità nell’appartenenza.

 

  1. La sorpresa di Abramo: vattene dalla tua terra (Gen 12,1s)

Abramo è sorpreso dalla vocazione a lasciare la terra dei suoi padri per andare in una terra sconosciuta, in cui vivere come straniero. Non si tratta solo di uno spostamento geografico, da un paese all’altro. Piuttosto Abramo è chiamato a decidere di affidare al Dio che lo chiama la sua vita e la sua speranza, a non sentirsi padrone della sua vita e dei suoi progetti, a non organizzarsi per realizzare con le sue risorse i suoi desideri.
La vocazione di Abramo è un esempio sconcertante per la sensibilità del nostro tempo: Abramo infatti parte, come molti partono dalla loro terra; ma i migranti partono perché progettano una vita migliore per sé e per i loro familiari, Abramo non ha progetti suoi, piuttosto risponde alla chiamata di Dio. Potremmo dire è la sorpresa dell’obbedienza, accettare che la propria vita sia diretta non dalle proprie aspettative ma dalla docilità al Signore, come Gesù che si è fatto obbediente al Padre, fino alla morte e alla morte di croce.
La decisione sorprendente di Abramo è la via sorprendente della libertà che i consacrati professano e praticano e testimoniano nella Chiesa: libero perché mi fido, libero perché mi consegno, libero perché decido non di compiere la mia volontà, ma la volontà di Dio e di coloro che interpretano per me la volontà di Dio.

 

  1. La sorpresa del credente: di chi avrò paura? (Sal 27,1).

La testimonianza del salmista è sorprendente per la serenità e sicurezza che canta nel suo cantico. è la sorpresa della serenità di fronte al presente e al futuro, nei contesti favorevoli e nei contesti ostili. Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. … Nella sua dimora mi offre riparo nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua tenda ..(Sal 27).
Nel contesto in cui la paura paralizza le buone intenzioni, la paura di perderci qualche cosa, la paura degli altri, la paura di quello che può succedere, la paura del futuro, è sorprendente la serenità di chi canta la sua fiducia nel Signore.
La consacrazione con la professione perpetua è quel consegnarsi al Signore che si libera dalla preoccupazione per se stessi e perciò si può dedicare al servizio degli altri, può dedicarsi alla missione che gli è affidata.

La decisione di fr Michele di consacrarsi con la professione perpetua è il perseverare su una strada in cui si dispone a sperimentare sorprese, come quella di Pietro, la scelta di servire, quella di Abramo, la scelta di partire nella fede, quella del salmista, la grazia dell’incrollabile fiducia.
Con la sua decisione fr Michele incoraggia anche noi a vivere la vita cristiana come una vita sorprendente: nel servire, nel credere, nell’avere fiducia.