Callisto nacque a Roma nella seconda metà del secolo II. Fu schiavo, intraprendente finanziere e amministratore dei beni di un cristiano di nome Carpoforo. Si rese però più volte colpevole di irregolarità di gestione, tanto da meritarsi nel 186 la condanna all’esilio nelle miniere di Sardegna. Liberato per l’intervento di papa Vittore, andò ad Anzio. È qui che papa Zefirino (198-217) venne a cercarlo per ordinarlo diacono e incaricarlo di costruire il primo cimitero catacombale della comunità cristiana sulla via Appia – che ancora oggi porta il suo nome -, dove furono sepolti tutti i papi di quell’epoca.
Per i suoi meriti e le sue doti, nell’anno 217 alla morte di papa Zefirino, fu eletto a succedergli. Ma il prete Ippolito, uomo dotto e asceta severo, non accettò questa elezione e si fece nominare come Vescovo alternativo da un piccolo gruppo di fedeli rigoristi, provocando il primo scisma all’interno della Chiesa di Roma.
Il papa Callisto si ricorda soprattutto per la sua difesa della fede ricevuta dalla tradizione, particolarmente la fede trinitaria e per la scelta della linea evangelica della misericordia nei problemi morali e della prudenza nelle questioni giuridico-canoniche: scelte che gli hanno attirato l’accusa di “lassismo” da parte di rigoristi come Ippolito a Roma e Tertulliano in Africa. Callisto – come sembra – morì martire il 14 ottobre 222, durante una sommossa popolare nella zona di Trastevere e fu sepolto nel vicino cimitero di Calapodio sulla via Aurelia, non potendo i fedeli correre il rischio di deporlo nel cimitero papale da lui costruito sulla via Appia.
San Callisto I, papa e martire
Sabato prima della Dedicazione