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S. Giovanni XXIII, papa

VII Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore

11 Ottobre 2020
Giovanni XXIII

Nella memoria della Chiesa il giorno 11 ottobre segna una svolta decisiva, l’inizio di una nuova stagione dello Spirito: è il giorno infatti in cui, nel 1962, il papa s. Giovanni XXIII apre ufficialmente i lavori del Concilio Vaticano II. Lo aveva annunciato al mondo già all’inizio del suo pontificato, non ne vedrà la conclusione, ma aveva impresso alla riflessione collegiale della Chiesa l’impulso decisivo e aveva orientato con discrezione e discernimento i padri conciliari ad aprirsi al soffio dello Spirito.
In questa stessa data è fissata, dal giorno della sua beatificazione avvenuta il 3 settembre 2000, la memoria liturgica di lui.
Nato a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881 in una numerosa e modesta famiglia di contadini, ricevette nel suo ambiente di origine una semplice e solida formazione cristiana, e apprese subito a riconoscere nella povertà una benedizione del Signore. Negli anni del seminario maturò quelle intuizioni spirituali che lo renderanno trasparenza luminosa del vangelo di Gesù. Avviato dai suoi superiori alla carriera diplomatica, divenne nunzio apostolico in Bulgaria, poi a Istanbul e a Parigi. Incontrando nella sua missione alti esponenti della gerarchia ortodossa aprì la strada a quei contatti fraterni tra Oriente ed Occidente che saranno una delle principali sollecitudini del suo pontificato. Nominato nel 1953 patriarca di Venezia, mostrò il volto evangelico della Chiesa, chiamata ad essere povera e in ascolto del suo Signore, accogliente e misericordiosa perché anch’essa generata dalla misericordia. Il 28 ottobre 1958, a 77 anni, Roncalli a sorpresa uscì dal conclave papa della Chiesa universale. Giudicato come un pontefice di transizione, papa Giovanni, con le sue scelte – l’indizione del Concilio ecumenico innanzitutto –, con le sue encicliche e con il suo stile pastorale rinnovò il volto della Chiesa, segnando la fine dell’età post-tridentina. Morì il 3 giugno 1963, vegliato nelle sue ultime ore da moltitudini di uomini che avevano riconosciuto il suo cuore di pastore.

In questo giorno la Chiesa ricorda anche  s. Alessandro Sauli, vescovo.
Nato a Milano nel 1534 da famiglia genovese, Alessandro riceve la sua formazione a Pavia, dove compie gli studi umanistici. Nel 1551, a diciassette anni, è accolto nella Congregazione dei Barnabiti da poco fondata – di cui a trentatré anni diventerà superiore generale – dove completa la sua già larga cultura umanistica con una solida cultura teologica. Tornato a Milano, superiore nel Collegio di S. Barnaba, si distinse per la sua predicazione e l’opera di educazione dei giovani studenti.
A Milano entra in stretta relazione con san Carlo Borromeo che lo sceglie come suo confessore e consigliere. E sarà san Carlo a conferirgli l’ordinazione episcopale quando nel 1570 fu eletto pastore della Chiesa di Aleria in Corsica. L’isola selvaggia e poverissima, allora sotto la dominazione di Genova, era considerata un semplice pontile di sbarco; mancava di tutto, vi imperversava sovrana sulle coste la malaria e sui monti il brigantaggio. “Ma almeno Dio – aveva detto il vescovo santo – non ci mancherà”. Per venti anni vi si prodigò instancabile per la restaurazione della vita cristiana alla luce degli insegnamenti del Concilio di Trento: lottò contro la miseria, l’ignoranza, l’abbrutimento, si impegnò nella formazione del clero, si dedicò senza risparmio all’evangelizzazione del popolo, cercando di placare gli odi tra le famiglie e impedire le vendette.
Chiamato alla sede di Pavia, lasciò con dolore la povertà della sua isola, ma continuò a condurre vita di grande austerità, non rifuggendo da nessuna fatica. Morì pochi mesi dopo il trasferimento, l’11 ottobre 1591, mentre attendeva alla visita pastorale.