La devozione al Sacro Cuore è apparentemente tardiva nella storia della Chiesa, in quanto non si configura come tale che alla fine del XVII secolo, in seguito alle rivelazioni di santa Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione e al movimento che ne seguì. Ma le sue radici sono molto più antiche. I Padri della Chiesa, principalmente in Occidente, sviluppano il tema della Chiesa come la nuova Eva che nasce dal costato di Cristo, vedendo nel sangue e nell’acqua che escono dalla ferita aperta dalla lancia del soldato l’annuncio del battesimo e dell’eucaristia. I mistici poi del XII secolo passarono dalla contemplazione delle piaghe di Gesù a quella del suo Cuore divino: tutto l’amore di Dio ha fatto battere il cuore di un uomo-Dio, quello di Gesù.
San Bernardo scrive: “Il segreto del suo cuore appare a nudo nelle piaghe del suo corpo; si vede allo scoperto il mistero dell’infinita bontà”. Nel XIII secolo, secondo la sensibilità dell’epoca, coltivano l’esperienza dell’umanità di Gesù alcune espressioni della mistica femminile come santa Metilde e santa Geltrude, monache cistercensi di Helfta.
La devozione poi si diffonde tra i figli di san Francesco e gli altri ordini religiosi, fino ai primi gesuiti e passa nel culto pubblico in diversi luoghi della Francia, finché nel 1856 la festa è estesa alla Chiesa universale.
Il 27 giugno la Chiesa ambrosiana celebra la memoria di sant’Arialdo, diacono e martire dell’XI secolo.
Nato a Cucciago, ordinato a cinquant’anni diacono della Chiesa di Milano, si dedicò alla formazione dei giovani che aspiravano alla vita ecclesiastica. Fu promotore e predicatore della riforma della Chiesa, schierandosi col movimento dei “patarini” che auspicavano il miglioramento morale del clero e del popolo e il ripristino della piena libertà della Chiesa dalle ingerenze politiche.
Costituì attorno a sé una comunità di chierici, impegnati a vivere secondo il Vangelo, per i quali predispose un’abitazione comune, detta “la Canonica”, accanto a una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nella lotta scatenata contro i propugnatori della riforma dall’arcivescovo Guido e dai suoi seguaci, Araldo fu cacciato da Milano, imprigionato nel castello di Angera, sul Lago Maggiore, e assassinato, il 27 giugno 1066.
Il corpo di sant’Arialdo fu riportato a Milano l’anno dopo nella chiesa di S. Celso, di qui traslato nella chiesa di S. Dionigi e quindi in Duomo. Il culto locale del Santo è stato approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti nel 1904.