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Mercoledi, Settimana della IV Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore

Santa Tecla, vergine e martire

24 Settembre 2014

 

Dalla fine del II secolo è attestato il culto di santa Tecla, donna cristiana che non ha esitato a versare il suo sangue per Cristo Signore. Le Chiese ortodosse e greco-cattoliche la chiamano ‘megalomartire’, cioè prima grande donna cristiana che subì il martirio. In effetti è la santa del cui culto si possiede la documentazione più antica, pur gravando la più completa oscurità storica sulla sua vita.

Folta letteratura leggendaria sorse, già in epoca patristica (fine II sec.) in Asia Minore (secondo il testo apocrifo degli Atti di Paolo e Tecla, a Iconio sarebbe stata convertita al cristianesimo da san Paolo: cfr. At 14, 1-7), e poi per tutto il medio evo circolarono versioni molteplici della sua passio. In suo onore furono edificate molte chiese: il luogo di origine del suo culto sembra essere Seleucia, già meta di folti pellegrinaggi in età antica (cfr. Itinerario di Eteria, 23,5). Qui l’imperatore Zenone (V sec.) fece edificare ben tre basiliche in suo onore. Il culto di santa Tecla fu vivo anche in Spagna, e in particolare a Tarragona, di cui è patrona. Ad essa venne dedicata la primitiva cattedrale eretta a Milano verso la metà del IV secolo.

Alle vergini consacrate il vescovo sant’Ambrogio propose ripetutamente, addirittura accanto alla beata Vergine Maria, Tecla come modello di fede e di costante perseveranza nell’amore del Salvatore: “Maria vi insegni una regola di vita, Tecla vi sia maestra nel sacrificio” (De Virginibus, II, 3, 19). A partire da sant’Ambrogio,

Tecla ebbe nella Chiesa di Milano un culto particolarmente vivo, a differenza della Chiesa romana e a somiglianza con le Chiese d’Oriente. Il nome di questa martire è iscritto fin dai tempi antichi nel canone della Liturgia ambrosiana. In questo stesso giorno le Chiese ortodosse fanno memoria di Silvano del Monte Athos, monaco (1866-1938). Simeone Ivanovic Antonov, nato in Russia da famiglia contadina, nel 1892 entrò nel monastero athonita di S. Pantaleone, compiendo una splendida parabola di vita, che dai focosi inizi di uomo violento e passionale conduce, grazie a un’umilissima docilità all’azione dello Spirito Santo, a una figura spirituale di altissimo livello.

L’esperienza dell’amore di Dio scioglie progressivamente e dilata lo spazio del suo spirito. La desolazione del cuore vissuta in fiducioso abbandono, l’amore ai nemici e una compassione senza confini sono i tratti che più lo caratterizzano. Pur nominato economo del monastero, costituito da centinaia di monaci, intraprese senza mai arrestarsi un cammino di assimilazione al Signore misericordioso che lo rese fiaccola luminosa per innumerevoli persone che accorrevano a lui per chiedere una parola e la sua preghiera.