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Martedi, Settimana della VI Domenica dopo l’Epifania

San Patrizio, vescovo

18 Febbraio 2014

Nacque nella Britannia romana verso il 385 da genitori cristiani appartenenti alla borghesia. Il padre, Calpurnio, era uno dei consiglieri municipali. A 16 anni, mentre si trovava nella proprietà terriera del padre, Patrizio fu preso e fatto prigioniero da predatori irlandesi, e poi portato nella zona nord-orientale dell’Irlanda. Il periodo di cattività che trascorse pascolando le pecore, nella solitudine, lo aiutò a ritrovare Dio e lo orientò a una vita di preghiera e di penitenza. Dopo sei anni udì in sogno una voce che gli diceva di fuggire a sud, dove lo attendeva una nave. Arrivato in Gallia, raggiunse la sua famiglia. Dopo aver seguito un corso di studi, forse a Auxerre, un altro sogno, nel quale udì la voce degli irlandesi che gli chiedevano di ritornare, lo allontanò nuovamente dalla sua patria. Nel frattempo era morto Palladio, inviato da papa Celestino I in Irlanda per servire le varie comunità cristiane del paese.

Patrizio allora, nel 422, fu ordinato vescovo e inviato in Irlanda come suo successore. Negli anni di prigionia Patrizio aveva potuto conoscere la gente e la struttura sociale dell’isola, priva di centri cittadini e organizzata in clan, retti ciascuno da un capo indipendente. In questa struttura Patrizio seppe inserire la sua opera di evangelizzatore, formando un clero locale e piccole comunità cristiane in seno allo stesso clan.

Durante la sua esperienza in Gallia egli aveva potuto apprezzare il valore della vita monastica, e così, mentre provvedeva in Irlanda alle Chiese locali, gettava il seme di una vita monastica intensa, erigendo varie abbazie, che saranno l’embrione delle future città. Controversa è la data della sua morte, che avvenne verso il 461. Patrizio ci ha lasciato due scritti molto importanti: la Confessio e la Lettera a Coroticus.

Nel calendario romano san Patrizio è ricordato il 17 marzo. Nel 1455 in questa data moriva fra’ Giovanni di S. Domenico, noto come Beato Angelico. Nei suoi dipinti seppe realizzare l’armonia tra l’arte e la purezza di cuore di un vero cercatore di Dio. Nel convento fiorentino di S. Marco ci ha lasciato una delle espressioni più pure dell’arte religiosa del Rinascimento.