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Mente per comprendere, occhi per vedere, orecchi per udire

Giubileo diocesano dei cori, Milano, Duomo - 8 novembre 2025

8 Novembre 2025

1. «Fino a oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere»

Ecco come vivono gli uomini: senza capire; ecco come guardano gli uomini: senza vedere; ecco come sentono gli uomini: senza ascoltare. Vedono la storia piatta, vedono la vita come l’inesorabile scorrere del tempo, vedono la terra come un deserto che si attraversa a stento, senza gusto, senza gioia, senza sapere dove e come finisce.

Non sentono desiderio d’altro. Si accontentano. Trovano sollievo nelle distrazioni. Ritengono saggezza il rassegnarsi. Vivono una storia piatta su una terra piatta, che non ha bisogno di cielo.

 

2. «Tu, Padre, hai rivelato questo cose ai piccoli»

Per quelli che ritengono saggezza la rassegnazione e realismo la disperazione la missione di Gesù è un fallimento: «Tu hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti». La presunzione di sapere impedisce di imparare.

Ma i piccoli, i semplici, gli assetati di una verità luminosa e di una parola amica ricevono la rivelazione di Gesù: conoscono il Padre. Noi desideriamo essere tra i piccoli che accolgono la rivelazione di Gesù e sono introdotti alla conoscenza di Dio.

 

3. L’itinerario per comprendere, vedere, udire

Il primo passo per entrare nella verità di Dio è lasciarsi condurre nella vita, nel deserto, nel cammino di liberazione da coloro che Dio ha scelto come guida del suo popolo: «Io vi ho condotto per quarant’anni nel deserto». Sono le esperienze che gli inviati di Dio fanno fare al popolo anche se il popolo non comprende. Sono le esperienze infantili. È quella docilità un po’ indisciplinata, che obbedisce e disobbedisce, che sta attenta e si distrae.

Il secondo passo è la prima alleanza. La prima alleanza, quella che «il Signore, tuo Dio, stabilisce oggi con te per costituirti oggi suo popolo e per essere egli il tuo Dio». L’alleanza antica è un principio di appartenenza al popolo di Israele, è la consegna di norme di comportamento che distinguono il popolo di Dio dagli altri popoli e impone di guardarsi dal volgere «il cuore lontano dal Signore, nostro Dio, per andare a servire gli dei di quelle nazioni».  L’alleanza è un trattato in cui Dio consegna al popolo la sua legge scritta sulle tavole di pietra per indicare il comportamento da tenere.

Il terzo passo è la nuova alleanza. La Pasqua di Gesù è il sacrificio della nuova ed eterna alleanza e il dono dello Spirito scrive la legge di Dio non sulla pietra o nelle regole, ma nel cuore. I piccoli ricevono la rivelazione che Dio è Padre, come lo rivela Gesù. Coloro che accolgono con l’animo dei piccoli la rivelazione di Dio sono salvati perché ricevono la vita di Dio e vivono in Gesù: non una lezione di catechismo, ma una comunione in cui possono dimorare.

Il quarto passo è la gloria. Il compimento della nuova ed eterna alleanza è il cantico di riconoscenza, di esultanza. Come Maria, siamo chiamati a rispondere al dono della vita di Dio cantando il Magnificat. Cantare la gioia, cantare l’amore è quindi l’esito desiderabile della conoscenza di Dio: secondo le immagini dell’Apocalisse così si compie la storia, con un immenso coro che canta la gloria di Dio.

 

4. La storia di un corista

Anche i cori e i coristi possono raccontare l’itinerario che fa del servizio alla celebrazione un cammino di conversione.

C’è chi si lascia condurre o forse anche trascinare. Partecipa alle celebrazioni ma non canta, canta, male, canta senza capire che cosa canta, senza trovare nel cantare un’emozione o un pensiero. Come bambini svogliati, cantano e non cantano.

C’è chi abita nella prima alleanza, fatta di regole e di tecnica. Canta bene, canta per cantare, cerca l’esecuzione perfetta di cui compiacersi, si aspetta gli applausi e complimenti. Partecipa alle celebrazioni per cantare e negli intervalli tra un canto e un altro mette in ordine gli spartiti, gira le pagine, concorda la posizione delle voci, e aspetta di cantare.

C’è chi abita nella nuova alleanza, fatta di intima e sincera partecipazione. Canta per pregare, canta per aiutare a pregare, canta e la musica, le parole, l’essere insieme sono motivo di commozione e di conversione, come tutte le parti della celebrazione, i canti e i silenzi, le parole e i segni del mistero.

Il quarto passo è la gloria, il canto si unisce al canto di lode del Figlio: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra […] tutto è stato dato a me dal Padre mio». Il canto si unisce ai cori angelici e in un certo senso tutta la vita diventa canto, si canta con la voce e si canta con la vita.