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«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra»

Veglia Missionaria Diocesana: “Missionari di speranza tra le genti”, Milano, Duomo - 25 ottobre 2025

25 Ottobre 2025

1. Il fastidio della cenere

Fratello, sorella, io so del fastidio della cenere. Quando il grigiore ricopre lo splendore, quando una coltre tiepida non è né fredda né calda. Io so del fastidio che provi per la cenere: quando ti ricordi con nostalgia dell’entusiasmo di una volta e tiri avanti i tuoi impegni di servizio e di carità per inerzia, di malumore, con lamenti e risentimenti.

Io so del fastidio della cenere e perciò proclamo con intima speranza la parola di Gesù: io sono venuto con il fuoco! Il fuoco che riaccende l’ardore, il fuoco che arde e diffondere una specie di allegria, il fuoco che arde e contagia e fa ardere.

Come si accende questo ardore? Non sono i propositi di una sera. Non sono le emozioni di un’esperienza, non è il fascino di una testimonianza. Ogni scintilla parla del fuoco, ma si spegne in un attimo: senza Gesù non possiamo fare nulla.

 

2. Il peso delle inerzie

Fratello, sorella, io so del peso delle inerzie. Quando i vincoli ed i rapporti sono un impaccio ed una zavorra. Quando il papà, la mamma continuano a chiamarti “il mio bambino, la mia bambina” e mentre ti accontentano in tutto ti insinuano l’idea che tu non ce la puoi fare senza di loro, che tu devi essere accudito e non incoraggiato a percorrere la tua strada.

Io so del peso degli affetti che sembrano un ricatto piuttosto che una liberazione, quando uno slancio missionario o un desiderio di santità è frenato dai vincoli di famiglia o di comunità, come quello di quel tale che si trattiene dal dire che intende entrare in seminario o andare in missione perché “chi sa che dispiacere do a mia mamma o a mio papà”.

Gesù si dichiara dalla parte della libertà ed annuncia l’assoluto del Regno e ne conosce il prezzo: «Sono venuto a portare la divisione». Gesù non è certo contro gli affetti e la concordia in famiglia. Ma non può consentire che i figli nascano per realizzare i sogni del papà e della mamma e rimprovera Maria e Giuseppe che lo cercano: «Perché mi cercavate?».

 

3. Lo sconcerto della rivelazione di Gesù

Fratello, sorella, io so dello sconcerto della rivelazione di Gesù. Quando la pagina del Vangelo rivela che Gesù non si può ridurre a una bontà accondiscendente; che la mitezza di Gesù non è un languore, una sottomissione senza nerbo; che la sua attenzione alle persone non è un adeguarsi alle aspettative dei devoti, che hanno già deciso come deve essere buono Gesù, educato e rispettoso, una specie di poeta svagato e innocuo.

Io so che questa pagina del Vangelo può suscitare disagio e che non tutti sono disponibili ad ascoltare e ad assumere la radicalità evangelica, io so che questo discorso «è una parola dura! Chi può ascoltarla?». Ma non credo che Gesù sia disposto a retrocedere. Piuttosto pone forse la domanda inquietante: «Volete andarvene anche voi?».

 Noi chiediamo la grazia di rispondere come Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parola di vita eterna». Noi vogliamo restare con te, anche se la tua rivelazione è sconcertante e vogliamo seguirti, perché siamo infastiditi dall’impressione di essere cenere e vogliamo accogliere il fuoco, perché siamo appesantiti dalle inerzie e dai ricatti affettivi e vogliamo essere liberi di essere missionari di speranza tra le genti.