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«La pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo»

Memoria di san Giovanni Paolo II, Milano, Basilica di Sant’Ambrogio - 22 ottobre 2025

22 Ottobre 2025

Giovanni Paolo II è stato un grande sostenitore della pace attraverso la promozione della giustizia, del dialogo interreligioso e del perdono, affermando che “la pace è un cantiere aperto a tutti”. Ha lavorato per fermare la guerra attraverso negoziati ed appelli alla responsabilità universale, riunendo leader religiosi ad Assisi il 27 ottobre 1986 per pregare per la pace, ammonendo: «Mai più la guerra!».

Così ricorda il cardinal Etchegaray: «Davanti alla basilica di San Francesco, dove, intirizzito dal freddo, ognuno alla fine sembrava serrarsi strettamente all’altro (Giovanni Paolo II era vicino al Dalai Lama), quando giovani ebrei si sono precipitati sulla tribuna per offrire rami di ulivo, in primo luogo ai musulmani, mi sono sorpreso ad asciugare le lacrime sul mio viso» (Ricordo di Assisi dieci anni dopo).

 

Il vincitore riceve, dunque, un segreto, un nome nuovo, una pietruzza bianca. Nessun altro sa che nome sta scritto sulla pietruzza bianca. Ma chi la riceve lo conosce. Nessuno sa quando è donata la pietruzza bianca, ma chi la riceva si ricorda il giorno e l’ora.

«Karol Wojtyła nel 1942 entrò nel seminario clandestino diretto dall’arcivescovo di Cracovia Sapieha. Il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due settimane in ospedale, riportando un trauma cranico acuto, numerose escoriazioni e una ferita alla spalla. questo incidente e la sopravvivenza a esso sembrarono a Wojtyła una conferma della propria vocazione religiosa».

 

Dunque, è stato in un momento doloroso e di fragilità che ha ricevuto la pietruzza bianca. Ma la storia della pietruzza bianca che ciascuno riceve è complicata e tormentata. Ci sono infatti di quelli che ricevono la pietruzza e la buttano via, la nascondono, la ignorano. Invece che vincitori sono vinti: quelli che invece della pace fanno la guerra.

«A cercarne le componenti profonde, il male è, in definitiva, un tragico sottrarsi alle esigenze dell’amore. Il bene morale, invece, nasce dall’amore, si manifesta come amore ed è orientato all’amore. La logica dell’amore cristiano, che nel Vangelo costituisce il cuore pulsante del bene morale, spinge, se portata alle conseguenze, fino all’amore per i nemici: “Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete dagli da bere” (Rm 12, 20)». (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace 2005).

 

Ci sono di quelli che ricevono la pietruzza bianca, ma ne sono spaventati: “Io non sono capace, io non sono all’altezza, io ho paura, che cosa posso fare io. Avverto in me il fascino della vocazione che la pietruzza mi comunica, ma io non ho le forze, le condizioni, le capacità per rispondere. Come potrei andare per le strade del mondo senza prendere con me né pane, né sacca, né denaro?”.

«Considerare la vita come vocazione favorisce la libertà interiore, stimolando nel soggetto la voglia di futuro, insieme con il rifiuto d’una concezione dell’esistenza passiva, noiosa e banale. La vita assume così il valore di “dono ricevuto, che tende per natura sua a divenire bene donato”. Scoprire la presenza di Dio nella propria storia, non sentirsi più orfani, ma sapere di avere un Padre a cui ci si può totalmente affidare. Oggi però questa lettura cristiana dell’esistenza deve fare i conti con alcuni tratti caratteristici della cultura occidentale in cui Dio è praticamente emarginato dal vivere quotidiano» (Giovanni Paolo II, Messaggio per giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2000).

 

Ci sono di quelli che ricevono la pietruzza bianca e si arrabbiano: “Con che diritto Dio mi dà un nome nuovo? Quali pretese può vantare Dio sulla mia vita? La mia vita è mia e ne faccio quello che voglio”.

Ci sono di quelli che ricevono la pietruzza bianca e avvertono il fascino, la fierezza, lo stupore per essere chiamati con un nome nuovo e si fidano e si mettono in cammino, senza pane, senza sacca, senza denaro per una pace disarmata e disarmante. Diventano operatori di pace, figli del regno. Ne fanno forse motivo per un impegno, per una preghiera. Ne fanno forse una ragione di vita.