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Nell’autunno del mondo, si riconoscono germogli di primavera

Solennità della Dedicazione della Chiesa Cattedrale. Istituzione dei Ministeri: Lettori, Accoliti, Catechisti. Milano, Duomo - 19 ottobre 2025

19 Ottobre 2025

1. L’autunno del mondo

C’è dunque una parola di profezia per l’autunno del mondo, quel predisporsi della natura all’inverno in un trionfo di colori e nell’avvertire l’avvicinarsi della fine.

Così nell’autunno del mondo il popolo smarrito vive la civiltà in declino. Il popolo dei tempi di Isaia sperimenta la desolazione dell’esilio e la distruzione della città amata. Una civiltà in declino. Potremmo forse definire così la nostra società e il nostro tempo: un tempo di declino. Lo straordinario sviluppo tecnologico e le potenzialità che la tecnologia mette a disposizione non bastano a nascondere il declino della qualità della convivenza e un senso di scoraggiamento che semina tristezza.

Per fare riferimento alla parola che è stata proclamata in questa celebrazione si può forse dire che questo è il tempo in cui «l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»; si può forse dire che è il tempo in cui la gente si è dimenticata «della beneficenza e della comunione dei beni». L’elenco degli argomenti per descrivere il nostro tempo come un tempo di declino della società sarebbe forse inesauribile e riempie le parole di lamenti e i pensieri di tristezza. E nella società in declino anche la comunità cristiana può essere contagiata dalle parole del lamento e dai pensieri della tristezza.

 

2. «Ti chiameranno “Città del Signore”».

Nella desolazione scoraggiata c’è una parola di profezia, nell’autunno del mondo ci raggiunge la promessa in nome di Dio. C’è una promessa di un tempo di grazia, c’è una visione di speranza, c’è un invito alla costruzione della casa in cui sia desiderabile abitare, della comunità in cui tutti possano trovare pace. Come sarà questa città? Come sarà questa Chiesa? Noi che siamo qui riuniti in questa Cattedrale, casa di tutti i fedeli della Diocesi ambrosiana, siamo qui perché convocati dalla promessa e dalla responsabilità, per rispondere a questa domanda: come sarà la Chiesa in cui si compie la promessa del profeta?

 

2.1 Il Ministero dei Lettori

La città promessa dal profeta sarà la città in cui «il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore». La promessa del profeta rivela una presenza del Signore che non è rinchiusa nel tempio, non è un monumento da custodire, ma la luce per camminare, la vita di cui vivere, la gioia della consolazione: «saranno finiti i giorni del tuo lutto». Ecco come sarà la Chiesa: abitata dal Signore con una presenza contemplata, adorata, decisiva per la vita di ogni giorno. Sarà la Chiesa che non si spaventa per “il fiume in piena” perché è costruita bene: «ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia».

La roccia è Cristo, Verbo di Dio. La Parola di Dio è questa luce che orienta il cammino, è questa roccia che rende incrollabile la Chiesa, è la vocazione che chiama ciascuno. Perciò vogliamo dare rilievo al Ministero del Lettorato, perché la Parola sia proclamata, annunciata, accolta, vissuta.

 

2.2 Il Ministero degli Accoliti

La città promessa dal Signore sarà la città dove il sacrificio dell’alleanza si celebra non come un ricordo, ma come l’offerta della comunione: «Il Dio della pace che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue dell’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù vi renda perfetti in ogni bene». L’unico pane offerto ai molti fa dei molti un solo corpo.

Perciò istituiamo gli Accoliti, perché la cura per la celebrazione, il servizio per la Comunione ai fedeli in chiesa e ai malati nelle case non sia un adempimento per il funzionamento del rito, ma la distribuzione del Pane che dà la vita, il Pane che trasforma coloro che lo ricevono nel Corpo di Cristo che è al Chiesa.

 

2.3 Il Ministero dei Catechisti

La città promessa dal Signore non raduna una folla anonima, un insieme di indifferenze senza nome e senza volto. Sarà piuttosto la città in cui «l’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene». Ciascuno ha il suo tesoro, la sua vocazione. Ecco come sarà la Chiesa: la comunità in cui ciascuno è chiamato a vivere la sua vocazione e ad offrire il bene tratto dal buon tesoro del suo cuore.

Perciò istituiamo il Ministero dei Catechisti, perché ogni persona, ogni fascia di età, ogni situazione della vita sia raggiunta dalla premura della Chiesa che di ciascuno si prende cura, non perché ha bisogno di personale, ma perché ciascuno porti a compimento la sua vocazione.