1. La Visita Pastorale
La Visita Pastorale è l’occasione per dirvi che voi mi siete cari, che voi mi state a cuore. Un’attenzione che si esprime attraverso le persone che ricevono un mandato, che stabiliscono un rapporto di collaborazione con la pastorale diocesana: i preti, le suore, gli operatori della Caritas, i catechisti e le catechiste, ecc.
La Visita Pastorale è l’occasione per sottolineare l’appartenenza alla Chiesa Ambrosiana ed alla Chiesa Cattolica diffusa su tutta la terra. La presenza del Vescovo, che è unico per tutta la Diocesi, è l’occasione per invitare a vivere l’appartenenza alla Chiesa Ambrosiana. La Chiesa invita – come scrive il Consiglio Pastorale – a «continuare un lavoro profondo circa il fatto che non basta “dare una mano”, ma è sempre più fondamentale che laici, religiose, preti possano camminare insieme per aiutarsi a conoscere sempre meglio per chi svolgono il loro impegno, e quindi per sforzarsi di non produrre solo ottime iniziative, ma una vita buona che scaturisce dal Vangelo e dall’essere Chiesa. […]. Il Consiglio Pastorale rappresenta un segno concreto di questo cammino» (Relazione del Consiglio Pastorale, p. 2). Questa visita è quindi l’occasione per incoraggiare il cammino di comunione, dentro la città per la Comunità Pastorale, dentro il Decanato, nella Chiesa Diocesana. Accogliete le proposte diocesane, partecipate alle convocazioni, condividete le priorità.
La Visita Pastorale è anche l’occasione per ascoltare insieme la Parola di Dio proclamata nella celebrazione.
2. Sono riconoscibili segni di infelicità
I racconti della cronaca e dei sentimenti diffusi, i volti di persone di ogni età, i lamenti abituali, le preoccupazioni confidate, le inquietudini di gente smarrita su che cosa stia capitando e su che cosa si possa fare sono forse segni di un’infelicità che come una pandemia contagia molti.
L’infelicità non è il dolore per quello che capita e fa soffrire. L’infelicità è quando il dolore non trova senso e non vede una speranza. L’infelicità non è la fatica di affrontare impegni, imprevisti, responsabilità gravose. L’infelicità è quando la fatica pesa addosso come una frustrazione mortificante di cui non si vedono le ragioni. L’infelicità non è l’inquietudine di fronte a scelte impegnative e definitive. L’infelicità è piuttosto quando l’inquietudine diventa un blocco, invece che un invito a cercare; diventa una disperazione, uno smarrimento senza una promessa.
3. Perché l’infelicità
L’uomo del campo di cui parla il Vangelo può confidare come sia passato dalla fatica opprimente ad essere pieno di gioia; il mercante di perle può confidare come sia passato dal calcolo e dall’ossessione di far quadrare i conti all’azzardo di vendere tutto: il contadino ha trovato il tesoro, il mercante ha trovato la perla di grande valore.
Il Vangelo dunque insegna che una vita può essere infelice se non trova il tesoro, se non decide l’azzardo di impegnare tutto per la perla di grande valore.
4. Qual è il tesoro
Coloro che desiderano trovare un rimedio per la infelicità e proporre agli altri una via che porti alla gioia ricevono dalla Parola delle Scritture la proposta di una conversione.
Il tesoro è il Regno dei Cieli, è l’incontro con Gesù, è la conoscenza della volontà di Dio. Il Regno di Dio si offre come un dono, come una sorpresa. Non è frutto di una conquista, ma è la rivelazione del desiderio di Dio che i suoi figli e le sue figlie trovino la pienezza della gioia. Quando la tradizione, quando la devozione diventano vocazione personale, proprio nel tuo campo c’è il tesoro della gioia.
L’incontro con Gesù dà senso a tutta la vita. Tutto quello che facciamo, tutte le gioie, gli incontri, le sofferenze della vita a che cosa servono? Che senso hanno? Quello che vende tutto per comprare la perla di grande valore testimonia che tutto quello che faccio, tutto quello che ho, tutto quello che capita serve per acquistare la perla di grande valore. Non c’è niente di inutile, niente di insensato nella vita di coloro che sono disponibili a riconoscere il valore del Regno dei cieli.
L’incontro con Gesù libera dal male e chiama ad una vita santa: «Gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi, ma site stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio».
Il Regno di Dio, l’incontro con Gesù, raduna tutti i popoli. Non c’è una felicità privata, perché tutti sono chiamati alla gioia di Dio. Facciamo festa e la festa sia di tutti i popoli! «Così dice il Signore Dio: io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria».

