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Gesù: origine, senso, fine

Festa di San Francesco d’Assisi. Ordinazioni Diaconali: «Cristo è tutto per noi», Milano, Duomo - 4 ottobre 2025

4 Ottobre 2025

1. La sapienza ottusa

C’è una sapienza ottusa. C’è una sapienza e una competenza che accumulano una quantità incalcolabile di informazioni, di nozioni, di procedure, di programmi. C’è una memoria che ricorda ogni particolare con impressionante precisione. C’è una cultura che sa tutto, sa fare tutto. Non si finisce di stupirsi di quello che si fa o si potrebbe fare con le risorse di questa sapienza e conoscenza.

Eppure è una sapienza ottusa: sa tutto, ma non sa perché; non sa dire che cosa possiamo sperare; non sa dire se questo universo in cui abitiamo abbia un senso o sia una meraviglia insensata.

Ma voi, discepoli di Gesù, avete qualche cosa da dire alla sapienza ottusa?  E si fanno avanti questi nostri fratelli che sono stati chiamati al servizio ministeriale e ci dicono: «Cristo è tutto per noi» (Sant’Ambrogio, De virginitate, 16,99). È in Gesù la rivelazione del mistero in cui abitano tutte le vite, tutte le cose. Cristo è tutto per noi, è sapienza e potenza di Dio. «Gesù è origine, senso e fine dell’uomo», come scrivono nella preghiera che ci hanno consegnato per accompagnare il loro cammino verso l’ordinazione diaconale e presbiterale.

«[Padre,] hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Perciò noi non siamo in possesso di una risposta a tutte le domande, non abbiamo la presunzione di insegnare ai dotti e ai sapienti. Abbiamo però ricevuto la rivelazione che ci indica la strada per aprire orizzonti anche alla sapienza ottusa e la strada è quella di farsi piccoli per accogliere la rivelazione del Figlio.

 

2. Gli affetti stanchi

Ci sono affetti stanchi, amori invecchiati, buone intenzioni e propositi solenni che con il tempo si sono logorati. Si vogliono bene e poi si stancano. Si vogliono bene e poi qualche cosa suscita una tale rabbia che diventano insopportabili gli uni agli altri. “Sono fatti l’uno per l’altra”, si dice; e poi la vita rivela che non hanno proprio niente che renda possibile stare insieme.

Ci sono affetti stanchi: tra le mura di casa, negli impegni dentro la comunità cristiana, nella decisione di vivere la propria professione con uno spirito di servizio. Ci sono affetti stanchi.

Voi discepoli di Gesù, avete qualche cosa da dire per questa stanchezza dell’amore che intristisce il mondo? Si fanno avanti questi nostri fratelli che sono stati chiamati al servizio ministeriale e dicono: «Cristo è tutto per noi». Noi troviamo la speranza della fedeltà, della determinazione ad amare in ogni stagione della vita e in ogni situazione personale in Gesù. La stanchezza è prevedibile, ma noi sappiamo dove trovare ristoro e forza di perseverare: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

 

4. Le responsabilità antipatiche

Chi assume responsabilità si rende antipatico. Lo circonda un sospetto sistematico. La riconoscenza è una pratica dimenticata; la critica è la pratica più abituale e condivisa. Si diffonde la tendenza a dimettersi dalle responsabilità. Meglio rifugiarsi nel privato e pensare a sé stessi, al proprio piccolo mondo, ai propri interessi. Meglio stare a guardare e lamentarsi piuttosto che impegnarsi e assumere responsabilità: chi assume ruoli e poteri è inevitabile che sia antipatico.

La tendenza presente nella nostra società rischia di contagiare anche la comunità cristiana: se facendo il bene per la comunità, se dedicando tempo e risorse e passione ricevo per lo più lamentele e critiche, perché dovrei farmi avanti per diventare prete, diacono, consigliere negli organismi sinodali?

Voi, discepoli di Gesù, avete qualche cosa da dire per questa tendenza a evitare responsabilità antipatiche? Si fanno avanti questi nostri fratelli che sono chiamati al ministero ordinato e dicono: «Cristo è tutto per noi». Noi ci rendiamo disponibili non perché siamo ingenui, non perché desideriamo prestigio e potere. Ci facciamo avanti perché Cristo è tutto per noi e Cristo tramite la Chiesa ci chiama a servire. Ci facciamo avanti perché ci fidiamo di Gesù che promette: «Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero». E di fronte al malumore, alle critiche prevedibili, all’antipatia noi desideriamo praticare quello che Gesù suggerisce: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore».

Perciò ci facciamo avanti e sperimentiamo insieme con Francesco d’Assisi e insieme con tutti i santi preti glorificati in cielo o pellegrini sulla terra la perfetta letizia