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«Avvicinandovi a Cristo, pietra viva, quali pietre vive siete costruiti anche voi»

Inizio dell’Anno Pastorale, dedicazione del nuovo altare della Cattedrale, Pavia, Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta - 26 settembre 2025

26 Settembre 2025

Le pietre morte

La strana espressione di Pietro fa pensare che esistano pietre vive e quindi anche pietre morte.

Le pietre morte sono i ruderi, le cose antiche che continuano ad essere lì dove sono state lasciate, più come ingombro che come monumento. Mi viene un brivido quando mi domando: ma non sarò per caso anch’io una pietra morta?

La pietra morta è il cristiano che diventa un ingombro, invece che un testimone; il cristiano noioso, il cristiano di malumore, il cristiano omologato che dice le parole che dicono tutti, che si lamenta come si lamentano tutti, che si dimentica di pregare come si dimenticano tutti.

La pietra morta è il cristiano senza gioia, è il cristiano che non è contento di essere cristiano, che non ha nessuna voglia di parlare della sua gioia e della sua fede alle persone che incontra, è il cristiano che anzi è complessato e imbarazzato di dichiarare la sua fede, la sua fedeltà alla Chiesa, la sua partecipazione convinta alla vita della comunità, alla Messa, alle opere di carità.

La pietra morta è il cristiano che non ha niente di cristiano da dire sulla vita, sulla morte, sulla risurrezione, sulla vocazione, su Gesù, sul rapporto uomo-donna, sul rapporto genitori-figli, sulla politica, sulla pace, sui soldi. Sulle cose che contano, insomma, non ha niente da dire. Una pietra morta.

 

2. Le pietre vive

Le pietre vive sono quelle che si avvicinano a Gesù, pietra viva, come il tralcio è vivo se attaccato alla vite, come vive chi mangia il pane della vita che è Gesù. Il discepolo vive di una vita ricevuta. Professa la sua fede: crede nelle parole di Gesù: senza di me non potete fare nulla.

La consacrazione della Cattedrale e del nuovo altare è la celebrazione di questa vicinanza: qui potete avvicinarvi a Cristo pietra viva. Pietre vive, quindi, perché unite, appoggiate, accolte in Gesù; tralcio fecondo perché unito alla vera vite, che è Gesù; vivi della vita eterna, per la carne e il sangue di Gesù.

L’avvicinarsi a Gesù è una conversione, non è una ovvietà; è una vita nuova, non una abitudine; è una fedeltà, non una inerzia. Come sono cambiato, avvicinandomi a Gesù? Come da pietra morta sono diventato pietra viva?

Sono diventato amico di Gesù: un rapporto personale commovente, intenso, desiderato, ricco di confidenze, di domande, di ascolto, di condivisione dei sentimenti di Gesù. Penso spesso a Lui. Rimango volentieri con lui. Lo cerco con desiderio nei segni in cui ha assicurato la sua presenza.

Ho conosciuto Dio in Gesù. «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). La gente si fa delle strane idee su Dio, un dio immaginato secondo le proprie fantasie, un dio che diventa più un problema che una luce, un dio che non si sa che cosa vuole, un dio che devi tenere buono per evitare che ti mandi qualche disgrazia. La gente si fa strane idee su Dio. Sono tutte sbagliate. Solo Gesù conosce Dio e lui solo può farcelo conoscere: non un teorema, non una dottrina, ma come lo prega, lo ama, lo conosce Gesù. «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Mt 11,27).

Sull’unica pietra viva siamo stati costruiti come edificio spirituale: «Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso. Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa». 

Siamo Chiesa per il fatto che siamo cristiani: non c’è prima una scelta individuale e poi un impegno per essere comunità. Siamo la comunità dei discepoli non per fare qualche cosa, non per organizzare qualche iniziativa, non per l’inerzia di una tradizione o perché ci troviamo bene tra di noi. L’edificio spirituale è quell’essere un cuor solo e un’anima sola che ci raduna per «proclamare le opere ammirevoli di lui». L’edificio spirituale può esistere e resistere solo se è spirituale, cioè abitato dallo Spirito di Gesù.

Mi sono reso conto di essere antipatico. In effetti intorno alla Chiesa si percepisce un’aria che potremmo chiamare antipatia. In molti ambienti dichiararsi uomini e donne che vanno in Chiesa mette in imbarazzo. Forse si immaginano che la Chiesa voglia imporre una dottrina e che quelli che vanno in Chiesa non siano autorizzati a pensare, a fare domande a cercare, ma siano piuttosto inviati a indottrinare. Forse si immaginano che i cristiani abbiano interesse a reclutare adepti per tenere in piedi strutture superate. Forse trovano antipatico che i cristiani siano testimoni di speranza in un mondo disperato o testimoni della vita come vocazione in un mondo di smarriti: preferiscono essere disperati, piuttosto che accogliere la speranza come un dono; preferiscono essere smarriti piuttosto che accogliere la vita come una vocazione alla felicità alla sequela di Gesù.

La missione della Chiesa visita ogni terra e ogni situazione e incontra gratitudine e ostilità, gioia e antipatia, favore e persecuzione. La missione della Chiesa, insomma, incontra quello che Gesù ha annunciato: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato» (Gv 15,18-21).