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«Dio, infatti, […] ha mandato il Figlio […], perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»

Esaltazione della Santa Croce – Inizio settimana mariana, Rho, Santuario dell’Addolorata - 14 settembre 2025

14 Settembre 2025

1. Gli indifferenti: anche per loro Dio ha mandato il Figlio

Vivono senza pensare a Dio, fanno a meno di Dio, a loro Dio non interessa per niente. Non ci pensano nemmeno. Vivono e basta. Poi la vita finisce e così finisce tutto. Non vale la pena di pensarci, non vale la pena di prendersela. La vita, il tempo, i pensieri si riempiono di cose, di emozioni, di euforia e di depressione, di chiacchiere e di impegni: non c’è posto per Dio. Gli impegni, le responsabilità, l’entusiasmo per i successi, l’ambizione, il fascino della scienza, la passione per la ricerca e per risolvere, innovare, migliorare la vita: che cosa si vuole di più? Che cosa c’entra Dio? Che cosa può fare Dio?

«Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui […]. Chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Molti fanno a meno di Dio, ma Dio non può fare a meno di loro, di amarli, di offrire la salvezza. Non vuole condannare, vuole salvare, anche coloro che non pensano a lui.

 

2. Gli arrabbiati: anche per loro Dio ha mandato il Figlio

Sono arrabbiati con Dio. Lo accusano di quello che li fa soffrire, di quello che non va bene: «Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: “Perché …?”. […] Qui non c’è né pane né acqua». Sono arrabbiati con Dio. Dio ha mandato i serpenti… Se l’umanità è stremata, se le tragedie sono sconvolgenti, se l’ingiustizia rovina la terra e la vita della gente, se capitano tutti queste cose, come può essere estraneo Dio? Sono arrabbiati con Dio.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui […]. Chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Molti sono arrabbiati con Dio. Ma Dio non è arrabbiato con nessuno. Vuole salvare, non condannare. Vuole liberare, non punire. Manda il Figlio perché entri nelle miserie della storia per farsene carico e trasfigurare tutto in una libertà di amare.

 

3. I discepoli: anche per loro Dio ha mandato il Figlio

I discepoli, come Nicodemo, ascoltano Gesù, ma spesso non capiscono. Seguono Gesù, ma talora pensano che Gesù abbia preso una strada sbagliata: invece che la via dei miracoli, ha scelto la via del servizio; invece della via del successo e della gloria, ha scelto la via dell’umiliazione; invece che la via della soluzione rapida e decisa dei problemi, ha scelto la via lenta e spesso inconcludente della persuasione e dell’attrattiva.

«Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui […]. Chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Anche per i discepoli, tardi a capire e spesso un po’ bloccati nei loro pregiudizi, la presenza di Gesù continua ad accompagnare e a convincere.

 

4. Venite tutti

Il santuario dell’Addolorata è un messaggio per la città e per tutti i pellegrini, perché si tenga viva la memoria della volontà del Padre di salvare tutti per mezzo del Figlio. Il santuario luogo di preghiera e contemplazione della Mater dolorosa, partecipe del dolore del Figlio, è la casa e il tempo per lo stupore e la commozione: sono amato e salvato da Dio sempre, anche se vengo da una vita di indifferenza, di rabbia, di stanca abitudine, di devozione convenzionale. Il santuario è luogo di preghiera e di contemplazione che invita a conversione: il Padre vuole salvare tutti, ma la salvezza è vocazione alla comunione ed alla conformazione al Figlio unigenito per diventare figli e figlie del Padre

Il santuario è luogo di preghiera, di contemplazione e di missione perché chi ha fissato lo sguardo su Gesù e si è lasciato attrarre dalla sua parola e della sua vita, riceve il mandato di portare alle persone che incontra la rivelazione dell’amore che salva, a tutti, agli indifferenti e agli arrabbiati e ai discepoli assestati nella ripetizione