1. Non sapete
Uomini e donne abitano la vita, la storia, ma non sanno chi sono. Certo, sanno qual è il loro mestiere o la scuola che frequentano; forse sanno quello che devono fare, ma non sanno quale sia lo scopo di quello che fanno. Forse sanno molte cose di sé: quanto peso, quanti anni ho, quali malattie devo curare e quali medicine devo prendere, quali allergie, quali sport pratico, ma non sanno chi sono. Forse sanno quello che piace e quello che annoia, quello che fa arrabbiare e quello per cui si esaltano e quello per cui si abbattono, ma non sanno chi sono. Si definiscono con molti titoli e descrizioni, ma forse non sanno chi sono.
Per sapere di sé, infatti, non basta dire che cosa si fa, non basta dire quello che si può dire di tutti. Per sapere di sé, della propria verità più profonda è necessario ascoltare il nome con cui Dio chiama ciascuno.
2. Tempio di Dio
La verità più profonda e necessaria di sé non è la maschera che possiamo indossare per sembrare presentabili, non è quello che possiamo raccontare delle nostre imprese e dei risultati conseguiti, dicendo “io… io… io”. La verità più profonda e necessaria di ciascuno di noi è di essere “tempio di Dio” perché lo Spirito Santo abita in noi.
La gioia di Zaccheo è di essere conosciuto da Gesù: mentre tutti gli altri lo classificavano come un pubblicano e un peccatore, Gesù lo chiama per nome e lo chiama per entrare in casa sua, per entrare nella sua verità più profonda: figlio di Abramo, chiamato a salvezza.
3. «Ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio»
Il profeta visionario descrive una città da ricostruire, un tempio da riconsacrare per ricondurre dall’esilio il popolo di Israele, per purificare ciò che è stato profanato. Sembra che il profeta, in nome di Dio, parli di misure, di regolamenti, di riti da compiere. Ma il Signore attraverso l’immagine del monumento vuole chiamarci alla verità del tempio che siamo noi, che è la Chiesa.
Perciò la festa della Consacrazione della chiesa parrocchiale è la grazia di rinnovare la nostra consacrazione. I nostri padri hanno costruito chiese in ogni parte: c’era tanta gente che voleva entrare in chiesa e le chiese erano troppo piccole: costruiamo un’altra chiesa, allunghiamo e allarghiamo la chiesa antica. Oggi molte chiese risultano troppo grandi e troppo vuote. Quindi quello che il Signore chiede a questa generazione è di prendersi cura del vero tempio di Dio che siamo noi, perché la gloria del Signore riempia la nostra vita.
La gloria del Signore significa l’amore che rende capaci ti amare: perciò chi è tempio del Signore compie opere di amore. Zaccheo restituisce ciò che ha rubato, Zaccheo si prende cura dei poveri. In che modo si esprime il tuo amore? Non solo brava gente, non solo gente rispettabile; ma gente capace di amare fino ad offrire quello che si è guadagnato, fino ad offrire il tempo, fino ad offrire la sollecitudine per chi è povero, solo, bisognoso di aiuto.
La gloria del Signore rende ciascuno simile al Figlio di Dio, siamo immagine di lui, partecipiamo della sua vita. Perciò nessuno deve sottovalutarsi, nessuno deve dire: io non valgo niente, io non sono interessante per nessuno. Piuttosto, ciascuno deve sperimentare la commozione di essere chiamato da Dio per una vocazione santa. Ciascuno deve avere stima di sé. La gloria del Signore significa la gioia di Dio che entra nell’intimo dell’animo, nella profondità della vita personale, nel modo di pensare, nel modo di parlare. È uno splendore che s’irradia. Si può chiamare gioia.

