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«Io sono venuto nel mondo come luce»

Venerdì della V Settimana di Pasqua, 55° anniversario della fondazione dell’Ospedale Fornaroli, Magenta - 23 maggio 2025

23 Maggio 2025

1. Rimangono nelle tenebre

Uomini e donne percorrono la terra e rimangono nelle tenebre. Le tenebre sono qualche cosa di più minaccioso e inquietante della notte. La notte infatti ospita il sorriso delle stelle, obbedisce alle fasi della luna, può essere abitata da sogni che al mattino si dissolvono o da incubi che la luce dell’alba fa sparire. C’è dunque un fascino nella notte ed in ogni caso una scadenza imposta alla notte per scomparire. Le tenebre, invece, non hanno stelle né luna né scadenza.

Camminano nelle tenebre e non sanno dove vanno: andare avanti è un procedere nell’ignoto e l’animo umano è incline a pensare che il futuro nasconda nelle tenebre una minaccia. Camminano nelle tenebre e non sanno con chi camminano: nelle tenebre i compagni di viaggio non hanno volto e l’animo umano incline a pensare che possano essere un pericolo. Camminano nelle tenebre ed hanno il buio dentro: le domande non trovano risposta, le ferite non trovano rimedio, le paure non trovano pace, il peso della vita non trova sollievo.

Camminano nelle tenebre …

 

2. «Io sono venuto nel mondo come luce»

Perché chiunque crede in Gesù non rimanga nelle tenebre, Gesù si presenta come luce del mondo. Gesù luce del mondo non giudica, non condanna: piuttosto offre la grazia di credere in lui per essere nella luce.

Le tenebre che possono essere dentro di noi ed essere motivo di paura o di scoraggiamento possono essere vinte: il Giubileo è annuncio dell’anno di grazia, del momento favorevole per lasciarsi raggiungere da Gesù che illumina anche gli angoli oscuri dell’anima, là possono abitare sensi di colpa, risentimenti, giudizi cattivi, volgarità vergognose.

Ecco la luce: il perdono, la comunione con Gesù e con il Padre che lo ha mandato.

Gesù luce del mondo non si limita a insegnare una dottrina o offrire l’esempio di un comportamento virtuoso. Gesù è luce perché illumina anche l’ultimo enigma della vita, che è la morte.

Nel pensiero e nell’immaginazione che guarda al futuro abita l’angoscia: si profila come evento invincibile la morte, spaventosa e irrimediabile. Ma Gesù è entrato anche nella morte perché «Dio ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato dandone a tutti prova col risuscitarlo di morti».

 

3. L’ospedale, dove abitano le domande e le speranze

Il ricordo di 55 anni di attività dell’ospedale è occasione per la riconoscenza. È occasione per l’apprezzamento per un servizio alla gente che ha tenuto alto il livello della competenza scientifica e dell’organizzazione.

È occasione per riflettere e pregare con i malati e per i malati. La malattia è una esperienza che tutti attraversano e tutti mette alla prova. L’ospedale non accoglie dei corpi da aggiustare, ma persone che portano con sé le domande, le inquietudini, le speranze, gli affetti. L’ospedale ha una dimensione umanistica, non solo scientifica, tecnica, burocratica.

La malattia può essere un tempo abitato dall’angoscia e dall’incertezza in cui le tenebre possono avvolgere il pensiero e i sentimenti. La malattia può essere il momento in cui la rivelazione di Gesù, che è luce nelle tenebre e vita nella morte offre il fondamento più solido alla speranza.