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«Ecco, io faccio nuove tutte le cose»

Festa dei fiori – Seminario Arcivescovile, 90° anniversario della Dedicazione della Basilica, 13 maggio 2025

13 Maggio 2025

1. Disse il tempo all’amore …

Disse il tempo all’amore: “Io ti stancherò, io ti farò invecchiare. Con il passare degli anni quello che ti ha entusiasmato ti verrà a noia. Con il ripetersi delle fatiche, quell’ardore, che ti rendeva pronto al sacrificio con giovanile leggerezza e con sciolta naturalezza, si coprirà di grigiore, di risentimento, di lamento, d’insofferenza. Io ti ridurrò ad un ricordo appannato dalle molte distrazioni, dalle molte cose seducenti che attirano la curiosità, che suscitano passioni. Io ti farò svanire”, dice il tempo all’amore.

Ma l’amore ancora dopo anni e anni (25, 50, 60, 70…) rispose al tempo: “Ebbene, ecco, io ti ho trasformato. Ho trasformato la durata che invecchia nella sapienza della fedeltà. Ho attraversato la ripetizione nella commozione dell’instancabile rivelazione della bellezza. Ho trasformato il logoramento delle forze nella rassicurante familiarità in cui si riposa la stanchezza e si riaccende la gioia. Ecco, io ho trasformato il tempo in occasione. «E colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5)”.

 

2. Disse il potere all’amore…

Disse il potere all’amore: “Io ti rovinerò. Con l’ambizione dell’efficienza, con l’ansia della prestazione i rapporti diventeranno funzionali, i numeri diventeranno più importanti dei volti. La preoccupazione per le risorse materiali farà apparire ingenua la sollecitudine per quelli che non rendono niente. Con il veleno dell’esibizionismo, dell’autoreferenzialità, dell’insindacabilità ti farò dimenticare la compassione, l’attenzione alle persone e al loro sentire. La pandemia del narcisismo contagerà il sentire e renderà possibile l’impensabile, fino agli abusi intollerabili. Io ti rovinerò!”, così disse il potere all’amore.

Ma l’amore, ancora dopo molti anni, rispose al potere: “Ebbene, ecco: io ti ho trasformato. Ho trasformato il ruolo in responsabilità, nel farsi carico delle persone e della comunità, del particolare e dell’insieme. Ho occupato il primo posto non per godere di un privilegio, ma per espormi come un bersaglio perché non fossero altri a essere accusati e umiliati. Ho gestito le risorse per incoraggiare il bene, supportare i poveri, vivere povero. Ecco, io ho trasformato il potere in servizio. «E Zaccheo disse: Ecco, Signore, io do la metà di quanto possiedo ai poveri» (Lc 19,8)”.

 

3. Disse l’istituzione all’amore

L’istituzione disse all’amore: “Io ti renderò sterile. Affollerò la tua mente e il tuo cuore di adempimenti, di scadenze, di burocrazia: non resterà spazio per la vita e l’esultanza e la festa. Trasformerò le celebrazioni in esecuzione di rubriche, gli incontri in riunioni, la missione in incarichi, la creatività in retorica; e del fascino, della freschezza, della semplicità e dello stupore resteranno forse le fotografie”.

Ma l’amore, ancora dopo molti e molti anni, rispose all’istituzione: “Ebbene, ecco: io ti ho trasformato. Per accogliere tutti, senza pretendere la simpatia, senza tesserare un’appartenenza ho animato la comunità e la forma istituzionale si è rivelata garanzia di universalità. Per una doverosa trasparenza ho vissuto la burocrazia come responsabilità della correttezza nelle procedure e nelle rendicontazioni. Ho espresso la cura per la comunità anche come attenzione alla gestione, come vocazione alla corresponsabilità. Insomma, la comunione che l’amore raduna diventa storia e genera futuro prendendo la forma della città: non l’evanescenza delle emozioni, non l’arbitrio di operatori di passaggio, ma la comunità: «E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo come una sposa adorna per il suo sposo». Ecco, ho trasformato l’istituzione nella forma storica della comunità, un cuore solo ed un’anima sola: «Dio abiterà con loro ed esse saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21, 2s)”.   

 

In conclusione, possiamo celebrare l’amore, cioè la vita di Dio in noi. Negli anni del nostro ministero, pochi o tanti che siano, dobbiamo riconoscere che l’amore attraversa molte tentazioni, è insidiato da molti pericoli e tuttavia l’amore vince, l’amore resiste, l’amore trasfigura il tempo in occasione e fedeltà, il potere in servizio, l’istituzione nella forma e nella disciplina della comunità.

In questo seminario da più di 90 anni molti hanno vissuto la vigilanza per tener vivo l’amore e lo Spirito di Dio ha consentito molte vittorie. Noi ne siamo grati, fieri, lieti.