1. Ci sarà una via d’uscita dalla notte?
Ci sarà un rimedio alla notte che hai dentro? La notte fatta di spaventi e di vergogna, la notte fatta di smarrimenti e inquietudini, la notte delle solitudini, la notte delle cattive compagnie, la notte delle domande senza risposta, la notte dei presentimenti scoraggianti, la notte delle lacrime di cui nessuno può sapere. Ci sarà luce nella notte che hai dentro? E tu aspetti la luce per vincere la notte che hai dentro, hai voglia di percorrere una via d’uscita dalla notte che hai dentro? Oppure ti sei affezionato alle tenebre e preferisci le tenebre alla luce, la disperazione alla speranza, le lacrime alle feste?
Ci sarà un rimedio alla notte che ti avvolge? Ti guardi in giro e gli altri e le altre si rivelano figli della notte, compagni pericolosi, bulli scemi, bellezze inaccessibili, amici inaffidabili. Cerchi compagnia e trovi figli della notte, amici delle banalità, insofferenti di stare ad ascoltare, più infelici di te, compagni di scuola pigri e indifferenti che piuttosto che darti una mano circondano di sarcasmo i tuoi fallimenti. Ti guardi intorno e gli altri e le altre si rivelano maldestri, volgari, più attenti alle sciocchezze che alle persone. Ci sarà un rimedio alla notte che ti circonda? E tu desideri incontrare amici veri, desideri essere un buon compagno di viaggio, pronto ad aiutare o preferisci restartene solo e triste, a respirare vuoto e rabbia dai social?
Ci sarà una stella, un frammento di luce nel cielo disabitato, nell’universo immenso in cui ti senti un frammento insignificante? Guardi in alto, come per interpellare Dio e non c’è risposta; ti domandi il senso di tutto quanto ti circonda e ti senti perduto; ascolti quelli che insegnano e quelli che sanno e senti in giro un’aria di indifferenza (“a me non interessa”), una rabbia risentita (“perché Dio non mi aiuta?”), un catechismo di luoghi comuni (“io vedo Dio negli altri, nei fiori, nelle stelle, nell’emozione del cuore”). Ci sarà un frammento di luce per illuminare il cielo e i cieli dei cieli? E tu ha desiderio di incontrare Dio, oppure preferisci essere come tutti, essere agnostico, come si usa, ripetere anche tu i luoghi comuni (“importante è essere buoni e onesti”)?
2. Non una via d’uscita, ma il mite accendersi di un sorriso amico
Nella notte in cui abitano molti non si dà l’irrompere clamoroso e abbagliante della luce. Piuttosto si fa avanti Gesù, sconosciuto da un paese sconosciuto; si fa avanti da solo per aggregarsi a degli sconosciuti. Si fa avanti Gesù e si aprono i cieli ed egli ascolta la voce del Padre. Nel modo di Marco di narrare sembra che nessuno abbia visto, nessuno abbia udito, la visione e le parole sono per Gesù.
Gesù riceve la rivelazione che è la sua consolazione e la sua vocazione. “Che devo fare, Padre, in mezzo alle tenebre del mondo? Che devo fare, Padre, per quelli che abitano nelle tenebre, piangono e soffrono nelle tenebre? Che devo fare, Padre, per quelli che nelle tenebre si sono assestati e arrangiati per sopravvivere?”.
Gesù riceve dal Padre la missione: “Sii tu la luce, accendi il tuo sorriso amico, pronuncia la tua parola vera, la parola che rivela che tu sei il Figlio mio, l’amato e che lo Spirito Santo dimora in te”.
3. Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà nella luce (cfr. Mt 6,22)
Gesù, piccola, mite, invincibile luce, entra con discrezione nella notte che hai dentro, entra come una piccola luce. Basta, però, perché tu possa conoscerti meglio: e infatti nella luce di Gesù tu puoi riconoscere che, più in profondità di quello che ti opprime come una notte senz’alba, la tua verità è che tu sei amabile, che tu hai ricevuto impagabili talenti. La tua verità è che in te è seminato un principio di bene, in te abita lo Spirito di Dio. La tua verità è che se tu accogli Gesù diventi anche tu una piccola luce nelle tenebre del mondo.
Gesù, simile in tutto agli uomini, entra nella comunità degli uomini, dei peccatori, degli uomini e delle donne da niente, della gente grossolana, viziosa, cattiva e della gente dei devoti, dei buoni, dei semplici, dei santi. È presente non come un clamore che attira l’attenzione, ma come un uomo mite e umile di cuore: basta però per rivelare che gli altri non sono l’insopportabile squallore che rende inabitabile la terra. Tutti, piuttosto, sono chiamati ad essere fratelli e sorelle, tutti sono amabili.
Gesù vede i cieli aprirsi, vede quello che i sapienti del mondo non possono vedere, ascolta la voce che i prepotenti del mondo non riescono a sentire. La voce rivela che quest’uomo Gesù è colui che sa di Dio, che può dire qualche cosa su Dio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
La professione di fede è la parola con cui la Chiesa racconta ed attesta che Dio è luce e in lui non ci sono tenebre: illumina le profondità dell’intimità e rivela la verità di ciascuno, illumina i rapporti con tutti e li rende fraterni, illumina i cieli immensi e manifesta la gloria di Dio.
I battezzati sono chiamati anche “illuminati”.

