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Personaggi

Lazzati, un carisma
che semina vocazioni

Su «Credere» la diffusione a livello mondiale dell’Istituto secolare Cristo Re fondato dal Professore: 130 professi perpetui, alcuni dei quali anche in Giappone e Congo

20 Novembre 2013

È stato da poco dichiarato Venerabile e l’Istituto secolare da lui fondato sta vivendo una autentica «primavera» vocazionale, con frutti diffusi in tutto il mondo (l’ultima persona che vi è entrata proviene dalla Cina e lavora in Giappone, ma ci sono membri anche nella Repubblica democratica del Congo). Parliamo di Giuseppe Lazzati, il «Professore» che fu Padre costituente e rettore dell’Università Cattolica, di cui il 5 luglio scorso è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù, passo determinante sulla strada della beatificazione.

Nell’ultimo numero del settimanale paolino Credere, in distribuzione da oggi, un servizio di Francesca Lozito parla dell’Istituto secolare Cristo Re, che Lazzati fondò e che rinnova ancora oggi il suo messaggio di laico cristiano. I professi perpetui sono 130, a cui ne vanno aggiunti altri in cammino per la consacrazione: di questi ultimi, 9 sono italiani e 9 polacchi, dove l’Istituto è presente da alcuni anni.

Nel suo servizio Francesca Lozito racconta la storia di Stefano A., 36enne lecchese, che definisce così questo «fiorire» di vocazioni, in assenza di un’azione specifica di proselitismo da parte dell’Istituto: «È un frutto dello Spirito Santo… La motivazione che ci siamo dati è che la storia di Giuseppe Lazzati viene conosciuta nei modi più impensabili, magari anche semplicemente attraverso la lettura di un libro o di una pagina di un sito internet».

Una famiglia, quella del Cristo Re, basata sulla prossimità spirituale dei suoi membri, sull’anonimato e sulla laicità consacrata dispiegata nella professione quotidiana. Per Stefano, quella di perito elettronico informatico: «Vivere la vocazione nel quotidiano è una scelta molto umana, che valorizza la persona in qualsiasi luogo e tempo». Ma che non si rinchiude in se stessa: «Sono molto attento alle problematiche del luogo in cui vivo, non potrebbe essere altrimenti. Ad esempio, davanti a chi sta perdendo il lavoro, non è possibile restare indifferenti. Non sarebbe da cristiani». Con l’aiuto di una intensa vita di preghiera e dell’esempio di Lazzati, che conobbe il lager e seppe animarlo: «Ricordarlo, per me, è uno stimolo a cercare di rendere umano il posto in cui vivo qui e ora. Generalmente chi ha bisogno non lo esplicita quasi mai, ma lo Spirito Santo ci mette in ascolto dei bisogni».