Francesco sarà il quarto Pontefice a mettervi piede «e mirerà al “cuore”, allo Scurolo di San Carlo, per un momento personale di preghiera davanti al corpo del Patrono – dice l’Arciprete monsignor Borgonovo -. Molto bella anche la scelta di dialogare con migliaia di preti, religiosi, religiose e consacrati lì riuniti»

di Annamaria BRACCINI

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Come tutti i Successori di Pietro giunti a Milano, anche papa Francesco entrerà in Duomo. La “casa di tutti gli ambrosiani”, la Chiesa cattedrale, riferimento non solo per i credenti, ma per l’intera città, la sua “cartolina” per eccellenza, ma soprattutto un luogo dove, nei secoli, si è costruita vita buona e lo si continua a fare. Ma come il Duomo si sta preparando alla presenza del Santo Padre? «Con attesa grandissima, emozione e tante attività che fervono – dice monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete della Cattedrale e presidente della Veneranda Fabbrica -. Proprio guardando al Duomo e al suo significato, abbiamo pensato di circondare come una siepe, di proteggere la pur breve visita che il Papa farà, in modo da valorizzarla per non lasciarla scorrere via troppo facilmente».

In che modo?
Ci appresteremo a vivere questo momento, già dalle ore precedenti, con un concerto della Cappella Sistina, per calarsi nella giusta dimensione spirituale dell’evento di festa che si realizzerà con la presenza tra noi del Papa. Festa di una Milano e del suo territorio capaci di accoglienza in senso complessivo, concretamente e compiutamente cristiano.

Il Duomo ha visto finora la presenza di tre Pontefici: Martino V, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nel 2012…
La memoria di una visita del Papa mi riporta immediatamente appunto a quella di Martino V nella terza domenica di ottobre del 1418, quando fu consacrato per la prima volta l’altare del Duomo appena iniziato. Mi sarebbe piaciuto vedere cosa già esisteva allora della Cattedrale, che aveva forse l’abside, certamente una parte del presbiterio, e poco più. Da quel momento in poi la storia del Duomo è legata affettivamente al Pontefice di Roma, ma prima ancora, tutta la storia di Milano fin dai tempi di Ambrogio lo è. Non possiamo dimenticare anche qualche influsso, per dire così, “esterno”, di Pontefici che, pur non venendo fisicamente in città, furono determinanti. Nel secolo XVI, per esempio, Pio IV, zio di san Carlo Borromeo: fu lui a volerlo con forza arcivescovo di Milano e a convincerlo in questo. Il pensiero, ovviamente, va anche ai Pastori ambrosiani ascesi al Soglio di Pietro dalla Cattedra di Ambrogio e Carlo: Achille Ratti e Giovanni Battista Montini, che a Milano sarebbe anche lui tornato per una Visita, desideratissima, se solo le condizioni lo avessero permesso.

Insomma, un legame che attraversa i millenni…
Certamente. Difatti la scelta di papa Francesco è stata di mirare al “cuore” del Duomo, volendo scendere anzitutto nello Scurolo di san Carlo per un momento personale di preghiera davanti al corpo del Patrono. Una decisione significativa in linea con il suo Pontificato. In Cattedrale non avrà luogo nessuna celebrazione ufficiale, anche se vi saranno raccolti migliaia di preti, religiosi, religiose, consacrati, con i quali egli dialogherà. Mi sembra, questa, una scelta molto bella che indica la volontà di una visita fatta nel cuore della Chiesa madre di tutte le Chiese di Rito ambrosiano – come si definisce spesso il Duomo -, ma che mira a raccogliere anche la voce di quanti lavorano per questa stessa Chiesa diocesana in differenti parti e territori.

Sarà l’immagine della pluriformità nell’unità?
Saremo tutti insieme, pur diversi, tra le navate per ascoltare e dialogare con il Papa di Roma, sapendo che da lui arriva quella spinta all’unità, quella comunione che, prima di ogni altra considerazione, deve esser propria dei presbiteri e di chi si è consacrato al Signore. Unità che si renderà ancora più allargata ed evidente, quando il Santo Padre uscirà dal Duomo sul sagrato per la recita dell’Angelus di fronte al popolo numeroso della grande città.