Cambiare si può, convertirsi al meglio è possibile, occorre però con decisione abbandonare la presunzione di sapere già tutto

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di Isa Santambrogio
ausiliaria diocesana

 

I bambini sono semplici e immediati, afferrano al volo le notizie e sono pronti ad attivare il proprio bagaglio emotivo per comunicarlo. So che papa Francesco viene a Milano, ma come vorrei che anche in me scattasse spontanea la stessa gioia.

 

Non sono già pronta, ma posso prepararmi.

 

Devo sgombrare la via da tutto ciò che ostacola il cammino o forse anche allenarmi ad arrampicarmi su un albero, come fece Zaccheo, per poter vedere il Signore nonostante la folla. Posso esercitarmi per liberare la mia capacità di ascolto, per lasciarmi interpellare dalla novità del Vangelo che il papa annuncia. Mi sento interpellata da una sottolineatura in particolare: usciamo, “fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: – Voi stessi date loro da mangiare – Mc 6,37” (EG 49).

 

Un primo aspetto su cui convertirmi è l’entusiasmo di un cammino di preghiera. Mettersi in ascolto di quella melodia vissuta nella liturgia quotidiana che, in particolare nel tempo di Quaresima, invita alla conversione. Cambiare si può, convertirsi al meglio è possibile, occorre però con decisione abbandonare la presunzione di sapere già tutto.

 

Ripercorrere ogni gesto conosciuto cercando ciò per cui ringraziare e per questo imparare a rendere grazie di ogni cosa: del bello e del brutto, del sole e della pioggia, dell’accoglienza e dell’incomprensione che ci stimola a cercare nuove vie di annuncio. “La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare nelle sue pagine e leggerlo con il cuore” (EG 264).