Le strade e i mezzi che lo Spirito Santo ci dà per aiutare le persone più deboli e sofferenti non mancano. Cominciando dall'ascolto delle proprie coscienze.

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di Andrea Mazzatenta
Vice Ministro Ordine Francescano Secolare di Lombardia

 

«Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo». Colpisce questo passaggio del sussidio predisposto in occasione della visita di Papa Francesco.

 

Il Vangelo «ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, con il suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sè, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri».

 

Parole decise che delineano con estrema nitidezza una latente realtà che da sempre domina l’umana quotidianità e che, putroppo, in tempi difficili come quelli attuali, si acutizza diventando sempre più una dilagante sofferenza.

 

È quindi più che mai necessario cercare di arginare questa realtà in cui ognuno deve sentirsi responsabile e rendersi operatore di vita per il bene comune.

 

Le strade e i mezzi che lo Spirito Santo ci dà per aiutare le persone più deboli e sofferenti non mancano. Comiciando dall’ascolto della propria coscienza, che ci sprona a guardare in faccia a “tu per tu” le nostre chiusure, invitandoci a lasciare le roccaforti in cui ci rifugiamo, ad incontrare a “tu per Tu” Gesù nell’ultimo, nel debole, nel “nessuno” dei nostri giorni.