Il Papa conosce bene le grandi città, a partire dalla sua Buenos Aires, e spesso parla delle contraddizioni di questi luoghi ricchi di opportunità, ma anche di ingiustizie

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di Marina Villa
docente universitaria

 

La visita del Santo Padre è un’occasione per guardare Milano con uno sguardo contemplativo, cioè, come dice l’Evangelii Gaudium, con uno sguardo di fede “che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia” (EG, n. 71).

 

Il Papa conosce bene le grandi città, a partire dalla sua Buenos Aires, e spesso parla delle contraddizioni di questi luoghi ricchi di opportunità, ma anche di ingiustizie. Egli cerca sempre di indicare i modi per migliorare la vita nelle città e soprattutto nelle periferie. Nella Laudato Si’, per esempio, parla di ecologia della vita quotidiana, che comporta una maggiore cura degli ambienti cittadini in cui viviamo, ma anche un’attenzione a sviluppare relazioni umane di vicinanza e di calore, legami che compensano i limiti ambientali delle zone disagiate e creano comunione e senso di appartenenza.

 

Nel sussidio di preparazione alla visita del Papa si osserva che uno dei luoghi in cui la Chiesa ambrosiana sta imparando a essere “popolo per tutti i popoli” sono proprio le periferie.

 

Esse sono per noi delle sfide, ma anche dei “laboratori”, in rapida trasformazione e ricchi di diversità, che possiamo incontrare con gli strumenti della nostra tradizione: una fede vissuta nel quotidiano, il lavoro educativo e culturale, la carità che costruisce momenti di incontro e di relazione, la voglia di condivisione che diventa festa.

 

Seguendo il Papa nella sua visita che toccherà alcune periferie, esistenziali e geografiche, cercheremo di imparare a contemplarle, come lui, con realismo e con speranza.