Dopo l'incontro con sacerdoti, religiosi e consacrati in Cattedrale, Francesco è uscito sul sagrato per la recita dell’Angelus, il saluto e la benedizione ai presenti. Il Papa ha rigraziato i fedeli per l'affetto dimostrato e ha chiesto il loro sostegno: «Vi chiedo per favore la vostra preghiera, di pregare per me, perché io possa servire il popolo di Dio, servire il Signore, e fare la sua volontà».

di Stefania CECCHETTI

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Emozione e gioia. Sono queste le parole giuste per descrivere l’animo delle oltre 50 mila persone che questa mattina hanno letteralmente inondato una piazza Duomo sfavillante di luce, in barba alle previsioni che dicevano pioggia. Ed è proprio con un riferimento scherzoso alle brume padane che papa Francesco ha salutato i fedeli che lo attendevano davanti al sagrato, dopo il suo intervento in Cattedrale con i sacerdoti, per la benedizione e la recita dell’Angelus: «Cari fratelli e sorelle, vi saluto e vi ringrazio per questa calorosa accoglienza qui a Milano – ha detto -. La nebbia se n’è andata. Le cattive lingue dicono che verrà la pioggia… Non so, io non la vedo ancora. Grazie tante per il vostro affetto e vi chiedo per favore la vostra preghiera, di pregare per me, perché io possa servire il popolo di Dio, servire il Signore, e fare la sua volontà». Poi il Papa ha pregato insieme ai milanesi con le parole dell’Angelus, particolarmente significative oggi, nel giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria.

Insomma, Milano ha accolto il Papa con il suo cielo migliore, luminoso come il sorriso che era sui volti dei fedeli in coda fin dal primo mattino lungo le tre vie di accesso alla piazza, presidiate dai poliziotti che controllavano le persone una ad una. Gente festante, sorridente, con al collo la sciarpa di ordinanza bianca e gialla, i colori del Vaticano. Tanti adulti, tanti anziani e moltissime giovani famiglie con bambini al seguito. Una mamma in coda in via Mercanti inganna l’attesa giocando con i suoi figli a “un, due, tre, stella” usando come muro Palazzo Giuresconsulti. Una coppia porta in spalla le figlie di due e quattro anni, forse fin troppo piccole per capire quello che sta succedendo: «Tutte le sere diciamo insieme le preghierine – spiega la mamma -, così abbiamo detto loro che siamo venuti a trovare un amico di Gesù». Poco distante Giacomo, 9 anni, sorprende invece per la sua consapevolezza: «C’è tanta gente, sono qui spinti dalla gioia di vedere il Papa, che oggi viene in Duomo a insegnarci le cose che fa Gesù».

Un gruppo colpisce per la quantità di passeggini che hanno “parcheggiato” al centro della piazza. Sono 7 famiglie con un numero imprecisato di figli. Vengono dalla parrocchia di San Martino in Niguarda. Hanno posato a terra delle coperte da pic-nic per ingannare il tempo facendo disegnare i bambini. Francesca è venuta con il suo piccolo di due anni e mezzo e un pancione di nove mesi: «Siamo qui per incontrare il Papa che vien nella nostra città – ha detto -. Siamo contenti di poter testimoniare ai nostri figli che è bello incontrarlo in un modo semplice, come andare in piazza. Da qui forse non si riuscirà a vedere molto, con tutta la gente che c’è, ma anche solo la presenza di Francesco è la comunicazione di una paternità nei nostri confronti. Io sono già contenta che lui sia qui».

Ha ragione Francesca, l’onda della gioia e dell’attesa arriva anche in fondo alla piazza. Non importa stare in prima fila, l’importante è essere qui. E quando arriva la papamobile, da via Arcivescovado, sale forte l’applauso della folla e un tappeto di cellulari si alza per cercare di ghermire un’immagine qualsiasi, un ricordo della giornata da portare nel cuore.

Maria arriva addirittura da San Donà di Piave. È venuta a trovare la figlia che vive a Milano, ma confessa di avere scelto questa giornata proprio per vedere il Papa: «È stata un’emozione grande – racconta -. Siamo riusciti a vederlo per un pelo, quando è passato con la macchina. Il mio nipotino Andrea è riuscito a scattare una foto perché un signore gentilmente lo ha preso sulle spalle. La conserveremo come il ricordo più caro».

In mancanza di una foto di Francesco, un gruppo di Legnano si consola con un “seflie” davanti al Duomo con la sciarpa gialla. Sono due adulti e due ragazzi e ridono come matti: «Nella nostra parrocchia di San Domenico si fa cosi, si serve il Signore, ma in un clima di gioia e allegria, lo stesso che si respira in questa piazza», spiegano. La foto, mi dicono, finirà subito sul sito della parrocchia: «In Duomo siamo venuti solo noi, siamo in quattro, due sacrestani e due cerimonieri. Ma a Monza, questo pomeriggio, ci saranno quattro pullman della parrocchia».

L’attesa è lunga, l’incontro con i sacerdoti in Duomo si protrae di mezz’ora oltre l’orario stabilito. Ma la gente non dà segni di stanchezza e quando esce il Papa lo accoglie chiamando a gran voce “Francesco, Francesco”. E lui ripaga facendo non uno ma ben due giri della piazza in macchina.

È davvero il Papa della gente. Alla domanda «cosa ami di questo Papa?» tutti, ma proprio tutti, rispondono: la sua semplicità, il suo essere umile, la sua umanità. Come Liliana, messicana, in Italia da oltre 25 anni, che si commuove quando le ricordo le parole di accoglienza che sempre Francesco riserva ai migranti. E che mi dice: «Di questo Papa amiamo la sincerità, il carisma, la sua empatia. Quando parla, sembra che senta quello che tu stai provando proprio in quel momento. Abbiamo ascoltato dai microfoni quello che ha detto ai sacerdoti in Duomo e tutto si può riassumere nell’esortazione a credere, credere, credere».

L’affetto per il Francesco delle persone è anche nelle parole di Giampiero, classe 1936: «Sono coetaneo del Papa», dice orgoglioso. E continua: «Di lui amo il fatto che abbia rotto certi schemi ecclesiali, mettendosi dentro la società. Il fatto che venga a Milano senza visitare nessuna realtà economica, ma passando tra i quartieri popolari e in carcere, dimostra che questo Papa è con la gente. Non con i poveri che non hanno ricchezze, ma con i poveri di potere. Francesco è qui per dirci che contiamo anche noi che non abbiamo nessun potere».

Verso mezzogiorno la folla dei 50 mila (ma altrettanti affollavano le vie circostanti), si è piano piano diradata. Per alcuni di loro era già tempo di muoversi verso Monza o verso San Siro, all’incontro del Papa con cresimandi e cresimati.