Riuniti in 80 mila con i loro genitori e catechisti, padrini e madrine allo Stadio di San Siro a Milano, per l’incontro con il Santo Padre. Un pomeriggio intenso concluso da un discorso emozionante di 40 minuti

di Loris CANTARELLI

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«Per il sacramento della santa Cresima, fate la promessa al Signore di non fare mai atti di bullismo, né mai di permettere che si faccia nella vostra scuola e nel vostro quartiere. Questo sì l’avete detto al Papa, adesso in silenzio pensate che cosa brutta è questa e se siete capaci di prometterlo a Gesù». È la conclusione perentoria del discorso di papa Francesco ai Cresimandi 2017 e Cresimati 2016 ambrosiani, riuniti in 80 mila con i loro genitori e catechisti, padrini e madrine, come da tradizione ambrosiana dal 1973 allo Stadio “Giuseppe Meazza” di San Siro a Milano, per l’incontro con il Santo Padre. Assieme a loro, oltre quattrocento volontari e mille adolescenti dagli Oratori dell’intera Diocesi impegnati nelle figurazioni coreografiche e nell’assistenza del lungo pomeriggio.

Un pomeriggio intenso concluso da un discorso emozionante di 40 minuti, che ha alternato momenti di tenerezza e allegria ad altri di riflessione e curiosità, strutturato – sull’esempio dell’incontro con Benedetto XVI nel 2012 – a partire dalle risposte a tre domande rivolte da un ragazzo, una coppia di genitori e una catechista.

Dopo l’apertura dei cancelli, già alle ore 14 era iniziata l’animazione con band degli Oratori di Bresso e Lainate, a cui è seguita l’animazione dei ragazzi della Fom (Fondazione Oratori Milanesi) e dell’Acr (Azione Cattolica Ragazzi) con canti, cori e coreografie sugli spalti a ingannare l’attesa. Alle ore 15.30 l’educatore Andrea Ballabio, in arte “Ciccio Pasticcio”, co-fondatore della onlus Pepita, aveva poi raccontato con poche ma efficaci parole il tema del bullismo, seguito dopo mezz’ora dalla giornalista Francesca Fialdini, conduttrice di “UnoMattina” ogni giorno su Rai1, che aspettando l’arrivo del Papa ha presentato la campagna “Cresciuto in Oratorio” (www.cresciutoinoratorio.it), con due volti celebri che l’hanno sostenuta: il cantante Davide Van De Sfroos, che ha intonato due canzoni del suo repertorio, e l’attore Giacomo Poretti, che ha raccontato con la consueta ironia la sua esperienza in Oratorio e di quando ha ricevuto il sacramento della Cresima.

All’evento è stata inoltre collegata una raccolta fondi promossa da Caritas Ambrosiana per contribuire alla costruzione della “Casa del futuro” ad Amatrice (Ri). Si tratta di una casa d’accoglienza e sostegno sociale per adolescenti e giovani in difficoltà, che può anche ospitare gruppi parrocchiali per esperienze di vita comune e campi scuola: a raccogliere simbolicamente l’offerta è stato il Vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, intervistato da Francesca Fialdini sul progetto di Caritas Ambrosiana “Casa del Futuro”.

Poco prima dell’arrivo del Papa – in auto con il tradizionale giro dello stadio a salutare tutti i presenti – è stato fra l’altro annunciato il tema dell’Oratorio estivo 2017: “DettoFatto”, sulla meraviglia della Creazione.

Il Pontefice è quindi salito sul palco e dopo il Vangelo del giorno sull’Annunciazione (Luca 1, 26-38), accompagnato dalle coreografie dei ragazzi della Fom, ha ricevuto e risposto alle domande di un ragazzo, una coppia di genitori e una catechista.

Apre le domande il piccolo Davide da Cornaredo che in vista del sacramento della Confermazione chiede: «Quando avevi la nostra età, che cosa ti ha aiutato a far crescere l’amicizia con Gesù?». Francesco risponde con tre cose, «unite da un filo che è la preghiera»: il parlare con i nonni, che «hanno saggezza della vita e con quella ci insegnano come andare più vicino a Gesù», giocare con gli amici («fa bene, perché quando il gioco è pulito s’impara a rispettare gli altri e a fare squadra insieme, questo ci unisce a Gesù: se si litiga è normale ma poi si chiede scusa e la storia finisce lì») e «andare in parrocchia e in oratorio, con cui ho imparato a relazionarmi con gli altri».

Sono poi Monica e Alberto, genitori di tre ragazzi fra cui l’ultima che a ottobre riceverà la Cresima, a domandare come trasmettere ai figli la bellezza della fede: «A volte ci sembra così complicato parlare di queste cose senza diventare noiosi e banali, o peggio autoritari, quali parole dobbiamo usare?». Francesco ne approfitta per allargare il discorso: «Credo sia una domanda chiave, che tocca la vita dei genitori ma anche dei pastori e di ogni educatore. Vi invito a ricordare quali persone hanno lasciato un’impronta nella vostra fede e che cosa di loro vi è rimasto più impresso, le situazioni che vi hanno aiutato: v’invito a ridiventare figli e ricordare le persone che vi hanno aiutato a credere. A me hanno aiutato genitori, nonni, catechista, zia, parroco, un vicino… tutti portiamo nella memoria ma specialmente nel cuore qualcuno che ci ha aiutato a credere». Il Papa poi aggiunge: «Adesso vi faccio una sfida, facciamo un attimino di silenzio e ognuno pensi chi mi ha aiutato a credere» e, incredibile ma vero, lo stadio ammutolisce in un silenzio quasi irreale. Senza nominarlo, Francesco cita poi don Enrico Pozzoli, che l’ha aiutato da giovane: «A me ha aiutato a credere e crescere tanto nella fede un bravo sacerdote lodigiano, che mi ha battezzato e poi durante tutta la mia vita andavo da lui: mi ha accompagnato fino all’entrata in noviziato, lo devo a voi lombardi! Io non mi dimentico mai quel sacerdote, un apostolo del confessionale, misericordioso e buono, lavoratore». Poi ha aggiunto: «I nostri figli, anche se non ci rendiamo conto, ci osservano tutto il tempo e intanto apprendono! “I bambini ci guardano”, come il titolo di quel film di Vittorio De Sica del 1943, cercatelo… tra parentesi, quei film del Dopoguerra e oltre sono stati una vera catechesi di umanità». Il Papa ha proseguito d’intensità: «Voi non immaginate l’angoscia dei bambini quando i genitori litigano, soffrono e non crescono nella fede! Quando i genitori si separano, il conto lo pagano loro, quando si porta un figlio al mondo si deve avere coscienza della responsabilità di farli crescere nella fede. Loro capiscono le nostre preoccupazioni, sono molto intuitivi e ricavano le loro conclusioni e i loro insegnamenti, sanno quando facciamo loro delle trappole e quando no, perciò fra le prime cose vi direi: abbiate cura del loro cuore, della loro gioia e della loro speranza! Gli occhietti dei vostri figli via via memorizzano e leggono con il cuore, la fede è una delle migliori eredità che avete ricevuto dai vostri genitori e se la vivete bene c’è la trasmissione ai vostri figli. Mostrate come la fede ci aiuta ad andare avanti, non con un atteggiamento pessimista ma fiducioso: questa è la migliore testimonianza che possiamo dare, c’è un modo di dire che recita: “Le parole se le porta il vento, ma quello che si semina nella mente, nel cuore, rimane per sempre”». Infine una notazione sulla tradizione comune in molti Paesi per cui le famiglie vanno «insieme a Messa e poi al parco con i figli a giocare insieme, così la fede diventa un’esigenza di famiglia insieme ad altre famiglie, ci aiuta a vivere il comandamento di santificare le feste ma anche di giocare e stare un po’ insieme» e l’accento a un’«educazione familiare nella solidarietà, un trasmettere la fede educandoci alle opere di misericordia, che fanno crescere la fede: non c’è festa senza solidarietà, come non c’è solidarietà senza festa, perché quando uno è solidale è gioioso e trasmette gioia», citando il racconto di una mamma di Buenos Aires che ha invitato i figli a pranzo a donare a un povero che bussava metà del loro cibo anziché quello per la sera: «Quella mamma ha insegnato la solidarietà: ma quella che costa, non quella che avanza!».

Infine Valeria, mamma e catechista di Rogoredo, ha chiesto al Papa un consiglio su come avere un dialogo fra tutti coloro che sono chiamati a educare i nostri giovani. Anche questa volta, Bergoglio è stato semplice e profondo insieme: «Io consiglierei un’educazione basata sul pensare, sentire e fare: cioè con l’intelletto, il cuore e le mani. Occorre educare all’armonia dei tre linguaggi, al punto che i giovani possano pensare quello che sentono e fanno, sentire quel che pensano e fanno, fare quello che pensano e sentono. Non si possono separare ma occorrono tutti e tre». Infine, la ferma condanna del bullismo, rivolta direttamente ai ragazzi.

L’incontro si è concluso con un canto di invocazione allo Spirito (mentre i figuranti componevano la parola “Spirito” al centro del campo, con i complimenti del Pontefice), un Padre Nostro, la benedizione papale e il saluto a tutti i presenti.

Terminato questo momento, il Papa ha infine raggiunto l’aeroporto di Linate per ripartire alla volta di Roma, chiudendo nel migliore dei modi una giornata intensissima, ricca di emozioni e che riverberà la sua eco fra chi l’ha vissuta e in tutta la diocesi ambrosiana ancora a lungo.