Dalle idee al confronto

L'intervento di Pino Marelli, ex direttore di Luce, in occasione dei novant'anni del settimanale

Ricordo come se fosse oggi. Monsignor Bernardo Citterio mi chiamò per dirmi che il cardinal Colombo voleva affidarmi l’incarico di dirigere il settimanale cattolico “Luce”. Ero a Varese da soli tre anni, dopo 6 anni vissuti in seminario per la formazione spirituale dei giovani seminaristi. “Luce” era allora diretto da don Tomaso Montrasio, un sacerdote molto bravo e determinato. Era, don Montrasio, una figura carismatica nell’ambito della redazione e del tessuto ecclesiale, con idee molto chiare per la valorizzazione della stampa cattolica. La proposta di monsignor Citterio mi stupì. Mi trovò impreparato e per nulla orientato a questo nuovo incarico. Feci presenti le mie difficoltà. Sentivo in particolare la sofferenza di lasciare la vita pastorale diretta, sia in parrocchia come nell’ambito dell’Azione cattolica, ancora molto significativa sul territorio. Ma gli orientamenti e le scelte dell’Arcivescovo erano già definiti. Era l’autunno del 1975. E oggi, a distanza di molti anni, ringrazio ancora il Signore per quegli anni sicuramente importanti della mia vita sacerdotale.

Mi trovai così in una realtà culturale totalmente nuova e tutta da scoprire. Incontrai innanzitutto dei collaboratori molto validi. Pur legati alla conduzione precedente e con orientamenti culturali ed ecclesiali diversi, ho trovato in loro gli atteggiamenti più positivi dell’accoglienza, della comprensione, del dialogo e della collaborazione. E incominciai ad imparare… proprio da loro. I primi “articoli di fondo” venivano discussi insieme: dalla scelta dei temi da affrontare allo sviluppo dei pensieri. Anche gli altri articoli del settimanale, affidati alla penna dei collaboratori, venivano individuati insieme e sviluppati secondo una impostazione unitaria. A poco a poco si consolidò una prassi orientativa di grande importanza: gli incontri redazionali. Tendenzialmente si tenevano ogni settimana. Possibilmente ogni mese si metteva in programma una riunione di redazione “allargata” a tutti i collaboratori, anche saltuari. A poco a poco si delineava l’esigenza di fare in modo che la redazione di “Luce” diventasse progressivamente “centro culturale”. Il settimanale ne risultava così arricchito in termini di orientamenti culturali e di incisività sociale.

Il nostro settimanale “Luce” e gli altri settimanali cattolici, sia diocesani che nazionali, erano già immersi in tante difficoltà. Forti della propria tradizione – lunga negli anni, coraggiosa nelle difficoltà e decisa a continuare – rimaneva alto in tutti i collaboratori il desiderio di uscire dalle difficoltà per ritornare a essere uno strumento di comunicazione sociale stimato e incisivo. Una prima difficoltà da superare era la sopravvivenza economica. Erano anni in cui i costi salivano e arrischiavano di travolgere tutto. Un ringraziamento particolare al Consiglio di amministrazione e alla segreteria, perché seppero affrontare le difficoltà economiche, portare in pareggio il bilancio annuale e programmare l’accesso alle nuove tecnologie. I sacerdoti e le parrocchie sono sempre stati come la spina dorsale per la diffusione del settimanale. Ampio è stato lo sforzo per entrare in dialogo con le realtà ecclesiali per chiedere un serio impegno di rinnovamento e di sostegno. Tutti i decanati furono coinvolti per una presa di coscienza dell’importanza di un settimanale cattolico e della necessità di continuare ad avere un ruolo importante nel campo dell’informazione e della formazione. Parecchie volte, alcuni sacerdoti venivano invitati in redazione per discutere insieme problemi pastorali o di incidenza sociale.

Ma il “nodo” più serio e difficile restava il dialogo e l’incidenza sul territorio, con i suoi problemi. Il settimanale “Luce” era sorto e si era affermato proprio per una forte caratterizzazione popolare cristiana. Occorreva rileggere e riaffermare questa ricchezza originaria. È stato lo sforzo maggiore di quegli anni: attenzione alle realtà locali, presenza nei dibattiti più qualificati, incontri e dialogo con le autorità, con le forze sociali, con le varie presenze culturali, con il mondo del lavoro e la crisi occupazionale. Ripensando a quei 5 anni, indubbiamente difficili e impegnativi, ricordo con nostalgia il lavoro svolto. Lo ritenni sempre un servizio importante e di grande valore. Ma soprattutto di notevole fascino ecclesiale e culturale.

 

Don Pino Marelli (direttore del Luce dal ’75 al ’80)

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Pubblicato il 10 Gennaio 2004
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