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Borgo di Castellaro Lagusello (Mn)

11 Marzo 2003

In passato le sue porte erano spesso chiuse, il ponte levatoio alzato, a tener lontano briganti e cavalieri nemici.
Oggi i tempi sono cambiati, almeno un poco, e il possente baluardo ha acconsentito di buona voglia a trasformarsi in scenografica cornice di suggestivi scorci.
Poche case, per lo più di sasso, dai davanzali fioriti, sono raccolte all’interno di muraglie bellicose, così evocative d’assalti e battaglie che paiono uscite dalla fantasia di un cantastorie più che dalla perizia di un architetto militare.
E acciottolate sono anche le strade: ma giusto un paio, a dividersi quella maestra in un bivio che a nulla sfocia, in verità.
Castellaro Lagusello è tanto minuscolo, infatti, che in questo borgo vi si arriva o vi si parte, ma davvero non vi si transita.
Bisogna giungerci apposta, bisogna cercarlo.
Occorre, insomma, aver desiderio di scovare qualcosa di bello, qualcosa di autentico, a costo di uscire dai soliti giri, a patto di non lasciarsi incanalare nei percorsi più battuti. Ed è cosa meno scontata di quel che s’immagina. Castellaro non si nega, ma neppure si concede con troppa facilità.
Sulle mappe antiche, più che su quelle moderne, Lagusello sembra aver lasciato traccia di sé.
Questa parte della provincia mantovana, del resto, fu abitata già nelle età protostoriche del bronzo e del ferro, frequentata da genti etrusche, intensamente popolata in epoca romana: i numerosi, interessanti ritrovamenti archeologici avvenuti nella zona ne sono eloquente testimonianza.
Ma fu dopo il Mille che la posizione strategica di questo luogo divenne più che mai evidente. E preziosa.
Territorio di confine, al centro di delicati equilibri, conteso fra potenze emergenti e consolidate signorie, Castellaro Lagusello – come verrà battezzato dai cartografi del basso Medioevo – si prestava magnificamente al ruolo di sentinella e di presidio, ora per difendere, ora come punta avanzata di uno schieramento offensivo.
continua…