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L’associazione Vidas compie 25 anni I MALATI TERMINALI NON SONO PIÙ SOLI

Da 25 anni l'associazione Vidas assiste a domicilio gratuitamente persone affette da mali incurabili. Da un anno ha aperto un hospice per i pazienti che non possono essere curati a casa. In 25 anni di attività Vidas ha assistito 18 mila persone a domicilio e ora segue 160 malati terminali al giorno per un totale di 1.500 all'anno. Può infatti contare su 83 figure professionali specializzate nella terapia del dolore e cure palliative e 110 volontari selezionati e formati. L'assistenza è assicurata da 6 équipe socio-sanitarie impegnate 365 giorni all'anno, notte e giorno, disposte a girare di casa in casa in 51 comuni della provincia di Milano. � Un Hospice per gli ultimi giorni � Per elaborare il lutto � «Restituire il Natale»

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21 Luglio 2010

Da 25 anni l’associazione Vidas assiste a domicilio gratuitamente persone affette da mali incurabili. Da un anno ha aperto un hospice per i pazienti che non possono essere curati a casa. In 25 anni di attività Vidas ha assistito 18 mila persone a domicilio e ora segue 160 malati terminali al giorno per un totale di 1.500 all’anno. Può infatti contare su 83 figure professionali specializzate nella terapia del dolore e cure palliative e 110 volontari selezionati e formati. L’assistenza è assicurata da 6 équipe socio-sanitarie impegnate 365 giorni all’anno, notte e giorno, disposte a girare di casa in casa in 51 comuni della provincia di Milano.

di Luisa Bove

Aveva solo 16 anni Giovanna Cavazzoni quando per la prima volta ha seguito nel tempo libero dallo studio una donna – a lei molto cara – malata di tumore e che in poco tempo sarebbe morta. «Fu un’esperienza sconvolgente, ma preziosissima», racconta, che le fece scoprire «un’innata tendenza alla condivisione umana». Poi «ci fu una promessa con l’amica morente e con me stessa». Sono passati altri 35 anni prima che il suo sogno, coltivato da tempo, diventasse realtà.

«Le idee a volte hanno tempi lunghissimi», ammette Cavazzoni che solo nel 1982, insieme a un gruppo di amiche, fondò “Vidas”, l’associazione che da un quarto di secolo offre assistenza domiciliare completa e gratuita ai malati terminali. Erano gli anni in cui le parole “cancro” e “morte” restavano un tabù e occuparsi di persone affette da mali incurabili non era certo facile. Ma le prime volontarie credettero al progetto e vi si dedicarono con passione.

Fin dall’inizio la fondatrice ha avuto accanto persone come Alberto Malliani, professore di Medicina interna all’Università Statale di Milano e direttore del Dipartimento di medicina all’Ospedale Sacco, scomparso recentemente, e Mario Usellini, oggi presidente della Fondazione Vidas, che contribuì ad avviare l’intera macchina organizzativa.

In 25 anni di attività Vidas ha assistito 18 mila persone a domicilio e ora segue 160 malati terminali al giorno per un totale di 1.500 all’anno. Può infatti contare su 83 figure professionali specializzate nella terapia del dolore e cure palliative (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti…), regolarmente retribuite, e 110 volontari selezionati e formati. L’assistenza è assicurata da 6 équipe socio-sanitarie impegnate 365 giorni all’anno, notte e giorno, disposte a girare di casa in casa in 51 comuni della provincia di Milano.

Gli operatori hanno dovuto affrontare mille difficoltà, soprattutto quando si è trattato di assistere i malati più soli o in situazioni familiari e ambientali particolari. Spesso infatti si sono trovati di fronte persone tossicodipendenti, alcolizzate, prostitute e malati psichici. Casi di profondo disagio sociale e di abbandono che non fanno certo onore a una metropoli come Milano.

«Ma Vidas questa città l’ha amata – assicura Cavazzoni, fondatrice e presidente dell’associazione -, studiata nel profondo, visitata, fotografata consolata e rassicurata, dalle zone più disagiate a quelle più ricche ed efficienti. Non c’è strada, viale, vicolo che non ci abbia visto accorrere ad ogni richiamo». La malattia, anche grave, può colpire chiunque, non guarda al ceto sociale o al conto in banca, non fa differenza di persone.

Grazie al nuovo Piano socio-sanitario della Regione Lombardia, dall’anno scorso Vidas ha allargato il suo campo d’azione. Non si occupa più solo dei malati di tumore perché le cure palliative possono essere fornite a tutte le persone affette da malattie inguaribili evolutive in fase avanzata. L’Organizzazione mondiale della sanità parla infatti di pazienti che «non presentano risposta al trattamento curativo specifico e per i quali il controllo del dolore e degli altri sintomi, come la possibilità di affrontare le problematiche psicologiche, sociali e spirituali, sono prioritarie». Quindi la cura palliativa, spiega Daniela Cattaneo, direttore socio-sanitario Vidas, «non è specifica di una particolare malattia, come il cancro, ma èpropria di tutte quelle condizioni inguaribili ed evolutive che hanno la morte come conseguenza diretta».

Tra gli aspetti fondamentali di Vidas non c’è solo l’assistenza ai malati, ma anche la sensibilizzazione culturale, di cui si occupa in particolare l’omonima Fondazione attraverso seminari, convegni, tavole rotonde, pubblicazioni e borse di studio. «Se nei primi anni le tematiche affrontate erano i nuovi modelli di assistenza domiciliare, la terapia del dolore, le cure palliative – spiega il presidente Usellini -, dal 1995 lo sguardo si è allargato ai temi esistenziali: indifferenza, felicità, paura, senso della vita, memoria, coraggio, giustizia…».