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25 dicembre

«Il Natale non è un nostalgico volgersi indietro, ma una luce che trasfigura la storia»

Nella Messa del giorno di Natale, l’Arcivescovo ha presieduto in Duomo l’Eucaristia, richiamando il dovere di riconoscere, ogni giorno, la gloria di Dio. Ai fedeli ha detto: «Siate una benedizione per chi vi incontra»

di Annamaria Braccini

3 Gennaio 2019

«Gli angeli della notte sono quelli che irrompono in una notte qualsiasi e la trasformano nella santissima notte in cui il Verbo si è fatto carne; annunciano l’evento, riempiono di luce la terra, di gioia i cuori, muovono i pastori ad andare fino a Betlemme. Quelli che visitano l’umanità per annunciare l’evento della salvezza; che cantano la gloria per Dio e la pace per gli uomini. Ma io, quest’anno, aggiungerei al Presepe l’angelo del mattino».
In Duomo, è l’Arcivescovo a dire così nella Messa del giorno del Natale del Signore – aperta sulle note universali dell’“Adeste Fideles” e dal canto dei 12 Kyrie peculiari delle Solennità ambrosiane -, per quel “Bambino che irradia la gloria di Dio conducendoci, passo dopo passo, a riconoscere la Sua divinità. Luce del Dio che non ci lascia mai”.
L’intera riflessione che il vescovo Mario rivolge ai fedeli, pare, così, accompagnata dagli angeli.
«Gli angeli della notte intervengono come annunciatori di momenti memorabili; sono loro che, nel silenzio della notte, fanno sentire la musica del cielo e fanno risplendere la gloria di Dio. Però quest’anno ho aggiunto l’angelo del mattino».
Se «l’angelo dei sogni è quello che incoraggia, che illumina i momenti tormentati dai dubbi, che aiuta a prendere le decisioni che segnano la svolta della vita; che visita la storia delle persone per illuminarle, nel momento critico, su quale strada scegliere e direzione dare alla propria esistenza», c’è – comunque, poi – l’angelo del mattino. «Quello che non ha ali, non è vestito di bianco, non è trasfigurato dalla luce, che è una presenza che si stenta a riconoscere». E che, tuttavia, «è presenza amica, suggerendo che ogni giorno può essere il giorno in cui fare e ricevere il bene. È lui che si accosta a ciascuno in ogni risveglio e in qualsiasi situazione ci si trovi, suggerendo che proprio ogni condizione può essere un’occasione per amare ed essere amati: visita le situazioni di entusiasmo e quelle in cui vi è smarrimento e angoscia».
Sempre, insomma, si può fare un passo verso il bene.
Arriva, così, la consegna: «L’angelo del mattino dice di considerare il bene che c’è in ogni persona, di imparare ad avere stima in ciascuno, di considerare bene anche coloro da cui si è ricevuto del male. È un invito a guardare gli altri con lo sguardo di Dio. Una presenza quotidiana che ci spiega che, da quando Gesù si è fatto uomo, Egli ci accompagna e ci permette di vivere come figli di Dio. Questa conformazione a Gesù sia resa sempre più persuasiva, lieta, fiduciosa. Lo Spirito santo ci aiuta ad ascoltare l’angelo del mattino, la buona ispirazione che trasforma ogni vita dei figli degli uomini in una vita che diventa quella dei figli di Dio. Il mistero del Natale non è un nostalgico volgersi indietro per un evento irripetibile, ma è considerare come, da quell’evento irripetibile, sia venuta una luce, una gloria, una forza che trasfigura tutta la storia. E questo evento ha lasciato a noi l’angelo del mattino per aiutarci a riconoscere Gesù presente non solo nei nostri canti, sentimenti e presepi, ma in quel pane di vita eterna che ci consente di salutare il giorno dicendo buongiorno. Anche questo giorno è un cammino verso la gloria di Dio».
E, prima della benedizione papale con l’indulgenza plenaria – “per facoltà ottenuta da sua santità Francesco” -, ancora un pensiero di augurio o, meglio, di benedizione che si fa anche ringraziamento.
«Ringrazio i preti, delle parrocchie di Rito ambrosiano della Diocesi che hanno portato la benedizione nelle famiglie, che hanno visitato ospedali, carceri, i luoghi della sofferenza, portando la benedizione del Signore. Ringrazio i sacerdoti che, in Duomo, hanno accolto i penitenti e hanno dato il perdono e la pace a tanti che si sono accostati al sacramento della Riconciliazione».
«Io vorrei raggiungere tutti – conclude l’Arcivescovo che, in questi giorni, ha mandato messaggi di benedizione natalizia attraverso giornali e televisioni -, però i fedeli, gli uomini e le donne di questa terra, sono tanti e, perciò chiedo a voi tutti di portare la benedizione a coloro che incontrate in questi giorni, anzi, di essere voi una benedizione per chi vi incontra».

Pranzo solidale

Dopo il Pontificale in Duomo, l'Arcivescovo ha visitato e benedetto la mensa del pranzo solidale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio presso la chiesa di San Bernardino alle Monache (via Lanzone 13), in cui erano presenti circa 100 persone senza fissa dimora del centro città. L’Arcivescovo ha ringraziato la Comunità per il pranzo di Natale organizzato insieme alla parrocchia di Sant’Ambrogio: «Siamo qui per celebrare insieme l’amicizia in un mondo che non ha bisogno solo di beni materiali ma di doni che rendono migliore la vita. Questo pranzo è un segno che invita tutta la città a capire la necessità di condividere i doni che si hanno».
Pubblichiamo qualche immagine di questo momento nella minigallery qui sopra