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Matrimonio

Canto e musica
nella celebrazione

Istruzioni e norme a cura del Servizio diocesano
per la Pastorale Liturgica, per una gioiosa partecipazione
e per "una gioiosa semplicità"

6 Aprile 2011

«…La liturgia nuziale deve esprimere pienamente il significato ecclesiale del matrimonio, anche attraverso lo stile celebrativo impronta o ad una gioiosa semplicità che favorisca il coinvolgimento dell’intera comunità ecclesiale in cui gli sposi sono inseriti» ( Sinodo 47°, 405/2).

«L’apparato esteriore sia sempre improntato a sobrietà e a dignitosa semplicità, evitando ogni inutile spreco e proibendo ciò che potrebbe disturbare il clima di raccoglimento e di gioiosa partecipazione. In particolare, per quanto concerne gli addobbi floreali, la scelta delle musiche e dei canti… ci si attenga a quanto verrà opportunamente indicato dai competenti organismi diocesani» ( Sinodo 47° 405/5).

 Per una «gioiosa semplicità»
a. … quale festa?
Celebrare le nozze è «fare festa». Celebrare il matrimonio in chiesa è porsi in festa insieme a Dio con gli sposi, i familiari e gli amici, con la comunità intera. Ma come? C’è festa in ristorante e c’è festa in chiesa, ovviamente in maniera diversa. Il sacramento che si celebra è mistero di Cristo, è dono inenarrabile, è evento da accoglier con gioia, riconoscenza, ed interiorità. C’è festa e… Festa! In chiesa un certo sfarzo, un accompagnamento coreografico esagerato un esteriorismo dissipante non convengono alla Festa, alla celebrazione liturgica;

b. … quale musica?
Gli sposi chiedono, normalmente anche delle «musiche»: all’entrata in chiesa, all’offertorio, alla comunione eucaristica, alle «firme» sul registro, ecc. Alcune di queste «musiche» sono diventate come d’obbligo ed esigite o vivamente desiderate dagli sposi: opportunamente e inopportunamente. Quali sono opportune ed eseguibili? Quali, invece, inopportune o da escludere? Non tutto è accettabile, anche musicalmente, nella liturgia dove il bello ed il piacevole, il vecchio ed il nuovo devono armonicamente e dignitosamente conciliarsi nella fastosità e insieme nella profondità dell’«incontro» con Dio. occorre operare degli stacchi dal «profano», con alcune rinunce; bisogna far posto a canti e a musiche che aprano la porta a quell’«incontro» gioioso e misterioso, e che non turbino il rito dentro il quale esso si attua.

c. … quale esecuzione?
Neppure sono adatte e convenienti tutte le modalità di cantare e di suonare alla «presenza» di Dio e per Dio (Sposo dell’umanità), per dirgli gioia e preghiera, fedeltà e fiducia, insieme agli sposi. È necessario agire con discernimento cosicché, anche dal punto di vista musicale, il rito nuziale sia luogo e tempo di raccoglimento e di festa innanzitutto interore, non solo di esteriorità superficiale o, peggio, di puro esibizionismo. La musica (come i fiori ed altri elementi costituitivi della celebrazione nuziale) può avere una forte incidenza positiva o negativa.
 

Per una «gioiosa partecipazione»
a. Se il matrimonio è celebrato durante la Messa:
– vengano cantati almeno il Santo e l’acclamazione al Vangelo;
– possibilmente si esegua un cenno all’ingresso e un ritornello al salmo responsoriale;
– il rito nuziale potrebbe accogliere un canto dopo la benedizione e la consegna degli anelli;
– durante la comunione eucaristica si può preferire un brano strumentale, rimandando a dopo la distribuzione dell’eucaristia, un canto di ringraziamento o di meditazione, con un momento di silenzio che segua e preceda il canto stesso.

b. Se il Matrimonio è celebrato senza la Messa:
oltre al canto d’ingresso, il ritornello del salmo responsoriale e l’acclamazione al Vangelo, sarebbe bene eseguire un canto dopo la benedizione e la consegna degli anelli; oppure dopo il Padre nostro e durante o dopo la comunione eucaristica, ed eventualmente al termine della celebrazione.

c. Fra i canti possibili
utilmente guidati da un coro o da un cantore guida – a titolo esemplificativo ne suggeriamo alcuni, presenti in «Cantemus Domino» (Libro per la preghiera e il canto delle comunità ambrosiane:
– «Come virgulti di ulivo», 427 (ingresso o salmo responsoriale)
– «Ti ringrazio, signore», 428 (dopo la benedizione degli anelli, alla comunione)
– «Vita e benedizione», 429 (salmo responsoriale)
– «Beato l’uomo che ama il Signore», 560 (salmo responsoriale, alla presentazione dei doni, ecc.)
– «Questa famiglia ti benedice», 561
(canto di ringraziamento, dopo la comunione, al congedo)
– «Pace a te», 581 (allo scambio della pace)
– «Sei tu che hai creato», 569/pag 1043 (canto di meditazione)
– «Voglio esaltare», 595 (lode e supplica al Signore «luce del cammino»). Alcune attenzioni
– Talvolta la liturgia nuziale è animata da canti particolari dagli amici degli sposi che con loro hanno condiviso un cammino di vita cristiana. In questo caso, oltre ad una giusta moderazione, si richieda l’esecuzione di qualche canto comunitario-parrocchiale, abbastanza semplice e noto (per es.: il salmo responsoriale e il Santo), cosicché anche l’assemblea possa partecipare, cantando, alla celebrazione.

– Musiche religiose, i cui testi e le cui melodie non furono composti per la celebrazione liturgica, solitamente affidate all’esecuzione di cantori solisti 8come l’Ave Maria di Schubert o di Gounod, ecc.), se sono desiderate, siano collocate solo dopo la ce4lebrazione nuziale, al di fuori del rito liturgico (per es.: durante la compilazione degli Atti).

– Quanto ai brani strumentali si raccomanda la scelta e la valorizzazione di un repertorio più consono alla liturgia, alternativo a quanto comunemente eseguito durante la celebrazione delle nozze. – si ricordi, inoltre, quanto è prescritto da «Principi e norme per l’uso del Messale: La natura delle pari ‘presidenziali’ esige che esse siano proferite a voce alta e chiara e che siano ascoltate da tutti con attenzione. Perciò, mentre il sacerdote le dice, non si devono sovrapporre altre orazioni o canti, e l’organo e altri strumenti devono tacere (cap. II, n. 12).