Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo

Che cosa vogliamo fare
Il tempo del lock down, impedendo per un lungo periodo di praticare le modalità più usuali di attuazione dei percorsi di formazione cristiana (momento di catechesi, messa domenicale, domeniche insieme, ritiri…), ha costretto tutti a ritornare consapevolmente su un’intuizione di fondo, che è vera anche in circostanze meno eccezionali di quelle vissute negli scorsi mesi e che, proprio per questo, sta a fondamento di tutto il percorso diocesano di IC “Con Te!”: l’esperienza di fede e la formazione cristiana non si limitano all’incontro di catechesi da vivere in parrocchia, ma si giocano anche nel tessuto della vita quotidiana e delle relazioni di ogni giorno.
Il momento catechistico parrocchiale non è concluso in se stesso, ma ha necessariamente bisogno dei molteplici momenti e delle occasioni che la vita quotidiana e la relazione di prossimità con gli altri offrono, poiché questi sono “luoghi” per rivisitare e attuare, in parole e gesti, quella fede che viene annunciata e approfondita nella catechesi. L’impossibilità di praticare quest’ultima, nelle sue forme usuali, ha fatto sì che ciò che spesso rischia di rimanere ai margini del normale modo d’intendere laformazione cristiana si sia posto ora al centro dell’attenzione: la preghiera e la celebrazione in casa, il coinvolgimento attivo della famiglia, il dialogo a partire dal vissuto, la vita quotidiana come luogo vero di esperienza cristiana, l’accompagnamento discreto di una comunità…
Tuttavia, è comunque vero che vita quotidiana (in particolare familiare) e rapporti con gli altri non possono semplicemente prendere il posto del momento specificamente catechistico e parrocchiale; al contrario, i primi sono complementari a quest’ultimo e ne hanno bisogno, perché solo la catechesi ha il compito di esplicitare il raccordo tra la Parola che chiama alla fede e le multiformi vicende della vita di ciascuno.

Dunque, ora c’è bisogno di ritrovare anche tempi e modi per il momento della catechesi in parrocchia e con la presenza dei ragazzi, così che l’inizio del prossimo anno pastorale possa coincidere con un passaggio da una situazione di semplice risposta ad un’emergenza, alla costruzione intelligente delle condizioni per riavere in azione tutte le componenti necessarie ad un percorso integrato di formazione alla vita cristiana, facendo così diventare l’occasione una opportunità: a questo obiettivo sono dedicate le riflessioni che seguono.
Non si vogliono proporre soluzioni già pronte e solo da applicare: un simile tentativo è destinato in partenza a fallire, perché le situazioni locali sono le più varie e difficilmente prevedibili a tavolino. Al contrario, quanto qui segue vuole attirare l’attenzione di preti e catechisti sulle questioni pratiche che emergono quando si cerchi di rendere possibile l’attuazione di forme di catechesi con presenza dei ragazzi nel contesto della pandemia, in modo che ciascuna comunità educante possa individuare con ampio anticipo che cosa è necessario fare nella propria situazione particolare, in vista dell’inizio del prossimo anno pastorale.
È altresì evidente che i suggerimenti qui proposti fanno riferimento alla situazione e alle norme attuali e potranno quindi richiedere modifiche anche ampie qualora vi fossero cambiamenti.

1. Attenzioni per ridurre il rischio di trasmissione del contagio
Per molti versi, le questioni pratiche che si incontrano nell’immaginare come attuare una catechesi “in presenza” sono molto simili a quelle che si affrontano per la scuola: per questo motivo è stato possibile avvalersi delle indicazioni date dal Ministero per l’Istruzione e dei suggerimenti del CTS della Protezione Civile, applicandoli e adattandoli alla situazione della catechesi in ambito parrocchiale. Come la scuola, infatti, anche la catechesi “in presenza” è per sua stessa natura una forma di comunità; essa potrebbe dunque generare focolai epidemici, qualora capitasse la presenza di un caso contagioso. Per rendere attuabile un momento di catechesi con la presenza dei ragazzi è quindi necessario ridurre il rischio connesso con le due principali vie di trasmissione del virus CoVid-19: per via aerea (goccioline di saliva – droplet e particelle virali) e per contatto con superfici precedentemente contaminate (il virus si è dimostrato in grado di sopravvivere su una superficie non più a lungo di 7-10 giorni).

Ciò può avvenire mettendo in campo una serie di attenzioni, che però hanno un impatto diretto sia sull’organizzazione generale della catechesi, sia sul modo con cui avvengono i suoi incontri. La prima modalità di contagio (aerea) è rilevante soprattutto negli ambienti chiusi e può essere contrastata attraverso l’uso di dispositivi di protezione personale (mascherine), l’aereazione dei locali utilizzati e il distanziamento interpersonale. La seconda modalità di contagio (per contatto) può essere contrastata attraverso l’uso di dispositivi di protezione personale (guanti), o con il lavaggio frequente delle mani, e la pulizia e disinfezione degli ambienti.

1.1. Pulizia e disinfezione degli ambienti
Ha come scopo prevenire il contatto con superfici precedentemente contaminate dal virus.

Si dovrà dedicare particolare attenzione alla disinfezione delle superfici più toccate nelle sale utilizzate per la catechesi: maniglie o barre di porte e finestre, sedie e braccioli, tavoli, interruttori della luce, corrimano, ecc.
Anche i servizi igienici, essendo punti di particolare criticità in vista della prevenzione, richiedono una pulizia con prodotti specifici, oltre alla disinfezione delle superfici più toccate: rubinetti dell’acqua, lavandini, ecc.

Attenzione particolare andrà dedicata ai materiali da utilizzare per le attività connesse con la catechesi (penne, pennarelli, matite…), qualora dovessero essere condivisi da più persone del gruppo.

La pulizia e la disinfezione è bene che siano giornaliere, al termine dell’utilizzo degli ambienti e dei materiali per la catechesi.

Tutto quanto fin qui descritto, benché sia abbastanza impegnativo, non dovrebbe avere di norma un impatto diretto sull’organizzazione della catechesi. Con l’eccezione del caso in cui si rendesse necessario utilizzare gli stessi ambienti su più turni o con gruppi diversi: in questa circostanza, la pulizia e la disinfezione dovranno ovviamente avvenire anche nel tempo fra la conclusione del primo turno/gruppo e l’inizio del secondo, e ciò avrà chiare ricadute sugli orari dei turni/gruppi di catechesi.

Per ridurre il carico di lavoro connesso con la pulizia e la disinfezione potrebbe essere utile considerare seriamente la possibilità di eliminare dagli ambienti utilizzati tutti quei materiali e quegli elementi di arredo che non risultassero assolutamente necessari alle attività che vi si devono svolgere, ma che comunque richiederebbero una pulizia/sanificazione dopo l’uso.

1.2. Pulizia e disinfezione delle mani

Ha come scopo prevenire la diffusione per contatto di eventuali particelle virali.
Non sono ritenuti necessari i guanti per ciascuno; bisogna invece rendere disponibili in ciascuna sala di gruppo dei prodotti igienizzanti (dispenser di soluzione idroalcolica o a base di altri principi attivi), per permettere la pulizia delle mani all’ingresso e prima di utilizzare i materiali per le attività catechistiche, qualora venissero condivisi.

1.3. Dispositivi di protezione personale (mascherine)
Hanno il duplice scopo di prevenire il rilascio di droplet e, unitamente ad una buona aereazione, di sfavorire l’inalazione di droplet e particelle virali disperse nell’aria.

La mascherina può essere tolta per specifiche esigenze (attività fisica, mangiare…) ed, eventualmente, all’aperto in caso sia possibile garantire il distanziamento.

L’adozione di questa precauzione non dovrebbe avere particolari influssi sullo svolgimento del momento catechistico in quanto tale. A livello di organizzazione generale, invece, sarà opportuno precisare con le famiglie se i ragazzi debbano arrivare alla catechesi già dotati di propria mascherina o meno; inoltre, e comunque, sarà opportuno prevedere di averne qualcuna a disposizione per il caso in cui qualcuno non l’abbia o non possa più usarla (causa rottura o perché si è sporcata…).

Una riflessione circa la quantità di rifiuto, costituito dalle mascherine monouso usate, porta anche a considerare l’opzione di dotarsi, almeno per gli operatori, di un adeguato stock di mascherine lavabili: sul lungo periodo, l’iniziale maggior costo verrebbe ampiamente ammortizzato non solo dalla minore produzione di rifiuti di difficile smaltimento, ma anche dal venir meno della spesa per l’acquisto delle mascherine monouso.

1.4. Distanziamento interpersonale
Ha come scopo prevenire la diffusione per contatto o per inalazione di eventuali particelle virali, sia in spazi aperti, che (a maggior ragione) in ambienti chiusi.

Questa è probabilmente la misura preventiva che ha l’impatto maggiore sulle modalità pratiche di attuazione della catechesi “in presenza”, perché va a toccare non solo il suo aspetto logistico e organizzativo (dimensione dei gruppi, tempi per l’incontro, calendario…) ma anche lo stesso svolgimento del momento della catechesi.
Distinguiamo le questioni connesse con il distanziamento nell’incontro di gruppo (a) da quelle collegate alle misure per evitare assembramenti (b).

a) Distanziamento e incontro di catechesi

Tre sono le coordinate da tenere presenti nel progettare e implementare una distanziazione che permetta un adeguato svolgimento del momento di gruppo per la catechesi:

La distanza interpersonale da tenere
La normativa indica come adeguata una distanza interpersonale di almeno 1 metro, da bocca a bocca: ciò significa che una persona “distanziata” (seduta o in piedi) potenzialmente “occupa” un’area di 2m2 nel luogo di incontro. Ciò ha un impatto immediato sulle dimensioni del gruppo in un dato ambiente chiuso, poiché il numero dei posti disponibili in una sala di riunione è direttamente proporzionale alla sua superficie e inversamente proporzionale allo spazio occupato da una persona “distanziata”.

La disposizione dei posti nella sala
Anche questa variabile entra in gioco nella determinazione della dimensione del gruppo: date una sala e la superficie che in essa occupa una persona “distanziata”, il numero dei componenti varia anche in funzione del modo con cui le persone si dispongono nell’ambiente di riunione (= layout dei posti a sedere).
Ad esempio, sotto questo profilo, una disposizione perimetrale (cioè con le persone che prendono posto lungo i lati della stanza) sembra una soluzione migliore rispetto ad una semplice disposizione equidistante in tutta la sala, poiché permette di avere un gruppo leggermente più grande rispetto all’altra situazione; questa soluzione, inoltre, permette anche di ricavare uno spazio centrale, come spazio di movimento e spazio da destinare a uno o più tavoli con lo scopo di supportare varie attività o per l’angolo della preghiera o della parola, ecc. ecc.

Il tipo di attività da svolgere
La disposizione distanziata delle persone in un gruppo riunito deve anche essere adeguata alla tipologia di attività che il gruppo deve svolgere.
Ad esempio, una disposizione in cerchio o perimetrale può andare bene per una preghiera o una celebrazione o un’attività manuale o un ascolto, ma non altrettanto bene per la visione di un video.

Una delle prime cose da fare per progettare una ripresa della catechesi “in presenza”, dunque, è capire quali dimensioni di gruppo gli ambienti a disposizione possono supportare, in funzione della distribuzione dei posti prescelta e delle attività da svolgere, perché da questo dato fondamentale dipendono molte altre scelte di organizzazione (numero dei gruppi, eventuali turni, orari…).

In relazione alla disponibilità di spazi e alle dimensioni possibili dei gruppi di catechesi, potrebbe capitare che in qualche situazione si renda necessario considerare l’opportunità di uno sdoppiamento degli incontri, intervenendo quindi sul calendario generale degli stessi e/o sulla loro durata. In questi casi sarà bene vigilare perché non vengano meno lo spazio o il tempo per una reale catechesi con metodo integrato, così da ridurre quanto il percorso “Con Te!” propone alla sola dimensione di comunicazione dei contenuti della fede.

Se ancora ci si trova nella condizione di non avere lo spazio per tutti, anche mettendo in conto di utilizzare spazi più ampi (salone, palestra…) per più gruppi insieme , potrebbe risultare utile immaginare un’alternanza tra momenti “in presenza” e momenti “in remoto” per il gruppo o per parte di esso. Con un’avvertenza importante: non cadere nel tranello di proporre una forma di catechesi “in presenza” solo travestita da catechesi “in remoto”; spiegare semplicemente ad un gruppo collegato in video non differisce per nulla da quello che si farebbe in un gruppo “presente”, né sfrutta adeguatamente le potenzialità insite negli strumenti telematici. Andare per questa strada richiede dunque un grosso supplemento di riflessione e di lavoro previo a chi ritenesse di intraprenderla.

Inoltre, per tenere in debito conto le tipologie di attività sarà probabilmente opportuno che l’équipe che segue ogni anno dell’itinerario cominci a programmare con largo anticipo rispetto alla sua partenza all’inizio dell’anno pastorale, in modo da poter fare una sorta di inventario delle attività previste per ogni singolo incontro, e verificare per ciascuna la fattibilità e quale disposizione distanziata sia preferibile.
Ad esempio: un momento di preghiera/preghiera gestualizzata/micro-celebrazione dovrebbe essere praticabile senza troppi problemi, con o senza distanziazione; è più facile distanziarsi in una cappella per una celebrazione di gruppo, che in una sala al chiuso per un gioco; un gioco a stand non dovrebbe porre particolari problemi, mentre forse costruire un tableau vivant può risultare più difficile…

Se poi si decidesse di optare per forme di catechesi “in remoto”, quanto osservato appena sopra, a proposito di rischi di una riduzione ad un mero “catechismo” e della non adeguata valorizzazione delle qualità dei mezzi comunicativi telematici, vale a maggior ragione: infatti, non tutte le attività previste da “Con Te!” si prestano ugualmente ad essere proposte/vissute a distanza, e qualcuna forse non vi si presta proprio per nulla.

Per aiutare il rispetto del distanziamento in una sala di riunione, potrebbe risultare utile contrassegnare sul pavimento la collocazione dei posti a sedere, secondo il layout prescelto, mediante l’uso bollini adesivi: ciò permette di collocare velocemente i posti a sedere nella corretta posizione e di ripristinare quest’ultima, dopo l’uso o la pulizia. Utilizzando poi bollini di colori differenti per indicare differenti disposizioni dei posti, si otterrebbe anche la possibilità di modificarne facilmente e agilmente il layout della sala, in funzione dell’attività da compiere.

b) Prevenzione degli assembramenti
Gli assembramenti di persone costituiscono un problema perché, come è facile immaginare, impediscono il mantenimento di una corretta distanza interpersonale. È dunque necessario cercare di ridurre, per quanto possibile, questa evenienza cercando di ridurre l’eccessiva concentrazione di persone negli ambienti utilizzati.
Le possibilità operative sono svariate:
– Differenziare l’ingresso e l’uscita dei ragazzi, sia attraverso uno scaglionamento orario, che rendendo disponibili le vie di accesso/uscita diverse.
– Prevedere negli spazi comuni (p.es., corridoi, ingressi e uscite) percorsi che aiutino il mantenimento della distanza interpersonale.
– Eventualmente definire modalità di alternanza / turnazione / didattica a distanza per i gruppi o parte di essi.

Potrebbe essere utile fare in modo di raccogliere le principali regole di comportamento per i ragazzi, appendendole nelle varie sale di riunione.

2. Attuare le celebrazioni proposte nel percorso
Come già più volte affermato, le celebrazioni nel percorso “Con Te!” hanno un ruolo essenziale, poiché ad esse è in buona parte affidata l’educazione ad una esperienza celebrativa della fede. A volte esse sono integrate nel momento di incontro catechistico, altre volte avvengono in un momento diverso: sia nell’uno che nell’altro caso, però, l’applicazione delle norme sul distanziamento rende meno semplice la loro attuazione. Questo fatto non dovrebbe, però, indurre a lasciarle cadere del tutto, poiché così facendo si rischia di annullare quasi completamente il percorso di educazione alla celebrazione che “Con Te!” propone.

Distinguendo le celebrazioni possibili in base alla loro tipologia (preghiera, preghiera ritualizzata, micro-celebrazione e vere e proprie celebrazioni articolate)[1], consideriamo le ricadute del distanziamento nei singoli casi:

  • i piccoli momenti di preghiera e di preghiera ritualizzata, come pure le miccro-celebrazioni, hanno come soggetto il singolo gruppo di catechesi e normalmente dovrebbero avvenire nella stessa sala dove esso si riunisce; quindi non dovrebbero di norma porre particolari problemi, una volta individuati la dimensione del gruppo e la disposizione dei posti nella sala, tenendo conto della distanziazione ed eventualmente utilizzando la semplice disinfezione delle mani, se vi sono oggetti da maneggiare da parte di più persone. Per ovvie ragioni è opportuno astenersi da tutte le forme di bacio di un oggetto.
  • Le celebrazioni intermedie (celebrazioni di inizio cammino, consegne…) molto spesso sono collocate all’interno di una semplice Liturgia della Parola (anche se resta aperta la possibilità di collocarle nella Messa, idealmente festiva) e, di solito, coinvolgono tutti i gruppi di una fase del percorso di IC, ma non la comunità nel suo insieme; per questo, questi riti richiedono normalmente un ambiente in grado di ospitare tutti gli attori coinvolti (spesso è la chiesa parrocchiale stessa); anche queste celebrazioni dovrebbero rimanere possibili nella forma prevista, anche con il distanziamento. Se però il numero dei presenti risultasse comunque troppo alto per gli spazi disponibili è più opportuno considerare l’ipotesi di ripetere una o due volte la celebrazione per una parte del gruppo totale, piuttosto che lasciarla cadere del tutto.
  • La celebrazione della Prima Riconciliazione (o le celebrazioni comunitarie del quarto sacramento che la seguono) sembrano porre problematiche analoghe al caso precedente; di conseguenza anche queste, sia che avvengano in un’unica celebrazione per tutto il gruppo, sia soprattutto nella forma (preferibile) di piccoli gruppi che si alternano (dopo un momento di preparazione e prima di un momento di ringraziamento, possibilmente in altri ambienti ad hoc), non dovrebbero porre eccessivi problemi di attuazione, anche osservando le norme sulla distanziazione. Una particolare attenzione andrà posta ai luoghi dove avvengono le singole confessioni, assicurando che abbiano le necessarie caratteristiche (cubatura, possibilità di distanziazione, aereazione, riservatezza…).
  • Tutte le altre celebrazioni, cominciando evidentemente dalla celebrazioni sacramentali dell’IC, ma comprendendo anche il Rito di Ammissione/Consegna del Vangelo (I anno) e il Rito dell’Elezione (II anno), per loro natura non coinvolgono solo il gruppo e le famiglie dei ragazzi che lo compongono, ma anche la Comunità nel suo complesso e, per questo, idealmente si dovrebbero tenere tutte nella chiesa parrocchiale, in un momento in cui è possibile avere la presenza di almeno una parte della Comunità parrocchiale. Ora, le norme sulla distanziazione, applicate alla chiesa parrocchiale, ne riducono in maniera consistente il numero di posti disponibili e, per questo motivo e finché valgono dette norme, sarà molto difficile riuscire ad avere normalmente la presenza contemporanea sia della Comunità, che dei ragazzi dell’IC con le loro famiglie; con la probabile eccezione costituita dal caso di celebrazioni tenute all’aperto (le quali però sono possibili sono il presenza di condizioni metereologiche favorevoli e, comunque, possono risultare più dispersive per i ragazzi).
    Per affrontare questo problema, è opportuno distinguere il caso delle celebrazioni non sacramentali da quello della Prima Comunione (con eventuali Battesimi) e della Cresima: per le prime si può pensare di ricondurle al caso delle celebrazioni intermedie, esaminato sopra: proponendole, cioè nella forma della Liturgia della Parola, per il solo gruppo coinvolto e nella chiesa parrocchiale, e tenendo aperta la possibilità di moltiplicarne la celebrazione, in caso di gruppi veramente molto grandi.
    Per quanto riguarda le celebrazioni sacramentali dell’IC (Messa di Prima Comunione, con o senza Battesimi, e Confermazione), bisogna innanzi tutto tenere conto che la norma per la distanziazione di per sé non vale nei confronti dei membri della propria famiglia (poiché già normalmente conviventi e in contatto tra loro): è dunque possibile porli a sedere più vicini di quanto richiederebbe la “normale” distanziazione, “recuperando” quindi dei posti a sedere in aggiunta a quelli per cui è stata certificata la chiesa. Sfortunatamente, però, è probabile che tale aumento da solo non sia sufficiente per risolvere radicalmente il problema in esame. È dunque opportuno considerare anche altre ipotesi attuative complementari: p.es. la moltiplicazione delle celebrazioni (che però coinvolgono la Messa e quindi complicano il calendario festivo della Comunità, tenuto anche conto della necessaria opera di sanificazione fra una Messa d’orario e l’altra) oppure una proposta delle stesse solo per il gruppo dei comunicandi o cresimandi (con le loro famiglie e altri parenti stretti, in funzione dei posti a disposizione). Fintanto che la capienza delle nostre chiesa sarà artificialmente ridotta in nome della distanziazione richiesta dalle norme civili, probabilmente sarà molto difficile avere il posto sia per la Comunità, che per i i comunicandi o cresimandi e don le loro famiglie; tuttavia, sarebbe comunque opportuno, se appena è possibile, evitare di mettersi da soli nella scomoda condizione di dover “scacciare” quanti normalmente frequentano le celebrazioni festive per fare posto ai ragazzi dell’IC.

3. Partecipazione alla Messa domenicale
La questione della partecipazione dei ragazzi dell’IC alle Messe domenicali sembrerebbe del tutto analoga a quella di Prime Comunioni e Cresime, perché presenta in fondo gli stessi problemi pratici: anche immaginando che i ragazzi con le loro famiglie venissero tutti con fedeltà a Messa la domenica (cosa che purtroppo non è), stante la capienza ridotta delle chiese parrocchiali a causa delle norme sulla distanziazione, non ci sarebbe di fatto il posto sia per loro, che per quanti normalmente già frequentano. In realtà è questione di molto maggior peso: prima di tutto perché le celebrazioni dell’IC sono comunque “puntuali” (avvengono una sola volta), mentre la partecipazione alla Messa festiva è pratica che deve accompagnare per tutto la durata della vita cristiana; in secondo luogo, perché non è possibile educarsi a vivere la celebrazione eucaristica, senza cimentarsi con essa con regolarità e nel tempo: se non si offrono ai ragazzi dell’IC le necessarie occasioni per farlo, tale educazione semplicemente non avverrà.

Queste considerazioni permettono di percepire che, prima ancora di poter affrontare la questione di come rendere presenti i ragazzi dell’IC alla Messa festiva nelle presenti circostanze, è necessario rispondere ad una domanda più fondamentale, che è stata fatta emergere proprio dalla prolungata impossibilità di partecipare alla Messa nel tempo del lock down (forse velocizzando di molto un fenomeno che in realtà era già in corso da tempo): la Messa alla domenica è proprio così necessaria? L’allentarsi prolungato nel tempo di una abitudine e di una pratica (già non da tutti ugualmente condivise) hanno mostrato con evidenza lampante che la vita quotidiana dei cristiani sembra essere andata avanti anche senza di essa; e, a volte, malaccorte giustificazioni dello stato di fatto (il precetto non obbliga a fronte di una impossibilità oggettiva), benché formalmente corrette, non sono state in grado di evitare il rischio del completo abbandono della scelta di partecipare alla Messa la domenica, proprio perché non si sono preoccupate di rinnovare e approfondire le ragioni per cui quella scelta è indispensabile per l’esperienza cristiana.
Dunque bisogna innanzitutto porsi il problema di come rimotivare (per tutti, piccoli e grandi, non solo per i ragazzi del III anno) l’invito a partecipare alla Messa festiva, prima di provare a risolvere quello di come trovare il posto per farceli stare: una nuda e semplice riaffermazione del precetto festivo è insufficiente non solo perché esso è stato di fatto smentito da quanto vissuto negli scorsi mesi, ma anche perché – comunque – finché durano le norme sulla distanziazione non ci sarà per tutti la possibilità di obbedirvi, per mancanza di posti disponibili.

Il problema di come trovare posto per il ragazzi dell’IC e le loro famiglie alla Messa domenicale, stanti le norme sulla distanziazione nelle celebrazioni, non ha probabilmente una soluzione definitiva e univoca. È possibile però formulare qualche linea di intervento per affrontare la situazione.

  • Innanzi tutto potrebbe essere opportuno ricentrare l’attenzione sul vivere il Giorno del Signore: se idealmente il modo “normale” e tradizionale di viverlo è partecipare alla Messa, come viverlo quando ad essa non si può andare? Questa domanda apre la porta alla formulazione di proposte di preghiera e di vita famigliare (riti domestici…) per permettere di vivere il Giorno del Signore a chi a Messa non può andare; la proposta, che potrebbe inizialmente limitarsi anche ai soli Tempi forti dell’Anno liturgico, con la sua semplicità e adeguatezza al livello di una famiglia potrebbe persino risultare capace di aiutare chi normalmente non sceglierebbe di partecipare alla Messa ad introdurre nella propria routine festiva un piccolo segno di fede, un piccolo passo iniziale rispetto al nulla attuale.
  • In secondo luogo, e nella stessa linea di ragionamento, potrebbe essere utile immaginare “qualcosa” che possa costituire un segno della specifica domenica per chi non è chiamato a partecipare alla Messa con il proprio gruppo (v. qui sotto): si può andare dalla semplice partecipazione in streaming da casa, fino al suggerimento di qualche “prolungamento” familiare (sia intra-celebrativo, sia successivo) della celebrazione cosi vissuta.
  • In terzo luogo, è del tutto opportuno praticare con regolarità l’invito, mirato per fasce di età, alla partecipazione alla celebrazione eucaristica festiva, in modo da garantire (idealmente) qualche opportunità lungo l’anno pastorale di misurarsi con il rito della Messa e di farne esperienza. Data l’importanza anche pedagogica, e non solo teologica, di questi momenti, se le forze e le condizioni logistiche lo consentono, una Comunità potrebbe persino decidere di investire (o introdurre appositamente) una Messa d’orario e delle ministerialità specifiche come “luogo” in cui tutto ciò può avvenire.
    È anche ipotizzabile, se ve ne sono le condizioni, coinvolgere almeno due gruppi contemporaneamente in questo tipo di proposta: uno che partecipa alla Messa “in presenza” e un secondo che, in un altro adeguato ambiente parrocchiale, la vive in streaming e poi, eventualmente accosta a quanto celebrato (e partire da esso) uno spazio di lavoro catechistico. L’aspetto che rende interessante questa formula, non sta tanto nel fatto di coinvolgere in una stessa domenica ragazzi di anni differenti del percorso, quanto nell’opportunità di avere ciò che non accade praticamente mai, vale a dire un’assemblea con una tale prevalenza di ragazzi da poter applicare con frutto le suggestioni catechistiche e celebrative offerte dal Messale per i fanciulli (inclusa la partecipazione parziale, alla sola Liturgia della Parola), a tutto vantaggio dell’integrazione fra esperienza di celebrazione e percorso di catechesi.

Note:
[1] Cfr. G. MARIANI, Andate a preparare per noi la Pasqua, in ARCIDIOCESI DI MILANO, Preghi con me? Celebrare e pregare dentro la vita (Milano 2015) pp. 129-131.

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