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Testimonianze

Un prete in famiglia

Un figlio o un fratello che sceglie la vocazione sacerdotale è sempre un grande dono per tutta la famiglia, anche se magari all’inizio si fatica ad accettarlo. I coniugi Damiani e la sorella di Davide Mobiglia ripercorrono il cammino dei loro cari

24 Maggio 2012

Che emozione un figlio prete!

Don Luca: che strano, ma anche che bello chiamare così nostro figlio! Da ottobre Luca è diacono, fra due mesi sarà sacerdote. Dopo un lungo percorso, ormai la sua meta è vicina.

È tipico, all’avvicinarsi di un traguardo, riandare col pensiero alle tappe che hanno condotto fino a quel punto. Ed ecco, davanti ai nostri occhi, un piccolo Luca tutto compìto nel nuovo abito di chierichetto, adempiere con attenzione il suo primo servizio all’altare della nostra parrocchia da poco consacrata. Eccolo dopo pochi anni cerimoniere, poi lettore, animatore, catechista, educatore in una comunità di recupero durante il Servizio civile e negli anni successivi, spendersi per aiutare gli altri, sempre col sorriso sulle labbra e con una parola buona per tutti.

In seguito lo abbiamo visto entrare in Seminario, girare le sue prime parrocchie e impegnarsi nel carcere e negli oratori. Con molta discrezione e senza nessuna invadenza lo abbiamo seguito nei suoi spostamenti, conoscendo luoghi e persone che lo accoglievano. Lo abbiamo visto, con molta trepidazione, diventare lettore e poi accolito e fra poco lo vedremo diventare prete! Chissà che emozione quel giorno!

Come, noi genitori, lo abbiamo accompagnato nel suo cammino? Con tanto amore, tanta disponibilità, ma soprattutto con la preghiera alla Madonna, perché lo protegga e gli sia sempre amorevolmente vicina. A Lei, nostra madre, chiediamo che don Luca possa sempre rispondere con gioia “sì” alle piccole e grandi chiamate di ogni giorno. A Maria chiediamo anche che don Luca sappia prendere per mano tanti per portarli a Gesù proprio come Lei fa con ciascuno di noi.

Preghiamo il Signore perché aiuti nostro figlio a percorrere con fiducia e con gioia il cammino che gli ha tracciato. La sua vita sia sempre questa: regalare, a coloro che incontrerà, quel Signore che sceglie di mettersi nelle sue mani per raggiungere tanti!

Invochiamo, inoltre, lo Spirito Santo, perché gli dia il vigore necessario per dimostrare con le parole e con le opere quanto sia bello essere “messaggero” del Signore e la forza per compiere ogni giorno i passi che gli saranno chiesti, certo di non essere mai solo in questa splendida, ma anche ardua missione.

Messaggero e testimone: queste le parole che raccogliamo come sintesi. Messaggero del Vangelo di Gesù e testimone del Risorto, di una vita nuova, fatta di parole e gesti “alternativi”, capaci di essere i gesti e le parole stesse di Gesù.

Una piccola preghiera ce la siamo riservata anche per noi, perché sappiamo essere degni di un così grande dono e capaci di accompagnare don Luca ogni giorno “nella gioia e nel dolore”, sempre vicini, anche se distanti.

Antonio e Francesca Damiani

Ho allargato i miei orizzonti

Con stupore ritorno alla fine del 2005 quando mio fratello Davide, allora ventenne, mi ha confidato il suo desiderio di entrare in Seminario per intraprendere un cammino di discernimento, al fine di verificare se davvero la sua vocazione fosse quella di divenire sacerdote del Signore. Ho fatto molta fatica ad accettare che sarebbe andato via di casa per diventare un prete.

Insieme ai miei genitori e all’altro mio fratello, Andrea, il 17 settembre 2006 l’ho accompagnato al Seminario di Seveso: un distacco inevitabilmente sofferto, soprattutto per me e Andrea, ancora piccoli per intuire la grandezza del dono che la nostra famiglia aveva ricevuto.

Anni fa quel “giugno 2012” sembrava lontano, irraggiungibile. Ora mancano poche settimane all’ordinazione presbiterale e questi sei anni sono davvero volati! Così eccomi qui, mentre nel cuore custodisco un insieme di emozioni, attese, speranze e qualche timore.

In tutto questo tempo, ho accompagnato Davide con grandissimo affetto; la preghiera è stata una costante e la mia vicinanza discreta e puntuale. Ho visto la sua vocazione divenire sempre più consapevole e la sua volontà di donarsi a Gesù assumere i tratti della certezza. Ho percepito in lui una serenità del cuore che si fortificava, trasformandosi in forza per superare piccole sconfitte, amarezze, delusioni; una serenità che oggi mi fa dire: «Mio fratello è stato chiamato dal Signore e ha trovato la sua strada: ecco il segreto della vera felicità». Tante volte sono andata a trovarlo e raramente ho intravisto volti tristi tra i seminaristi che incontravo nei corridoi, in refettorio, in cappella. «C’è Qualcuno con la “Q” maiuscola che fa la differenza», ho pensato da subito.

La celebrazione della Messa insieme a tanti giovani seminaristi, la cena condivisa, lo scambio di opinioni e riflessioni mi hanno donato la gioia di conoscere più a fondo alcuni tra loro, con i quali è nato un confronto riguardo la necessità di trasmettere il messaggio evangelico ai ragazzi a noi affidati. Ho così nuovi amici con i quali condivido la Fede nello stesso Dio, una forte passione educativa e la volontà di fare del bene gratuitamente.

La vocazione di Davide ha fatto nascere in me il desiderio di allargare gli orizzonti ecclesiali: in seguito ad un’esperienza da lui vissuta durante l’estate, ho incontrato l’Azione Cattolica, realtà a me fino a quel momento sconosciuta. Sto imparando a conoscere la nostra diocesi di Milano, rimanendo affascinata da chi sceglie di spendere la propria vita per il Signore.

Ho intensificato il mio rapporto personale con Dio: la preghiera è divenuta costante, necessaria; sento l’urgenza di condividere con amici e sacerdoti la gratitudine al Signore per il dono di questa vocazione sacerdotale. Per me la scelta coraggiosa e definitiva di mio fratello è un invito ad un’adesione ancora più consapevole al Signore, nel desiderio di comprendere più a fondo la mia vocazione.

Il 9 giugno, inoltre, è anche l’anniversario di nozze dei nostri genitori: per dono di Dio l’ordinazione di Davide non cambia solo la sua vita, ma profondamente anche quella della mia famiglia; è una benedizione che rinnova l’origine della storia di Davide e di ciascuno di noi.

Chiara Mobiglia