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Varedo

Un ponte di fratellanza con l’Afghanistan

Don Angelo Pavesi, cappellano militare a Herat, ha avviato una gara di solidarietà che ha coinvolto le istituzioni locali e la comunità musulmana

Veronica TODARO Redazione

4 Giugno 2009

Miracoli brianzoli. Così don Angelo Pavesi, cappellano militare in missione a Herat, definisce i gesti di solidarietà promossi dal Comune di Varedo attraverso il sindaco Sergio Daniel, i Comuni del Piano di Zona, la comunità islamica presente sul territorio e il maresciallo dei carabinieri Armando Cangemi.
Già nei mesi scorsi don Angelo – residente a Varedo, ma al seguito della Brigata Aeromobile “Friuli” di stanza in Afghanistan -, aveva inviato a Cangemi una richiesta pressante di aiuto: nel piccolo ospedale di Herat, dove vengono ricoverati gli ustionati, c’era bisogno di poter effettuare le analisi del sangue in tutta sicurezza. Detto, fatto. Il maresciallo Cangemi ne parla con il sindaco che si mobilita per raggiungere l’obiettivo: inviare due macchinari per le analisi ematiche. Daniel contatta Giampiero Mariani – primo cittadino di Desio, nonché presidente del Distretto socio-sanitario -, che mette immediatamente a disposizione un fondo trovato nel bilancio del Piano di Zona per il pagamento di una delle macchine. Per l’altra invece Daniel coinvolge la comunità musulmana presente sul territorio, in maniera da dare al progetto anche una valenza di integrazione culturale e razziale. Attraverso Mahmoud e Shaza Hasfa, residenti a Varedo da 12 anni, la comunità si attiva, raggiungendo anche l’ambasciatore degli Emirati Arabi. Grazie alla Roche e alla Elsco, le due aziende farmaceutiche che si sono rese disponibili a fornire i due mini laboratori ematici con un notevole abbattimento dei costi, nel giro di due mesi i macchinari sono giunti a Herat e oggi sono perfettamente funzionanti nell’ospedale.
Ma dalla base del Contingente Internazionale del Regional Command West, don Angelo aveva lanciato un altro appello: individuare in Brianza un’azienda ospedaliera dotata di reparto di cardiochirurgia infantile che fosse disposta ad assumersi l’onere finanziario per un intervento a una bimba affetta da un difetto congenito del canale atrio-ventricolare. I varedesi non hanno perso tempo. Grazie alla disponibilità dell’ospedale Niguarda e della Regione Lombardia, che ha stanziato i fondi necessari per l’operazione, Setaiesh Heidari, splendida bimba di un anno, sarebbe dovuta arrivare a Milano per essere curata. Purtroppo il viaggio della speranza si è trasformato in un dramma: la piccola è morta durante il volo.
La sciagura però ha rinforzato lo spirito di solidarietà dei varedesi. Sempre su richiesta di don Angelo nelle due parrocchie cittadine è partita una maxi raccolta di coperte e di scarpe: nel giro di pochi giorni sono state raccolte duemila coperte e centinaia di paia di scarpe. Così il ponte di fratellanza tra Varedo e l’Afghanistan si rinsalda sempre più, in attesa di un nuovo miracolo ancora una volta targato Brianza.