Un nuovo centro di Pastorale giovanile. È nato a Busto Arsizio e si chiama Stoà. Come il portico dove nello stoicismo si fermavano a parlare il maestro e i discepoli. Come il portico del Tempio, quello in cui nasceva il confronto tra credenti e non credenti.
Una sfida illustrata oggi pomeriggio in una conferenza stampa dagli interventi di monsignor Franco Agnesi, prevosto e decano di Busto Arsizio, monsignor Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile, don Alberto Lolli, assistente spirituale di Stoà, e Michele De Francesco e Benedetta Candiani, rispettivamente presidente e direttore del Centro giovanile. Una sfida che nasce prima di tutto dalla passione di un gruppo di giovani. Ma anche dalla possibilità che dalle parrocchie nascano iniziative che vadano oltre le logiche portate avanti finora.
«Per arrivare a incontrare i giovani occorre rendere i giovani primi protagonisti della testimonianza evangelica; soggetti vitali, con la carica dei desideri che hanno nel cuore. Per favorire questa slancio vitale servono strutture più vicine a loro – afferma Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile della diocesi di Milano -, che possano accogliere tutti coloro che hanno una domanda di fede, anche chi non è passato dall’oratorio. Il Centro è un luogo dove vivere la fede in una dinamica di accoglienza missionaria». Stoà è infatti il primo centro giovanile che nasce in diocesi secondo le indicazioni di “Camminava con loro”, il progetto di Pastorale giovanile presentato lo scorso aprile, che prevede una riorganizzazione di strutture e ruoli che vede i laici cristiani sempre più protagonisti e i sacerdoti sempre più importanti nell’accompagnamento del cammino spirituale.
Laica è infatti la direttrice Benedetta Candiani, con alle spalle studi specifici nell’ambito dell’educazione. Una «direttrice imbianchina», come si definisce simpaticamente lei stessa dopo aver ultimato con gli altri ragazzi gli ultimi ritocchi concreti alla casa che accoglie Stoà. La sede è un appartamento nel cuore di Busto, che le tre parrocchie coinvolte (San Giovanni, San Michele e Sacro Cuore) hanno scelto di prendere in affitto: «La nostra storia ha preso il via nel settembre 2009 – racconta Benedetta -, quando i giovani di queste tre parrocchie hanno iniziato a lavorare assieme e a collaborare in Unità di pastorale giovanile. Da questo incontro sono scaturite nuove vitalità e nuove idee, che uniti ai nuovi stimoli della diocesi ci hanno portato a iniziare questo progetto ambizioso».
La Candiani ha un ruolo di responsabilità e per questo è stata assunta con un contratto e riceverà uno stipendio: «Un segno importante – secondo monsignor Agnesi, decano di Busto Arsizio -, una modalità anche questa di scommettere sulle capacità di giovani che vivono un’età della vita in cui si misurano anche con la dimensione professionale».
I ragazzi a cui prima di tutto si rivolge Stoà sono infatti quelli dai 18 ai 30 anni. Il nucleo originario che graviterà in modo stabile attorno al “portico” è composto dal centinaio di persone di questa fascia di età delle tre parrocchie. «Ma siamo in contatto anche con quelli delle altre parrocchie per le iniziative già fatte assieme, come la recente Gmg di Madrid – precisa la Candiani -. In questi giorni alcuni di loro sono venuti a darci una mano, sentiamo l’entusiasmo anche attorno a noi e di questo siamo molto contenti».
Stoà nasce dai talenti maturati in questi anni, ognuno nello specifico parrocchiale: «Chi era più dedicato alla formazione dei giovani – precisa monsignor Agnesi -, chi si era specializzato maggiormente alle proposte educative. Fidiamoci, ci siamo detti, non si deve sprecare! Non possiamo pensare ai ragazzi solo come alle tradizionali figure degli educatori dell’oratorio, ma occorre valorizzare a 360 gradi il loro vivere con fede la propria vita”.
Questa nuova prospettiva porta anche a rivedere la figura del sacerdote che fa Pastorale giovanile e, secondo quanto si prevede nel progetto della diocesi, a orientarlo maggiormente alla figura di assistente spirituale. Anche per questo don Alberto Lolli e don Gabriele Lovati vivranno insieme in un’abitazione ricavata dentro Stoà e si dedicheranno alle “domande di senso” dei ragazzi. Una scelta questa, secondo don Lolli, «che serve per andare incontro ai giovani. Per comprenderli, infatti, occorre stare in mezzo a loro».